La mamma del piccolo Tommaso Onofri, il bambino rapito e ucciso a Parma lo scorso 2 marzo lancia un grido d'aiuto «Che fine hanno fatto i soldi raccolti in nome del piccolo Tommy?».
Un atroce dubbio per questa famiglia distrutta dal dolore, ma il dubbio diventa ancora più pesante se oltre allo strazio della perdita di un figlio, una mamma deve pensare che qualcuno ha speculato sulla pelle del proprio bambino. «Vogliamo sapere con precisione quanto danaro è arrivato via posta, o è stato versato sui conti indicati nel sito dedicato a nostro figlio» annuncia la madre del bimbo dalle pagine del Corriere della Sera.
«Non accuso nessuno — dice Paola Onofri —, ma i soldi sembrano spariti. Per questo ho chiesto un appuntamento con il magistrato per andare in fondo a questa storia». Una storia che inizia qualche mese fa, in occasione di una partita di calcio, organizzata con la Nazionale cantanti per donare un'ambulanza pediatrica alla Croce Rossa di Parma. È allora che i genitori di Tommy cominciano a interessarsi delle attività in memoria del figlio gestite, sin dall'inizio, da un comitato sorto tra gli amici di famiglia. In prima linea Claudio Borghi, con la carica di presidente: conoscenza ventennale di Paolo Onofri, sindacalista, attivo nelle associazioni di volontariato. Il comitato si muove soprattutto attraverso Internet, grazie a un sito e a un blog, con centinaia di simpatizzanti.
Sul web spuntano pure due conti correnti, uno alle Poste, l'altro in banca, finalizzati «per finanziare iniziative e progetti, tra i quali una fondazione in memoria del piccolo Tommy». Ma a settembre, sul punto di raccogliere i fondi per l'ambulanza, emerge che la fondazione non è stata costituita, e neppure un'associazione idonea a ricevere i soldi.