Trecento famiglie immigrate ospiteranno i meno abbienti milanesi, per il pranzo di Capodanno. Il capovolgimento delle consuete aspettative solidali avverrà per l'edizione 2005-'06 di "Aggiungi un posto a tavola", l'iniziativa promossa dall'Osservatorio di Milano.
Il progetto va avanti da dieci anni: fino ad oggi, ogni Natale ha permesso a 3000 poveri stranieri, di trovare una tavola imbandita per loro dalle 2.500 famiglie meneghine, che li ospitava per un giorno. Una novità, nel campo delle iniziative solidali: proprio nella festa tradizionalmente legata all'intimità familiare, le case degli italiani si aprivano all'accoglienza di persone assolutamente sconosciute.
«Un'iniziativa talmente bella, che lo stesso Giovanni Paolo II ha voluto elo-
giarla pubblicamente, durante un Angelus», racconta Massimo Todisco, direttore dell'Osservatorio: «Anzi, il Papa stesso il 30 giugno 2006 ha ospitato 200 poveri a pranzo, dopo una nostra proposta». In effetti - ed è forse l'aspetto più sorprendente della vicenda -"Aggiungi un posto..." , edizione per edizione, ha innescato un processo di accoglienza e aiuto, che non sì è fermato al semplice invito a pranzo. «Il pasto in comune è un'occasione d'incontro anzitutto: infatti, spesso è successo che le famiglie diventassero amiche, persi-no che gli italiani offrissero un lavoro».
Questa volta, oltre alle 120 famiglie italiane, che come di consueto accolgono per il Natale, la proposta di aggiungere uno o più posti alla propria tavola è stata girata anche agli stranieri, per il pranzo di Capodanno. E qui è successo il miracolo. Hanno aderito numerosi: dalle periferie, la proposta solidale si è propagata come fuoco sulla benzina, velocissima e incendiaria. In questo caso
ad accendere gli animi, per fortuna, è stata la generosità, grazie anche all'invito a partecipare, arrivato anche dalle moschee di viale Jenner e di Segrate: ben 150 delle famiglie ospitanti sono musulmane (le altre, per lo più sono latino americane) . Certo, non è la prima volta che gli stranieri mostrano solidarietà. «Una volta - ricorda Todi-sco-micercòun musulmano 25enne, Ali, che aveva una piccola impresa a Milano. Quando era arrivato in Italia, 12 anni prima, vendeva sigarette di contrabbando! Comunque, Ali mi disse che offriva lavoro. Allora io gli feci incontrare un ragioniere italiano, che era finito sul lastrico ed era costretto a dormire al dormitorio di via Ortes. Ali lo invitò a pranzo da lui e lo assunse subito. Gli ha salvato la vita».
Stavolta, la novità è che gli stranieri che hanno aperto la porta di casa loro, sono tutti i "poveri" delle periferie: «C'è chi si è offerto, ma con timore. "Mi spiace, casa mia è molto umile" mi hanno detto! Ma non importa, questo!».
Già lo scorso anno qualcosa di "diverso" aveva iniziato a verificarsi. «Una famiglia eritrea venne ospitata da una donna, che lavorava in un'ospedale per mantenere i suoi figli»,
continua Todisco. «Non aveva nulla. Per offrire il pranzo agli eritrei, rinunciò a fare regali a parenti ed amici: usò i bicchieri di carta, perché di vetro non le bastavano! Bene, la mamma della famiglia eri-treaper sdebitarsi, ha deciso di fare da baby sitter ai figli dell'italiana per tutto l'anno, gratis. E quest'anno gli eritrei l'hanno invitata da loro. Gli immigrati», conclude Todisco, «ci stanno mostrando come esiste, per molti di loro, il desiderio di integrarsi».