ROMA - La strage di Ustica si chiude senza nessun colpevole con l'assoluzione definitiva e con formula piena per i generali Lamberto Bertolucci e Franco Ferri, processati per alto tradimento nell'ambito del disastro avvenuto il 27 giugno del 1980 che costò la vita a 81 persone. È il risultato della decisione della prima sezione penale della Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale, rigettando anche il ricorso presentato dal governo. Con la bocciatura dei ricorsi, dunque, dopo 27 anni si chiude il processo penale della strage e si toglie la possibilità ai familiari delle vittime di poter chiedere, in sede civile, il risarcimento dei danni morali.
«IL FATTO NON SUSSISTE» - Resta confermata la sentenza della Corte d'Appello di Roma del 15 dicembre 2005 che aveva assolto con la formula «perché il fatto non sussiste» i due alti ufficiali dell'Aeronautica dall'accusa di alto tradimento in relazione a presunti depistaggi delle indagini relative alla tragedia di Ustica. Al cambiamento della formula puntava invece la Procura generale e anche il governo difeso dall'Avvocatura dello Stato che chiedevano di modificare la formula «perché il fatto non sussiste» con un «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato». La prima sezione penale presieduta da Torquato Gemelli ha invece optato per lasciare l'assoluzione piena e definitiva ai generali, precludendo in questo modo la possibilità di chiedere almeno un risarcimento morale.
REAZIONI - Dopola decisione della Cassazione, l'avvocato di alcuni dei familiari delle vittime, Alfredo Galasso, ha espresso «profonda amarezza e indignazione per ciò che è accaduto. Una vicenda anomala sulla quale in 27 anni non è stata fatta luce. Una vicenda su cui però noi conosciamo la verità, e cioè che fu un atto di pirateria aerea per la quale non ha pagato nessuno». Diverso lo stato d'animo del generale Bartolucci, «soddisfatto per la riconosciuta estraneità e per quella che è ormai una incontestata e accertata verità ». Per il generale Ferri «è la fine di un incubo, finalmente la mia onestà è stata riconosciuta definitivamente».