Un cartello tra sindaci per far sì che gli appalti nei servizi pubblici locali premiassero sempre le stesse società. Accordi segreti tra 18 aziende, quasi tutte comunali o a partecipazione pubblica, per limitare la concorrenza e spartirsi tra pochi eletti centinaia di milioni di euro per Io svolgimento del servizio di trasporto pubblico locale. Questa l'accusa mossa dall'Autorità per la concorrenza e del mercato, presieduta da Antonio Catricalà, che ha concluso l'istruttoria avviata a novembre del 2005 e che vede coinvolti grandi Comuni italiani, amministrati, tra l'altro, da giunte di centrosinistra.
Il tutto ha avuto inizio dalla gara di circa 190 milioni di euro bandita dal Comune di Roma, guidato dal candidato a leader del Pd, Walter Veltroni, per assegnare i "servizi aggiuntivi" e cioè la gestione di 26,5 milioni di vetture-km annui. Il bando è stato vinto, come era tra l'altro avvenuto in precedenti gare a Roma, sempre dalla stessa Atì, una società costituita dalla Apm Esercizi Spa di Perugia, dalla Sita e dalla Arpa abruzzese. Una società, la Ati, che per l'Antitrust «appariva costituire un'intesa restrittiva della concorrenza, finalizzata al mantenimento delle posizioni acquisite, attraverso un'artificiosa limitazione del confronto competitivo con i principali concorrenti nazionali e stranieri».
Da questo primo cartello, denunciato da Fabio Petroni - ex presidente di Trambus e poi Ad della britannica Terravision ai tempi del bando del 2005 - l'Antitrust ha avviato un'istruttoria che ha scoperchiato il vaso di Pandora. Gli intrecci per limitare la concorrenza nel trasporto pubblico locale coinvolgono anche città del nord come Torino, Venezia, Bologna, Mantova, Modena e La Spezia. Oltre alle rispettive Province. «Dall'attività istruttoria svolta, l'Autorità, riscontrando che l'intesa (romana, ndr) faceva parte di un più ampio coordinamento tra imprese operanti nel trasporto pubblico locale, in data 27 settembre 2006 ha esteso l'oggetto del procedimento». L'indagine ha poi subito un ulteriore allargamento il 6 dicembre del 2006, quando è emerso un altro "accordo-quadro". Alla fine le società coinvolte risultano essere 18, con altrettanti sindaci e presidenti di Provincia ai quali fanno capo le ex municipalizzate controllate. Intese «idonee ad alterare», scrive l'Antitrust, «il meccanismo dell'aggiudicazione dei servizi di Tpl sul territorio nazionale, in violazione dell'articolo 81 del Trattato Ce». Ora queste aziende ri -schiano una severa sanzione da parte del-l'Agcom. Secondo l'articolo 15 della legge 287 del 1990, l'Autorità può comminare sanzioni amministrative pecuniarie che «possono arrivare al 10% del fatturato realizzato da ciascuna impresa nell'ultimo esercizio». E questo «considerate la gravità e la durata delle stesse infrazioni», scrive l'Agcom. Secondo la quale «tali comportamenti, volti a ripartire i mercati al fine di consentire ad ogni incum-bent di confermare l'affidamento nel proprio bacino storico, sono idonei a provocare un danno ai consumatori». E visto che la maggior parte delle società coinvolte è controllata dai Comuni o dalle Province, resta da capire quale sia la responsabilità dei sindaci negli accordi lesivi della concorrenza. La Trambus, ad esempio, con un fatturato da circa 500 milioni di euro l'anno, è controllata al 100% dal Comune di Roma, amministrato da Veltroni. Idem per la Gtt Spa, di proprietà del Comune di Torino, amministrato dal diessino Sergio Chiamparino. Anche laActvè controllata al 65% dal Comune di Venezia, guidato dal diessino Massimo Cacciari. Poi c'è la Atc, partecipata al 60% dal Comune di Bologna del diessino Sergio Cofferati.
Insomma, visti i danni arrecati ai cittadini, si dovrà capire fino a che punto fossero coinvolti gli amministratori dei Comuni in questione. Di certo, sulle società coinvolte, pesano inesorabili le conclusioni dell'Antitrust: «Tali intese, in quanto poste in essere in una fase di liberalizzazione del mercato, sono state idonee a vanificare sostanzialmente la portata della riforma, in considerazione del perdurare degli effetti delle stesse, vista anche la durata degli affidamenti».
fonte liberomercato