Federalismo fiscale: ci guadagna anche il Sud

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Federalismo fiscale: ci guadagna anche il Sud

Messaggiodi Aragorn il 04 gen 2006, 15:07

di GIUSEPPE VITALETTI(Presidente alta commissione per il federalismo fiscale ) LUCA ANTONINI( Ordinario di diritto costituzionale a padova)


Alla questione fiscale nel dibattito italiano si tende ad assegnare una posizione: l'ultima. Nel dibattito su spazio dello Stato e del mercato, il ruolo politico è giocato dalla spesapubblica, mentre al fisco spetta un ruolo tecnico e gregario.
Tutto ciò si ritrova in materia di federalismo. Nel dibattito sul nuovo titolo V della Costituzione, la parte "creativa" è assegnata al federalismo istituzionale, ovvero all'assegnazione di funzioni ai vari livelli istituzionali di governo (art. 117). Segue il federalismo amministrativo (art. 118), ovvero l'individuazione di chi da esecuzione alle decisioni in materia di funzioni. Da ultimo l'art. 119, il federalismo fiscale. Con una marcatura specifica negativa: mentre alla "fiscalità generale" è assegnato l'obiettivo di produrre giustizia, il federalismo fiscale è accusato di sfavorire le zone più povere.

PREGIUDIZI SBAGLIATI

Il federalismo fiscale può invece portare il fisco a giocare un ruolo di primo piano nelle scelte tra spazio pubblico e privato dell'economia. Può esaltare il ruolo politico dei tributi e rinsaldare la democrazia, promuovendo la trasparenza e forme di "mercato virtuale" in comparti strategici delle decisioni pubbliche, dove ora imperversa il dominio delle lobby più che della polìtica.
Se è in parte vero che la spinta verso la devolution ha avuto manifestazioni impregnate di localismo, non bisogna buttare via il bambino con l'acqua sporca. Quello che, in altri contesti, era un peso accettabile, ovvero i massicci aiuti al Sud, può ora divenire una zavorra che mette a rischio la sopravvivenza economica. Questo non significa gettare a mare il Sud, ma implica una rimodulazione della perequazione nel segno dell'efficienza; la perdita di potere degli Stati nazionali a favore di entità sopranazionali svuota la democrazia per molteplici vie. Il processo contrario può rappresentare un salutare antidoto; molti degli interventi pubblici nati nel segno di un welfare nazionale tendono ad avere sempre di più un carattere complesso e articolato, nel segno di attività quasi-d'impresa, la cui rispondenza a enti decentrati è tecnicamente e non solo politicamente opportuna.
SI versante fiscale si registra l'opinione che ci debba essere accompagnamento del decentramento, con innovazioni della struttura del sistema tributario. In proposito, l'Alta Commissione dì Studio, incaricata di fornire indicazioni per l'attuazione dell'art. 119,haprodotto importanti risposte. Valga per tutti il giudizio del Fondo Monetario Internazionale (novembre 2005), che recita: «Tobe successful, devolution must be accompanied by mechanisms that allow locai governments to raise their own taxes (within an appropriate equalization framework), creating ìncentives to be fiscally responsi-ble. The recently compie ted work of thè High Commis-sion on fiscal federalism could form thè startingpoint for designing this reform». Il federalismo fiscale diviene dunque precondizione del successo della devolution.

LA SUSSIDIARIA
L'Alta Commissione ha prodotto elaborazioni sia in materia di principi che di contenuti. In estrema sintesi, i principi possono essere ricondotti a tre: sussidiarietà fiscale, correlazione; responsabilità. La sussidiarietà fiscale può essere svolta lungo almeno tre direttrici. La prima implica l'uso della levaf iscale per agevolare l'effettuazione di attività a carattere sociale da parte di strutture private e semipri-
vate : entra in campo la deducibilità diretta in sede di Irpef, o di altri tributi territoriali, di svariate forme di bonus a favore delle famiglie, la cui diffusione è ora ostacolata da difficoltà burocratiche. La seconda direttrice coinvolge le imprese. Si tratta di riportare nella fiscalità molti dei trasferimenti a esse mirati, che oggi si traducono in spesa pubblica ad alto impiego di burocrazia. L'imposta candidata alla ricezione di tali incentivi è l'Irap, la cui riduzione potrebbe così avvenire nel contesto di semplificazioni e rilancio della produzione. La terza direttrice riguarda l'attività di accertamento fiscale, che dovrebbe essere attribuita ai livelli di governo superiori solo quando quelli decentrati mostrano inadeguatezze. La conseguenza è che la valorizzazione delle imposte reali agevola il federalismo fiscale, rendendo possibile la responsabilizzazione degli enti decentrati anche nel campo dell'accertamento.

I PASSI NECESSARI

Emerge in particolare l'opportunità di accentrare l'Irap e decentrare l'Iva e molte accise; di territorializzare molto più di quanto avviene oggi prelievi specifici, quali quelli sugli immobili, sulle automobili, sui tabacchi, sui
giochi; di puntare sui prelievi diretti sui servizi, riducendo la fiscalità generale nella salvaguardia dell'equità. Infine il terzo principio, la responsabilità: una notevole autonomia nella fissazione delle aliquote, con coinvolgimento anche dei cespiti a carattere personale e non solo a carattere reale.
I principi sopra esposti prefigurano i contenuti. Si tratta di dare spazio alle imposte sulle còse: senza vagheggiare nuove tipologie di prelievo, ma valorizzando quelle esistenti. Alcuni snodi principali sono:

- il decentramento dell'Iva attraverso i dispositivi varati con la dichiarazione Unico, elaborati dal Ministero dell'Economia con la partecipazione delle rappresentanze imprenditoriali;
- la riconduzione alla realtà di prelievi sugli immobili aventi oggi carattere personale, quali quelli sugli affitti effettivi e figurativi.
- il decentramento ex novo di cespiti reali quali tabacchi, giochi, bollo, con l'aggiunta di qualche flessibilità di aliquota, e la rimodulazione di cespiti già in parte decentrati, quali i prelievi su automobili, elettricità, metano, uso dei suoli etc.
- la limitazione del ricorso all'Irpef solo ai casi in cui si possano applicare in misura rilevante i principi di sussi-diarietà, correlazione e responsabilità.

Si tratta di vincere la battaglia culturale a favore della tassazione delle cose, perché dal punto di vista tecnico non solo non vi sono impedimenti, ma si generano semplificazione ed equità.
II punto vero è che la battaglia culturale è al momento inquinata da interessi forti, che spingono verso il mantenimento del centralismo sotto la falsa bandiera della difesa dell'equità, mentre in realtà vengono difese le modalità e i luoghi decisionali che permettono sistematici favori nei riguardi di certe categorie o di certe tipologie d'impresa. Finora lo scontro si è mantenuto sul terreno del federalismo istituzionale, dove in effetti le ragioni si bilanciano. Ora sono stati individuati i principi e i contenuti del federalismo fiscale. Lo scontro diverrà ancora più duro, ma sarà decisivo


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

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Messaggiodi Mepis il 12 gen 2006, 04:05

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