NEW YORKr - Con una mossa a sorpresa, perché ha deciso di anticipare i tempi previsti di diverse settimane, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato oggi a Washington che l'uso delle iniezioni letali (un cocktail di tre sostanze) per i condannati a morte del Kentucky è legale. Il presidente della Corte John Roberts, un cattolico, ha giudicato, in una opinione pubblicata oggi in coincidenza con la visita del papa negli Usa, che la procedura in vigore nello Stato "rispetta l'ottavo emendamento della costituzione degli Stati Uniti", che proibisce qualsiasi punizione "crudele e inusuale" dei detenuti. La decisione è stata presa ad ampia maggioranza, sette voti a favore e due contrari, e secondo gli osservatori dovrebbe permettere, forse con qualche eccezione, la ripresa delle esecuzioni capitali negli Usa, sospese dallo scorso settembre in attesa della sentenza odierna. La Corte ha respinto il ricorso inoltrato da due condannati a morte del Kentucky, secondo i quali l'attuale cocktail di tre sostanze (un sedativo, un prodotto paralizzante oltre alla sostanza killer) utilizzato nelle esecuzioni sarebbe contrario alla Costituzione. La Corte Suprema ha una maggioranza di giudici cattolici (cinque su un totale di nove), e la decisione è stata resa pubblica proprio mentre il Papa era alla Casa Bianca, a pochi isolati dal Palazzo in stile neo-greco che ospita il tribunale dei tribunali Usa. Il verdetto era atteso entro luglio, e si sono espressi contro Ruth Bader Ginsburg, la più 'liberal' dei nove, e David Souter, un indipendente. Il ricorso dei due condannati a morte del Kentucky, Ralph Baze e Thomas Bowling, non aveva come obiettivo di evitare la loro esecuzione. I due chiedevano semplicemente di essere uccisi con una dose massiccia di barbiturici, come succede ogni giorno per gli animali, visto che il cocktail dei tre prodotti letali é risultato molto doloroso in alcuni casi. Nella sua opinione (ma questo passo è stato condiviso da tre giudici soltanto), Roberts sostiene che Baze e Bowling non sono stati in grado di dimostrare che l'iniezione letale praticata con i tre prodotti sia decisamente più dolorosa della alternativa da loro proposta. Convinto che la tecnica attuale sia storicamente la meno dolorosa di tutte, il presidente ha scritto che il barbiturico "presenta una serie di problemi, e non è mai stato provato in nessuno Stato". Il Kentucky ha praticato una sola iniezione letale e che non ci sono stati problemi, ricorda Roberts: un fatto che nessuno ha d'altronde contestato. Prima della moratoria di fatto scattata il 25 settembre, nel 2007 42 condanne a morte erano state eseguite negli Stati Uniti, un minimo storico. Ora le esecuzioni dovrebbero riprendere, ma forse non in Stati come la Florida, l'Ohio o la California, dove ci sono stati in passato casi particolarmente dolorosi e contestati, dove le procedure dovranno probabilmente essere riviste, e dove ricorsi a ripetizione non sono da escludere. Secondo il Death Penalty Information Center (Dpic), le esecuzioni in programma sono al momento due. In Virginia c'é il caso di Edward Nathaniel Bell, un nero accusato di avere ucciso un poliziotto, che doveva essere ucciso l'8 aprile ma il Governatore Timothy Kaine, in attesa proprio della sentenza odierna, ha rimandato l'esecuzione a dopo il 24 luglio. In Lousiana, l'esecuzione di Darrell Robinson, un bianco condannato a morte per avere ucciso una famiglia di 4 persone, é in calendario il 15 luglio.
AMNESTY: SENTENZA INACCETTABILE
Una "sentenza inaccettabile". Così Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International, stigmatizza la decisione della Corte suprema federale Usa di respingere il ricorso sull'incostituzionalità delle esecuzioni tramite iniezione letale. Una decisione che "rischia, dopo sette mesi di sospensione, di rimettere in moto la macchina della morte in tempi brevi". "E' una sentenza inaccettabile, perché - sostiene il responsabile di Amnesty - è come se affermi che c'é un modo umano e indolore di mettere a morte una persona. Che l'iniezione letale sia una forma d'esecuzione crudele è dimostrato da numerosi casi, in cui questo metodo ha provocato sofferenze indicibili". "Ciononostante - conclude Noury - auspichiamo che l'attuale fase di ripensamento sull'uso della pena di morte negli Usa e i sette mesi di moratoria contribuiscano a convincere l'opinione pubblica e le autorità dei singoli Stati degli Usa che, come affermato chiaramente a dicembre dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, della pena di morte si può e si deve fare a meno".
fonte ansa http://www.ansa.it/opencms/export/site/ ... 27345.html