Che ci volete fare? In Tv non ci sono più quelli duri e puri, come una volta. Nemmeno le Iene. Avete presente? Sono quelli del programma culto di Italia 1, principi di ogni moralismo, che non perdono occasione per dare lezioni al mondo intero. Ebbene, anche loro ogni tanto inciampano. Per esempio il 26 ottobre 2006, dopo un servizio sulla Tav, "Italia Oggi" smaschera una finta incursione a Palazzo Chigi, che inrealtà è un'intervistina più concordata di quelle che si concordano nel salotto di Bruno Vespa: «Hanno fatto tranquillamente ingresso salendole scale per incontrare casualmente Prodi, che le scendeva, accompagnato da un gongolante Silvio Sircana (il suo portavoce). Come sono addomesticate queste Iene», scrive vi quotidiano. Qualche mese prima, gli inviati Tv erano stati a Catania per un servizio sulla Vodafone, e il segretario della Cisl locale, Salvatore Leotta, aveva denunciato: «Più che un servizio sui lavoratori del cali center hanno fatto una marchetta a favore della Vodafone».
La pizza più buona e il videonoleggio
Marchette? Le Iene? Fino a qualche tempo fa sembrava un binomio impossibile. Eppure basta aprire "Il Messaggero" per trovare una di loro, Gabriele Corsi del Trio Medusa, che zeppa di pubblicità occulta un articoletto in cronaca: cita la «pizza più buona di Roma» che si mangia da Li Rioni, le cenette «al ristorante Crab», gli aperitivi all'«Americanbar dell'Hotel Gladiatori», e financo il videonoleggio Celiomatografo, dove c'è «Mauro che sa tutto di film», e il negozio di candele Art&Geco, con gli oggettini che lui, terribile Iena, ha regalato a tutti per Natale. Giornalismo? O consigli per gli acquisti? In effetti ci manca solo lo spot al salumiere di fiducia o al macellaio dell'angolo. Ma c'è sempre speranza. Magari nel prossimo articolo (da scrivere accuratamente fra un servizio e l'altro del Trio Medusa, che denuncia quelli che fanno marchette e cattiva informazione.
Del resto, come stupirsi? Il purissimo marchio delle Iene viene ormai usato pervendereun po' di tutto, dalle pizze di Spizzico («Fame da mondiale? T-shirt da Iene») all'auto Clio. Per il lancio dell'utilitaria della Renault hanno organizzato addirittura un «Very Iena Party», il «party più grafitante dell'anno»: sul cartoncino d'invito quattto inviati del programma, con il look nero d'ordinanza e gli occhiali da sole, in posa da reclame. «Per tirare fuori la iena che è in te» dicono. A vederli si stringe il cuore: povere Iene, come sono ridotte. Altro che graffianti: al massimo graffiano la carrozzeria della Clio.
La trasformazione è evidente: da fiere spietate a cuccioletti nutriti a suon di spot. Pazienza, va bene. Soprattutto: rende bene. 500 mila euro, confessa l'autore, Davide Parenti, dicendo poi che quei soldi vengono usati per pagare gli avvocati che li tutelano nelle cause nate dalle loro inchieste. Li usino come vogliono, sono una bella cifra: per 500 mila euro (1 miliardo delle vecchie lire) noi saremmo disposti a fare pubblicità anche alla Duna. Figurarsi alla Clio. Quindi, care Iene, avanti così, incassate e siate felici. Permetteteci solo una preghiera: potreste, per cortesia, smetterla di darci lezione di morale?
Il fatto è che i duri e puri resistono in Tv, ma solo fino a che non si tratta di passare alla cassa. Anche gli eroi immacolati della Gialappa's, tanto per dire, sono finiti a fare pubblicità. E, fra tutti i generi, che cosahanno scelto? Le banche. Sicuro. Crac finanziari, Cirio, Parmalat e bond argentini piazzati a inconsapevoli risparmiatori, conti correnti salatissimi, clienti che affogano tra assurdi prelievi e incomprensibili salassi: nessuna malefatta allo sportello ferma i campioni della sinistra catodica. Che, anzi, spiegano di aver scelto le banche, dopo aver rinunciato a gelati e panettoni, perché «non volevamo fare qualcosa di cui vergognarci». Sisa: del panettone e dei gelati ci si vergogna. Delle banche, invece, no.
Gli intelligenti per definizione
Il quotidiano "il Manifesto" li bacchetta: «E pensare che fanno professione di sinistrismo». Loro ammettono: «Abbiamo perso la verginità». Ma, spiegano, «i tempi erano maturi». Maturi per che? Forse il passaggio nei pressi del caveau confonde un po' le idee agli ex ragazzacci: sono spot, non nespole. «Non l'abbiamo fatto per i soldi. È stato il progetto». Come no. È noto che gli spot si fanno per il progetto. Mica per i soldi. E, comunque, prima di accettare hanno «fatto delle indagini». Epperò: delle indagini. E che indagini sarebbero? «Mi sono consultato con mio padre, che è stato amministratore di fondi d'investimento» risponde uno dei tre. Non c'è che dire: un'indagine davvero accurata. Ma che ci volete fare? Quando c'è un problema, non ci siferma davanti a nulla...
Intanto, chi osa contestare qualcosa ai santoni della Gialappa's? Loro sono sempre intelligenti, per definizione. Sempre indipendenti. Sono di sinistra quando parlano, di destra quando incassano. E si sa: a chi si comporta in questo modo tutto è concesso. Il critico Roberto Levi ha contato in una sola puntata di una loro trasmissione, "Mai dire domenica", le seguenti battute: «Mi è venuto il culo a veranda»; «Mettetevi una mano su quella cacca di capra che avete al posto del cuore»; «Più pelo per tutti»; «'sta minchia»; «Per azzerare il tempo, ho capito, bisogna cagarsi addosso»; «Se vi dico "Troia", che cosa vi viene in mente?»; «Noi donne, sono anni che abbiamo una topa sola»; «È figlio di Venere, quindi sarà pieno di malattie»; «Quelli se li inchiappettavano»; «Ho un vaffanculo solo, porreste dividervelo senza litigare».
Ci scusiamo per il turpiloquio, ma questo è rintrattenimento intelligente. Normale, no? «Se la metà di queste facezie le avessero dette Martufello o Pippo Franco, non passerebbero inosservate. E le critiche si attiverebbero a stigmatizzare, con commenti densi di sbeffeggiante commiserazione, le desolanti derive cui giunge la comicità televisiva» scrive il medesimo Levi. Che poi chiude con un suggerimento politicamente molto scorretto: cambiare nome alla pregiata fucina di comicità della Gialappa's e chiamarla: "Mai dire Bagaglino". Sempre intelligente, però.