Oltre ai laghi, sotto ai ghiacci dell'Antartide potrebbe trovarsi anche una rete di fiumi che molto probabilmente collegherebbe fra loro questi laghi ancora misteriosi e forse isolati da almeno un milione di anni, dove potrebbero trovarsi forme di vita al limite della fantascienza. L'ipotesi suggestiva e' il frutto di uno studio britannico pubblicato questa settimana su Nature, ma c'e' chi nel mondo scientifico l'ha accolta con molta perplessita'.
Secondo Martin Siegert, dell'universita' di Bristol, i fiumi subglaciali avrebbero una portata confrontabile a quella del Tamigi e, soprattutto, la loro esistenza metterebbe in crisi l'ipotesi dell'isolamento completo nel quale si riteneva si fossero trovati per un lunghissimo tempi i laghi che sono sotto i ghiacci.
Un'idea affascinante, quella dei fiumi subglaciali, ma accolta con perplessita' da parte del mondo scientifico. Uno dei ricercatori piu' autorevoli in questo campo a livello internazionale, il geofisico Ignazio Ezio Tabacco, dell'universita' di Milano ritiene ad esempio che quella presentata su Nature ''debba essere considerata soltanto un'ipotesi vaga, basata su alcune ipotesi e su modelli matematici, e percio' di una fragilita' estrema''. Di conseguenza, secondo Tabacco, prima di affermare che sotto i ghiacci antartici scorrono dei fiumi ''occorrono ancora numerose verifiche''.
Secondo l'ipotesi formulata da Siegert le osservazioni fatte nella zona orientale del continente antartico nell'arco di 16 mesi mostrerebbero che una massa d'acqua di notevole portata (equivalente a circa tre quarti della portata del Tamigi) e' stata trasferita alla distanza di oltre 290 chilometri, collegando almeno due laghi subglaciali antartici.
Una conclusione che metterebbe in crisi l'ipotesi secondo cui i laghi subglagiali antartici sarebbero completamente isolati e in grado di ospitare forme di vita evolute autonomamente. Secondo la teoria di Siegers, infatti, l'acqua dei misteriosi laghi antartici non apparterrebbe a un sistema chiuso, ma sarebbe in comunicazione con l'esterno proprio attraverso al sistema di fiumi, alcuni dei quali raggiungerebbero anche la costa per gettarsi nel mare. Il rapido trasferimento di acqua tra i laghi subglaciali potrebbe ridurre la probabilita' che ciascun lago possa contenere ecosistemi isolati e indicherebbe inoltre che la contaminazione di un lago raggiunto con una perforazione potrebbe tradursi in una contaminazione generalizzata.
Il primo lago subglaciale antartico ad essere scoperto, il Vostok, e' anche il piu' grande, con una superficie di 1.000 chilometri quadrati. E' sepolto sotto 4.100 metri di ghiaccio e visto dall'alto sembra davvero un'immensa pianura. Da allora ne sono stati scoperti circa 150, oltre 20 dei quali da studiosi italiani.
Dopo il Vostok, uno dei piu' interessanti e' il lago Concordia, che si trova vicino alla base italiana italo-francese Concordia, nella zona del plateau chiamata Dome C. Proprio sul lago Concordia si concentra l'interesse dei ricercatori italiani, nell'ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA). Per la spedizione del prossimo anno, ha osservato Tabacco, e' in programma un programma di esplorazione sismica per avere la misura esatta della profondita' del lago Concordia.