di Aragorn il 16 apr 2008, 12:49
Non sparate sul soldato Walter!
di Antonio Mambrino
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“Ex malo bonum” avrebbe detto Sant’Agostino. Una legge elettorale che sembrava costruita apposta per impedire la governabilità del Paese, una legislatura del tutto inconcludente, la campagna elettorale più noiosa degli ultimi quindici anni. Nonostante tutto ciò, tra domenica e lunedì potrebbe essersi verificato un piccolo miracolo. Dopo la crisi lunga e dolorosa della prima repubblica, dopo la transizione faticosa ed incompiuta della seconda repubblica, dalle urne potrebbe vedere la luce la Terza Repubblica Italiana. Forse (il condizionale è d’obbligo) l’Italia è diventata davvero un Paese normale. Forse le specificità che rendevano unica al mondo la politica italiana – l’eredità del fascismo, il più forte partito comunista dell’Occidente, la presenza della Chiesa sul territorio dello Stato – sono veramente state consegnate alla Storia.
In effetti, a ben vedere, nei due mesi scorsi abbiamo partecipato non ad una ma a due campagne elettorali, contemporanee e parallele. Da un lato la normale campagna elettorale per la conquista del governo del Paese e dall’altro una campagna elettorale per la scelta del sistema politico del Paese. Oggetto della sfida era la creazione di un moderno sistema di democrazia governante, liberato dalle scorie ideologiche del novecento. Un sistema che garantisca al Paese un governo in grado di governare, un'opposizione capace di controllare (ma non di interdire).
Ed è proprio in questa seconda campagna elettorale che si registra il risultato più netto e per certi versi più inaspettato. Mentre infatti la vittoria del centro destra era comunque data da tutti per scontata, erano in pochi a scommettere che la scelta di Veltroni e di Berlusconi di compiere una svolta netta con il passato avrebbe pagato. Di fronte alla scelta di correre in solitaria, immediatamente erano scattate le “difese immunitarie” del conglomerato di potere che da vent’anni blocca l’evoluzione politica del Paese. La paura che qualcuno finisse per vincere (e governare) davvero sembrava crescere ogni giorno di più e il partito del pareggio (guidato, come sempre, dal Corriere della Sera) le ha provate tutte sino a quell’incredibile uscita di Sartori sul voto dissociato che, delle due l’una, o va ascritta al genere dell’arteriosclerosi galoppante o è il frutto di una furbizia tanto subdola quanto impotente.
Ma naturalmente bisogna non farsi soverchie illusioni sul fatto che la partita possa essere già considerata definitivamente vinta. Occorre in primo luogo verificare quale saranno le reazioni dei protagonisti quando sarà passata la dolce (o tragica) ebbrezza dell’ubriacatura elettorale. Come si muoveranno i post comunisti ed i post fascisti messi fuori dal Palazzo ed i post democristiani messi fuori dal Potere? Saranno gli eroi della nuova fase politica in grado di mantenere una linea politica coerente?
Vi è poi il problema del consolidamento della svolta. Sono passate solo poche ore dal responso elettorale è già si odono pericolose affermazioni sul fatto che visto che il sistema si è riformato da solo (per via politica) sono ormai da ritenersi superflue le riforme costituzionali, elettorali e regolamentari che sino a poche settimane fa venivano invocate a gran voce in modo quasi unanime. Sarebbe un errore fatale. Proprio la felice contingenza politica rende concretamente possibile realizzare quelle riforme istituzionali con le quali siamo alle prese da vent’anni senza grande costrutto. Tali riforme, oltre a suggellare la svolta, sono necessarie soprattutto per scongiurare pericolosi ma sempre possibili rinculi.
Vi è poi un problema specifico che riguarda il leader del Partito Democratico, sul quale si aggirano minacciosi alcuni avvoltoi che, attribuendogli la responsabilità della storica sconfitta, prefigurano un ricambio (che in realtà sarebbe una restaurazione). Ora non ci interessa addentrarci sui numeri per misurare l’entità della sconfitta del PD e per capire se Veltroni ha contribuito al risultato ovvero ha invertito una tendenza che avrebbe altrimenti condotto ad un risultato ancor peggiore. Ciò che invece vogliamo sottolineare è che, al momento, la possibilità di difendere e consolidare la svolta di sistema che si è registrata dipende anche dalla continuità della leadership del PD. Questo non solo perché Veltroni, con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni, ha innegabilmente giocato un ruolo decisivo nel processo in atto. Ma anche e soprattutto perché gettando uno sguardo al Loft Democratico non sembrano emergere nuovi leader interessati a portare a termine il lavoro. Insomma, per favore, non sparate sul soldato Walter!
«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,
le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»