LAGOS/ROMA (Reuters) - Un gruppo di militanti armati ha rapito sei lavoratori stranieri del settore petrolifero, tra cui quattro italiani, in un attacco contro una imbarcazione nel fiume Penington, nello stato meridionale di Bayelsa.
Il sequestro è stato rivendicato dal Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger (Mend), che ha confermato la nazionalità italiana di quattro ostaggi -- Raffaele Pascariello, Alfonso Franza, Ignazio Gugliotta e Mario Celetano -- mentre gli altri due sono un americano, John Stapleton, e un croato, Juricha Ruic.
I rapitori hanno anche annunciato in una e-mail che il sequestro durerà fino al 30 maggio, dopodiché "gli ostaggi saranno liberati senza condizioni". Ciò sarà possibile soltanto se le compagnie e il governo non cercheranno di ottenere il loro rilascio offrendo un riscatto.
Il Mend ha spiegato nella e-mail che questo attacco "rientra in una serie di azioni tese a creare imbarazzo per il regime uscente ed è anche un avvertimento per il governo entrante".
Il gruppo vuole smentire le voci che lo danno vicino al neo-eletto presidente della Nigeria, Umaru Yar'Adua e al suo vice Goodluck Jonathan, che è anche governatore dello stato di Bayelsa, dove è avvenuto il rapimento.
L'attacco dovrebbe servire inoltre da monito alla Shell, affinché non riprenda le attività nei giacimenti petroliferi che avevano subìto attacchi dal gruppo.
Secondo la ricostruzione fornita da una fonte della sicurezza nigeriana, i militanti hanno ucciso un nigeriano nel raid contro l'imbarcazione, che si chiama Oloibiri, dal nome del primo pozzo nigeriano, ed è armata dal gigante petrolifero Usa Chevron.
L'attacco, avvenuto nella notte, ha costretto la compagnia a chiudere la produzione in un piccolo giacimento offshore.
"Abbiamo bloccato la produzione di 15.000 barili al giorno dal pozzo di Funiwa", ha detto un portavoce della compagnia a Londra.
All'unità di crisi della Farnesina risulta che gli italiani rapiti lavorino per la Chevron.
Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha detto oggi di avere segnalato da tempo la pericolosità della zona e invitato le imprese a ridurre la presenza al minimo indispensabile.
Altri tre italiani erano stati sequestrati nel Delta del Niger nel dicembre scorso dal Mend. Prima uno, poi gli altri due sono stati liberati nel corso di quest'anno.
Un numero crescente di gruppi armati che chiede lavoro e il controllo delle entrate derivanti dal petrolio ha attaccato le strutture industriali, ha rapito stranieri e combattuto contro le forze di sicurezza.
Ma ai gruppi armati con rivendicazioni politiche si sono aggiunti numerosi sequestratori "freelance", che hanno rapito stranieri per estorcere denaro alle compagnie per cui lavoravano.
Il 7 aprile uomini armati hanno sequestrato due ingegneri turchi a Port Harcourt, il capoluogo della regione del Delta. I due lavoravano su un progetto di Merpa, un appaltatore dell'italiana Agip.
La produzione di petrolio nigeriana è stata ridotta di 500.000 barili al giorno, ovvero un quinto della capacità totale, da quando la serie di raid contro i giacimenti della Royal Dutch Shell ha causato la loro chiusura nel febbraio del 2006