Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi nemesys_72 il 26 giu 2010, 21:59

ma a sta signora, chi ha detto dei 500 interventi subiti?
da sola non ci arrivava a capire che forse eran troppi?
le facevan il lavaggio del cervello gli alieni ogni volta?
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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi takion il 27 giu 2010, 01:34

E secondo te, come hanno fatto le due Marchi a diventare miliardarie?
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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi Aragorn il 29 giu 2010, 14:06

Quattro mesi in carcere per una frase intercettata e un delitto non commesso

Quattro mesi in carcere. Con un'accusa infamante, pesa come un macigno. Di quelle che ti spezzano il fiato e la vita: sequestro di persona, omicidio aggravato e occultamento dei cadaveri dei due figli, 13 e 11 anni. Quattro mesi chiuso in cella, guardato a vista. Una frase registrata in un'intercettazione ambientale, diventa la prova che la procura impugna per chiudere il caso dei due fratellini di Gravina di Puglia, Francesco e Salvatore.

Una tragedia che ha sconvolto l'Italia e distrutto una famiglia. Il 27 novembre 2007 la vita di Filippo Pappalardi rimane sospesa tra le sbarre, chiusa in due metri per tre da una chiave che gira nella serratura e a ogni giro ti toglie il respiro, insieme alla disperazione per i due figli che non si trovano, scomparsi nel nulla. Una storia come tante nella quale la libertà di una persona vale una frase intercettata e messa a verbale, nel dossier della procura che non ha dubbi: i due fratellini sono "morti per mano del padre".

Quattro mesi dopo la svolta: Filippo Pappalardi è innocente, i suoi figli sono morti cadendo in un buco della "casa dalle cento stanze". Una storia che riletta oggi, fa riflettere. E dice molto sull'uso talvolta disinvolto di uno strumento fondamentale per le indagini quale quello delle intercettazioni.

E' anche alla luce di storie come queste che vale la pena domandarsi se non sia necessario regolamentarne l'uso per tutelare il lavoro degli inquirenti evitando veline e fughe di notizie puntualmente pubblicate sui giornali nella fase più delicata di un'inchiesta. Al tempo stesso, rimettere al centro un concetto chiaro: viene prima il diritto alla riservatezza dei cittadini, sancito dall'articolo 15 della Costituzione.

Una battaglia di civiltà e di libertà che da settimane sta portando avanti l'associazione che prende il nome da quell'articolo che i costituenti hanno voluto fissare nella Carta ben prima del diritto dei cittadini a essere informati (articolo 21) e dell'obbligatorietà dell'azione penale (articolo 24).

Ma l'impegno dell'associazione alla quale hanno aderito centinaia di persone del mondo accademico, politico, della società civile è finalizzato anche a ribaltare il concetto che, strumentalmente, viene evidenziato nei sit-in di protesta o nelle manifestazioni di piazza (come sarà il 4 luglio a Roma col "Popolo Viola") e cioè che l'ingerenza nelle conversazioni private tra persone sia una questione che riguarda solo chi ha qualcosa da nascondere e non le persone per bene. Non è così. E' un problema di tutti, è un problema che riguarda la libertà di tutti.

Basta una frase per distruggere una persona. E così è stato per Filippo Pappalardi, scarcerato nell'aprile 2008 e uscito dall'inchiesta un istante dopo. Ma quei quattro mesi vissuti in cella con il sospetto di essere l'assassino dei suoi figli chi glieli restituisce, insieme alla sua dignità calpestata, violata, cancellata?

Eppure la procura di Bari aveva certezze granitiche che lo stesso procuratore Emilio Marzano spiegava così: "Siamo arrivati alla conclusione che sono morti per mano del padre. Le indagini scrupolose e meticolose ci hanno portato a formulare questa tragica ipotesi accusatoria, si tratta di un fatto tragico. Non sono morti per opera di un demonio o di altra figura ma secondo la nostra ipotesi, per mano del padre". Pappalardi era un "padre che sapeva essere violento" - motivava il magistrato - e nella serata del 5 giugno 2006 "voleva dare una lezione" ai suoi figli, perché non li voleva più, non li sopportava più. E la frase detta alla convivente: "Non dire dove sono altrimenti mi uccido", diventa la prova della sua colpevolezza.

I pm si opporranno alla richiesta di arresti domiciliari presentata dai legali soffermandosi sulle "reticenze e gli alibi falliti" dell'indagato, sui movimenti di quel 5 giugno e sui contenuti "allarmanti" delle intercettazioni ambientali "da cui emerge - scriveranno - che il padre conosceva la sorte dei figli, fino alla drammatica espressionme di terrore che si potesse pervenire all'individuazione dei corpi".

Ma Filippo Pappalardi che quella sera maledetta aveva denunciato la scomparsa dei figli si è sempre proclamato innocente. E quando è uscito dal carcere ha raccontato il suo incubo. Chiedendo indietro la sua dignità, rimasta appesa a un'intercettazione ambientale e a un "verdetto" poi smentito dai fatti.


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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi takion il 29 giu 2010, 15:00

Te l'ho detto che per me legge e giustizia non esistono..! Sono fatte per alcuni e per imbesuire l'opinione pubblica! Se fossero applicate alla lettera, saremmo da tempo senza governo!!!

Ora c'è un interrogativo, posto sicuramente per quei soliti conosciuti che in ogni modo vogliono squagliarsi dalle responsabilità del loro comportamento, non certo erroneo, ma voluto.

Qui si parla di "Carcere preventivo: il limite cancellato - Costituzionalmente innocente fino a verdetto definitivo: sempre che valgano ancora le regole dello Stato di diritto.

http://www.corriere.it/politica/10_giugno_29/battista-carcere-preventivo_bb71dba0-8342-11df-aec8-00144f02aabe.shtml
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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi thrantir il 29 giu 2010, 15:02

ma non capisco, mi sembra che in questo caso non sia il mezzo (l'intercettazione) ma l'interpretazione del dato, oppure una negligenza nel considerare tutti i dati... un caso analogo potrebbe verificarsi nelle intercettazioni che la legge in esame renderebbe le niche legittime, e allora che si fa, si vietano man mano tutte?
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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi Beleg il 29 giu 2010, 18:56

Per me non ha alcun senso prendere errori di interpretazione degli inquirenti relativi ad una indagine come sostegno a tesi contro le intercettazioni.
Da simili sciagurate eccezioni non si può ricavare una regola.
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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi takion il 29 giu 2010, 21:19

ma l'interpretazione del dato
Un dato è la risultante di un calcolo eseguito. Se lo interpreti allora porti una evidente variazione del suo specifico senso, dunque non è possibile.

Nero=nero; bianco= bianco. Prova ora interpretare nero e bianco facendo dei giri di "interpretazione" e vedrai come diviene un'ambiguità altamente contestabile. Se per te può equivalere ad X per me può essere Y e mai arriveremo ad un punto comune. Dunque si scarta a priori la possibilità di interpretazione del dato. 1+1=2 e non può essere che 1+1 = altro, non almeno nell'ambiente terrestre!!! Se poi esegui un calcolo al di fuori di tale ambiente allora DEVI specificarlo così da permettere la giusta collocazione del risultato, che sarà per entrambi (noi) uguale.
Ci siamo?

Lo stesso si deve applicare alle leggi già scritte altrimenti che valore avrebbe avuto in quell'epoca scriverle?

Da simili sciagurate eccezioni non si può ricavare una regola

Non sono eccezioni ma espedienti!!! Forse perché dietro c'è la bustarella, o forse per incapacità o forse per altro (e c'è tanto ancora...), ma rimane espediente!

Vorrei vedere in caso di incendio se cominciassero a fare interpretazioni su come spegnerlo a seguito delle istruzioni riportate sull'estintore ... andrebbero tutti arrosto e lo sanno bene...

Quello che intendo, molto più terra-terra: non prendiamoci per il c**o!
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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi thrantir il 30 giu 2010, 12:19

takion ma che stai a di! in questo caso il dato non deriva da un calcolo ma da una osservazione...
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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi takion il 30 giu 2010, 13:09

in questo caso il dato non deriva da un calcolo ma da una osservazione...
peggio ancora!!!

Se calcoli tieni conto dei pro e contro; se osservi soltanto, i pro e i contro possono sfuggire anche alla migliore della attenzioni!

Comunque non vedo dove sia scritto quello che dici...
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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi thrantir il 30 giu 2010, 13:19

la mia risposta era al post di sergio...
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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi takion il 30 giu 2010, 13:20

Sì, ma il senso rimane, no? ;)
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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi takion il 02 lug 2010, 00:25

Rodota', ddl e' altro passo avanti verso il regime

Roma, 1 lug. - (Adnkronos) - "Questo ddl e' un altro passo avanti verso il regime". Bolla cosi' il provvedimento sulle intercettazioni Stefano Rodota', il giurista ed ex presidente dell'Autorita' garante della Privacy, che oggi ha preso parte alla manifestazione contro il disegno di legge. "La cosa positiva - aggiunge - e' che il popolo della piazza ora incide sull'agenda politica. E' finito il tempo della quiescenza pubblica e politca. Rivendichiamo la Costituzione come strumento di liberta'".

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Intercettazioni-Rodota-ddl-e-altro-passo-avanti-verso-il-regime_625189414.html
Sono anni che ripeto di attenersi alla Costituzione... finalmente anche qualcuno che conta si fa sentire... bisognava arrivare a questo punto?
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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi Aragorn il 02 lug 2010, 11:49

a certo perchè l'articolo 15 della costituzione c'è finito lì in mezzo x caso no takion?


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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi Aragorn il 02 lug 2010, 11:56

Nel dibattito politico-culturale di questi anni spesso si è richiamato come cardine inviolabile dei diritti di libertà quello di informazione, tutelato dall’articolo 21 della nostra Costituzione. Un principio irrinunciabile, che infatti i padri costituenti collocarono nella prima parte della costituzione, nel nocciolo duro delle norme che, qualora cambiate, metterebbero in discussione l’intero impianto della Carta. Ed è infatti un dato acquisito di ongi democrazia compiuta la necessità di difendere ad ogni costo la libertà di informazione, contro ogni censura, contro ogni tentativo di invasione da parte del potere, sia esso politico o, come spesso accade, economico.

Ma esiste un altro articolo della nostra carta costituzionale, che scolpisce in maniera netta una forma di garanzia tra le più alte previste nella costituzione. E’ l’articolo 15, che disciplina la tutela e la segretezza della corrispondenza. Un principio che spesso viene invocato a tutela delle varie forme di comunicazioni via internet, ad esempio contro la registrazione della tracciabilità della navigazione in rete, ma che spesso invece viene dimenticato quando si parla di intercettazioni telefoniche o ambientali.

L’articolo 15 della Costituzione è molto chiaro: “la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. E la loro limitazione può avvenire solo con atto motivato dell’autorità giudiziaria e con le garanzie previste dalla legge”. Pensato nel 1947, a guerra finita, scottati dall’esperienza del fascismo con il controllo pervasivo della corrispondenza da parte dell’Ovra, la polizia politica del regime, da’ la maggiore tutela possibile a questo principio di libertà. Un principio, quella della libertà individuale di comunicare vitale per la democrazia. Così vitale che anche da un punto di vista cardinale viene enumerato ben prima dell’articolo 21 sulla libertà di informazione.

Una tutela è determinata anche dal punto di vista delle riserve di legge, contenute nel secondo comma dell’articolo. L’autorità amministrativa non può violare la corrispondenza. Può farlo solo l’autorità giudiziaria, motivandone le necessità e con una cornice di garanzie ben definite dalla legge (ad esempio, nel nostro codice penale, è possibile violare la corrispondenza solo per un lasso di tempo determinato e solo relativamente a certi reati).

Ovviamente, e a maggior ragione, la tutela della corrispondenza si estende anche alla sua divulgazione verso terzi. E qui il fenomeno investe direttamente quei mezzi di comunicazione che ritengono di averre il diritto/dovere di divulgare i contenuti di intercettazioni disposte dall’autorità giudiziaria secondo le garanzie prescritte dalla costituzione, in nome di un altro principio costituzionale, quello della libertà di informare.

Due principi costituzionali in conflitto? No, perché a prevalere dovrebbe essere il principio della segretezza delle comunicazioni. Se infatti è giusto che in determinati casi le comunicazioni vengano sottoposte a controllo per accertare reati, è aberrante metterle a conoscenza di una massa indeterminata di persone mediante la loro diffusione in tv, sui giornali o in Rete. La costituzione prevede la limitazione della corrispondenza solo a favore degli organi giudiziari e a vantaggio di situazioni giuridiche messe in pericolo (ad esempio, minacce telefoniche, o l’organizzazione di un omicidio), ma non per soddisfare il principio assoluto di comunicare qualsiasi cosa. Una prescrizione che ogni buon giornalista, in rispetto di quei principi sì di verità, ma anche di pertinenza e continenza, dovrebbe tenere a mente prima di scrivere un articolo.


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Re: Intercettazioni: primo sì alla legge bavaglio...

Messaggiodi Aragorn il 02 lug 2010, 11:58

In difesa di un diritto: la privacy

La legge sulle intercettazioni, affidata alla dialettica politica e parlamentare, è controversa. La nostra opinione è che non debba essere offuscato o marginalizzato, nel conflitto intorno al testo della legge, il principio liberale e costituzionale della riservatezza delle comunicazioni, perno della privacy.

Gridare “intercettateci tutti”:

- significa dimenticare il massacro di umanità che si è compiuto nel corso del Novecento per la pretesa del potere di interferire nelle vite degli altri, e gravemente sottovalutare la potenziale deriva orwelliana del nuovo mondo tecnologico;

- significa ritenere che lo Stato possa ogni cosa, anche penetrare nei luoghi più reconditi e sacri del privato, calpestando quella dignità della persona su cui devono fondarsi leggi e regole della convivenza civile;

- significa cancellare l’articolo 15 della nostra Costituzione, che sancisce il diritto alla riservatezza.

La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione fu considerata dai Costituenti inviolabile. Bisogna salvaguardare l’efficienza delle indagini penali contro ogni forma di criminalità e la libertà della stampa e degli altri mezzi di comunicazione di massa. Ma non c’è mobilitazione che possa svolgersi nel disprezzo di questo basilare diritto del cittadino.


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