di Aragorn il 15 dic 2005, 14:52
Gianpiero Fiorani, "dittatore" , anzi ex, della Popolare di Lodi, fino all'inizio dell'estate scorsa era un giovane brillante banchiere. Piaceva a tutti. Anche a quelli con la puzza sotto il naso che si sono intrufolati, chissà come e con quali meriti, nei salotti buoni. Lo guardavano con ammirazione. Però, che testa. Avercene di gente così dinamica, svelta.
Effettivamente Fiorani, con la sua faccia da curato buono, infondeva fiducia; facile dargli retta.
L'ho conosciuto in un ristorante di Milano, eravamo allo stesso tavolo. Conversatore piacevole, non si dava arie. Un po' troppo inquieto, però, direi ansioso di vivere. Davanti a noi c'erano due belle ragazze, volti e corpi da rivista patinata. Mica male, dissi. Gianpiero strizzò un occhio, si alzò e si avvicinò alle bellone. Che gli sorrisero . Parlottarono con lui per una decina di minuti. Pensai fossero amici. Poi il banchiere tornò al tavolo e mi porse un biglietto con due numeri di cellulare. Quelli delle bellone. Rideva come un ragazzo, felice della spacconata. La faccia di toYlanon gli mancava.
Uno cosi può andare lontano, riflet-tei. È andato in galera. La prima notte ha pianto fino all'alba. Le guardie carcerarie l'hanno sorvegliato. Chi va dentro manifesta una spiccata propensione al suicidio. Umanamente mi dispiace. Davvero. Mi torna in mente quel giorno al ristorante. Mi raccontò, il rampantissimo banchiere, di aver cominciato come giornalista, scriveva per un quotidiano cattolico. Già, cattolico pure lui, vocazione per le belle lettere, ammiratore del nostro Renato Farina. Farina è amato da tutti, perfino da me che convivo con lui da undici tribolatissimi anni.
Fiorani mi invitò in Sardegna. Dai vieni da me un paio di giorni. O tre o quattro. Ci divertiamo. Imbarazzato gli risposi che il mare non mi va, non mi è mai andato. Precisai : non ci ho mai messo piede e non vorrei cominciare a sessanta suonati.
Come non ci hai mai messo piede? Non ci credo.
Giuro. Mai "pucciato" piede in mare. Mi assicurano che l'acqua sia salata e questa particolari tà mi ripugna.
Attimo di silenzio. E giù una risata. Il mio modo di scherzare gli andava a genio. Gli promisi vagamente: per te farò un'eccezione. Vedremo.
Più sentito. Ovvio. Una settimana dopo cominciarono le grane. Cominciarono proprio quando la scalata all'Antonveneta sembrava perfezionata. L'Opa era andata bene. Bankitalia aveva benedetto l'operazione. Si trattava solo di adempiere a certe formalità. L'euforia di Gian-piero era giustificata. Mi pareva. Sbagliato. Egli non aveva fatto i conti con la magistratura La magistratura in Italia è una variabile indipendente . Oddio, per essere una variabile lo è, ma indipendente sarebbe tutto da verificare. E io invece non verifico un tubo dato che le toghe mi fanno paura anche appese all'attaccapanni. Così nere, così tetre. Chi le indossa assume l'aspetto di un pipistrello, stavo per dire vampiro. Stavo, ma non l'ho detto.
Fiorani, dunque, è a San Vittore. Vi è giunto distrutto dopo mesi e mesi di angosciosa attesa: che mi accadrà? Le fonti ufficiali informano: ne ha combinate di tutti i colori, non esclusi arricchimenti personali, gabole, torte, ciambelle senza buco, giri di valzer e di giostra. Giuro, non si capisce niente. Chi afferma di capirci mente. Se la tira. Una notizia: nel frattempo Gianpiero ha perso venticinque chili. Avanti di questo passo ci lascia le penne ed è quello che molti si augurano. Molti chi? Quelli che hanno fatto affari con lui. Se crepa, si rilassano. Ma non crepe-rà, non subito almeno. Ho una sensazione: se in cella egli maturerà il proposito di parlare, e se ci prova gusto, ce ne sarà per tutti.
Mi rifiuto di ritenere che un uomo solo sia in grado di ordire trame tanto complicate e miliardarie. Migliaia
di miliardi. Possibile che un giovane gasato fin che vuoi riesca a infinocchiarsi mezzo mondo senza la complicità del rimanente mondo? D'accordo, la teoria del capro espiatorio funziona sempre. Ma nel caso di una banca (varie banche) la faccenda si complica. Se io prendo illegittimamente dieci miliardi e li uso per ì cavoli miei, magari nessuno se ne accorge, per un po'. Se ne prelevo mille, idem. Ma se ne prelevo mille al giorno e li investo in maialate pazzesche, be', significa che qualcuno mi dàunamano, e nongratis.
Chiaro il concetto? Vogliamo i nomi. L'intera lista dei maialini e dei porconi. Ok. Pretendo troppo. Ho un timore nel profondo della coscienza: sta a vedere che questa sto-riaccia di denaro e potere e potenti e strafottenti ricalca le orme di Mani pulite, l'inchiesta burla che stravolse il Paese e lo scaraventò nella Seconda Repubblica peggiore della prima.
Perché peggiore? Una volta rubavano i partiti e i politicanti, i quali conducevano una vita superiore ai loro mezzi; adesso rubano ì ricchi benché già ricchi. Mai sazi. Mani pu-
lite punì - giustamente - il pentapar-tito, il cosiddetto Caf (Craxi, Andreotti, Forlani) ma sorvolò sulle sgraffignate del Pci travestito da Pds. Nel senso che i comunisti - ladri quanto gli altri, anche se rubavano per il partito e non per sé - la passarono liscia. I capi. Pagarono soltanto alcuni stracciaculi. Mezze tacche, soldatini semplici del furto. I grandi del Bottegone non furono sfiorati dallo scandalo e si attrezzarono a impugnare le leve del comando . La magistratura poverina dice di essersi impegnata per incastrare anch'essi ma non trovò le prove. Trascuratezza o sfortuna? Vabbé. Diciamo sfortuna. Sta di fatto che i compagni l'hanno scampata bella. Beati loro. E ora? Come stanno nella porci-
laia delle banche? Converrete, questo è un bell'interrogativo. Infatti, nel bordello generale creatosi attorno al governatore della Banca d'Italia non esiste solo l'ex spacca-monti Fiorani con le sue scalate e le sue turbate lodigiane, ma anche Unipol, roba rossa, interessatissims alla Bnl, Banca nazionale del lavoro Sissignori, i compagni, dopo Mani pulite sono entrati nell'area di go verno con le pezze al sedere e quan do ne sono usciti parlavano in ingle se, avevano in bocca la parola d'or dine: business. Pure Unipol, pilota ta da Consorte, esattamente com la Banca di Lodi ha tentato la su brava scalata, appunto alla Bnl.
E Fazio? Ego benedico vos in ne mine... Fazio è un gigante. Compi miracoli. Ha realizzato il compre messo storico finanziario. Piùbrav di Berlinguer e successori che fall rono nel compromesso storico poi tico. I soldi sono più persuasivi del idee. Io governatore do una spinte te rosso e ne do una a te bianco bianconero. Non rompetemi le b; le, sono un bipartisan della mado na. Sono super partes. Effettiv mente perla lunga pezza Sant'Aninio Fazio è stato lodato da entrambi gli schieramenti; le sue parole erano accolte dagli applausi di tuttala platea. Poi, all'improvviso, fischi da ogni parte. Identico trattamento riservato a Fiorani & G. Destra e sinistra in coro: Fazio vattene. E lui è ancora lì. Fiorani è in prigione. Qualcosa sfugge alla logica. E Consorte, il rosso, come sta? Come stanno i compagni che hanno scalato con lui?
Cerchiamo di orientarci. Se non erro, vi è una società denominata Hopa i cui soci sono Gnutti, Fiorani, Consorte e Livolsi. Di cosa si occupa. Affari perdio. Chi non ne fa è scemo. Esaminiamo. Gnutti è un cavaliere solitario, cavalca D'Alema, cavalca chiunque abbia garretti buoni. Fa il suo mestiere e lo fa bene. Di Fiorani abbiamo detto fin troppo. Lo hanno demonizzato dopo averlo santificato. Ridicolo. E Consorte? Comunista. Agisce per conto di Fassino e dintorni. Rimane Livolsi. È notorio il suo legame con Berlusconi e con una miriade di imprenditori. Un gruppo bipartisan fazianamente parlando. Ci risiamo col compromesso storico delle palanche. A questo punto è normale chiedersi: perché si picchia a destra e non si picchia a sinistra se è vero, nome è vero, che il consorzio dei fi-nanzieri in questione era trasversale? Reati sono stati commessi a destra. Può darsi. Ma gli stessi reati perché non vengono contestati a sinistra? Perché gli assatanati di denaro progressisti non sono sotto tiro? Esemplifico. L'estate scorsa i giornali ci hanno deliziati con le intercettazioni telefoniche: conversazioni piccanti tra Fiorani e casa Fazio da cui non si evincevano reati ma corna e generi affini. Come mai siamo stati privati del piacere di leggere le intercettazioni telefoniche effettuate sulle linee di Fazio, Consorte, Fassino e compagnucci vari? Ultima domanda decisiva: scusate, ma quando tocca a loro pagare il fio?
Scritto tutto ciò, per un minimo di onestà professionale debbo confessarvi, cari lettori, che con il presente articolo ho tentato di spiegarvi quello che non ho capito. La mia è una diagnosi di presunzione, secondo gergo medico. Ma alle domande che ho posto bisognerebbe rispondere. Nel qual caso il mio articolo diverrebbe immediatamente limpido, come istruzioni per l'uso.
A prescindere da tutto, la vicenda ha già un vincitore: Paolo Mieli, direttore (bis) del Corriere della Sera; regista del repulisti è lui, un manovratore così abile s'incontra soltanto nei romanzi. Quando lo incontro mi tolgo il cappello e gli offro caffè. Mai corretto.
V.Feltri
«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,
le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»