Un solo spinello? Peggio di venti sigarette. Chi lo fuma ha un rischio di sviluppare il cancro superiore a quello causato da poco meno di un pacchetto di "bionde". È quanto dimostra uno studio condotto dal Medicai Research Instìtute della Nuova Zelanda e pubblicato sulla lirista "European Respiratory Journal". I ricercatori australiani, guidati da Richard Bealey, hanno intervistato 79 Pazienti con il tumore ai polnoni.
UNA CANNA AL DÌ...
Obiettivo? Identificare i fattori responsabili della malattia. Risultato?
Concedersi una "canna" al giorno per dieci anni, oppure due per cinque anni, aumenta la probabilità di neoplasie all'apparato respiratorio di ben 5,7 volte. Indipendentemente da altre variabili, sigarette incluse.
«Certo, il gruppo di malati presi in esame è relativamente piccolo», spiega Beasley. «Ma mostra chiaramente gli effetti di chi consuma abitualmente marijuana. E nel futuro assisteremo a una vera e propria epidemia di tumori dovuta a questo nuovo cancerogeno. Basti vedere come in molte nazioni il suo utilizzo tra gli adolescenti, e non solo, è diventato un problema di salute pubblica».
In un precedente studio, pubblicato lo scorso luglio sulla rivista "Thorax", Beasley aveva già evidenziato come un solo spinello danneggia i nostri regolatori d'ossigeno alla stregua di tre-cinque sigarette fumate una di fila all'altra, compromette le funzioni respiratorie e dà disturbi quali tosse, produzione di muco, sibilo, respiro affannoso.
L'impatto maggiore della cannabis rispetto al tabacco, sempre secondo il Medicai Reserch Instìtute, è dovuto al modo in cui è consumata: senza filtro e a una temperatura più alta delle "bionde".
L'INALAZIONE
Senza contare che viene aspirata più a lungo e più profondamente. Così in bronchi, bronchioli e affini si deposita un maggior quantitativo di composti cancerogeni.
Il messaggio è chiaro: basta minimizzare. Basta ripetere che «la marijuana non fa poi così male». Un ritornello che ha fatto suo un italiano su tre. Nell'ultima relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze nel nostro Paese basata sulle indagini del Cnr (Centro Nazionale delle Ricerche), infatti, è emerso che il 32 per cento di uomini e donne fa uso di l cannabis. Un aumento del lì 45 per cento in soli quattro anni. Il 24,5 per cento è costituito da studenti tra i 14 e i 19 anni. Sono loro che preoccupano maggiormente. Non solo i genitori e gli oncologi. Ma anche gli psichiatri, convinti che esiste un legame diretto tra droghe leggere e psicosi o paranoie.
PSICHIATRI UNITI
La Sip (Società italiana di Psichiatria) proprio » l'anno scorso ha fissato un limite: con oltre cinquanta spinelli in 365 giorni - ovvero uno alla settimana - i disturbi crescono in modo esponenziale le. Ancora meno di quello stabilito dai ricercatori della Nuova Zelanda. E non bisogna sottovalutare I neppure il pericolo di ammalarsi di schizofrenia. L'Istìtuto Superiore della Sanità la definisce hashish dementia. Sotto accusa, soprat- tutto, ma non solo, lo skunk, un super-spi-nello con una concenti trazione del principio attivo Tetrahydrocan nabinolo (Thc) fino al 25 per cento, contro il 3 per cento delle "canne". Prima il quotidiano inglese "Independent", che nel marzo 2007, aveva dedicato un editoriale ai danni della marijuana alla cervello. Poi gli esperti di malattie di mentali. Adesso tornano all'attacco gli studi di medici per fermare il consumo di droghe leggere.
SOS PER ITABACISTI
Se una "canna" vale come venti "bionde", non devono certo esultare i fumatori incalliti, che, secondo un'indagine del 2006 condotta daU'Istat, sono più di undici milioni di persone, pari al 22,3 per cento della popolazione dai quattordici anni in su. Cinquecento mila in meno dopo appena un anno dall'entrata in vigore della legge Sirchia. A non saper rinunciare alla sigaretta sono soprattutto i maschi (il 28,5 per cento contro il 16,6 per cento delle donne). I rischi restano altissimi anche per la loro salute.