Esponenti del governo e dei partiti sentiti dalla televisione pubblica irlandese Rte hanno detto di aspettarsi, a questo punto, una vittoria del No nel referendum sul Trattato di Lisbona che riforma l'Ue. I contrari al documento, indicano i primi conteggi in varie zone del Paese, sembrano prevalere sui favorevoli quasi ovunque. Il No, secondo questi primi rilevamenti, va forte nelle campagne, ma anche a Dublino: il vantaggio dei voti contrari a Lisbona è forte nei distretti di Mayo, Limerick, Galway, Sligo e Louth. Ma anche a Dublino, dove vive un terzo dell'elettorato, il No sembra in consistente vantaggio nei distretti operai, mentre nei quartieri di classe media il sostegno al Sì non è stato massiccio come ci si attendeva.
Che cos'è il trattato di Lisbona:
http://europa.eu/lisbon_treaty/glance/index_it.htm
...Gli europei, ogni volta che hanno potuto, non l’hanno mandata a dire. Si iniziò con il trattato di Maastricht, che nel 1992 fu sottoposto al giudizio dei danesi, i quali lo bocciarono, anche se di stretta misura. L’impalcatura europea fu salvata miracolosamente dai francesi, i quali - pochi mesi dopo - approvarono con il 51% dei voti l’accordo europeo. Si tornò a dare la parola ai cittadini nel 2001, quando gli irlandesi affossarono il trattato di Nizza, che stabiliva le regole da adottare man mano che gli stati dell’Europa orientale sarebbero entrati nell’Unione. L’accordo dovettere essere modificato e fu necessario un secondo referendum per strappare il “sì” di Dublino.
Nel 2005 fu il turno della costituzione europea, prima promossa da un referendum spagnolo, quindi silurata senza pietà dagli elettori di Francia e Paesi Bassi. Così furono necessari due anni di riflessione per approvare, a Lisbona, una nuova carta europea, chiamata ufficialmente “trattato di riforma”, che assegna più poteri ai parlamenti nazionali e diminuisce la facoltà legislativa della Ue. Non è servito a niente: appena sottoposto agli elettori, questo trattato ha subìto la stessa sorte riservata al suo predecessore.Se a Bruxelles e Strasburgo la politica fosse governata dalla decenza, il voto irlandese sancirebbe la fine dei tentativi di imporre agli europei regole che rifiutano.
Il trattato di Lisbona deve essere approvato all’unanimità, e il “no” di Dublino dovrebbe chiudere automaticamente la partita. Ma l’élite europea non ha alcuna intenzione di mollare l’osso, e già ieri sera provava a derubricare la nuova bocciatura come un semplice incidente di percorso, aggirabile con uno dei tanti marchingegni istituzionali già adottati in passato. Magari chiamando di nuovo gli irlandesi alle urne il prossimo anno.
Ovviamente, avessero vinto i “sì”, col cavolo che i fautori del “no” avrebbero avuto una seconda chance.