di Aragorn il 15 apr 2006, 14:13
Ha consentito di fare arrestare l'assassino della studentessa ventiduenne di Partinico (Palermo), Roberta Riina, uccisa lo scorso 18 ottobre, dopo essere stata lei stessa, il 30 marzo, aggredita dal pericoloso balordo, Emilio Zanini di 42 anni. Per 'premiarla' del suo coraggio, il fratello, dopo averla spinta a ritrattare, le ha incredibilmente voltato le spalle ripudiandola, e il proprietario del bar in cui lavorava l'ha licenziata. Il giorno dopo la svolta nelle indagini, parla la donna di 38 anni, rivendica il diritto di puntare il dito contro il suo aggressore e ad avere una vita normale. "Ho fatto la cosa giusta. Ora vorrei che anche gli altri la facessero. Voglio continuare a lavorare, facendo le mie piccole cose. Nulla di piu'". L'esame del Dna eseguito dai carabinieri del Ris di Messina, ha consentito di risolvere il giallo dell'uccisione di Roberta Riina. Dagli accertamenti erano emersi elementi a carico dell'uomo arrestato pochi giorni fa con l'accusa di violenza carnale. Zanini, aveva diversi precedenti penali per reati di tipo sessuale. E' addirittura accusato di avere usato violenza tre anni fa sulla nonna ottantenne. Per questo motivo, da allora, era rimasto in attesa di perizia psichiatrica e di sentenza, libero di aggredire e di uccidere. Fino alla sua ultima aggressione. Ma gia' nel 2003 per i carabinieri era un soggetto "pericolosissimo, capace di qualunque delitto e che puo' tornare a commettere reati". L'allarme pero' cadde nel vuoto. "Non ho esitato a denunciare quell'uomo - aggiunge la vittima - i miei genitori sono morti e mi terrorizzava l'idea che quell'uomo potesse ancora andare in giro, che potesse riprovarci una seconda volta. Questa volta, magari, ammazzandomi. E quando lo hanno arrestato, mi sono sentita libera, come se la mia vita ricominciasse".
«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,
le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»