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e il terrorista espulso disse "alle elezioni spero vinca..."

MessaggioInviato: 12 gen 2006, 14:54
di Aragorn
All'ombra dei minareti marocchini, Mohammed Daki sta diventando comunista, ma quand'era in Italia si trovava a suo agio con i mafiosi suoi compagni di carcere. E ora spera molto in Romano Prodi e in una sua eventuale vittoria elettorale, tanto da affidare il proprio augurio al Giornale di Reggio Emilia.
Magari nella speranza che il Professore si commuova, vedendosi osannato sul quotidiano della sua cittadina d'origine. A meno che il leader dell'U-.nione non nutra qualche riserva a proposito del suo sostenitore, il musulmano che ospitò Mohammed Atta e Ramzi Binalsi-bh, rispettivamente il capo e il coordinatore del commando autore delle stragi dell'I 1 settembre.
Quando abitava ad Am-burgo, dove per 13 anni era stato il vice imam della moschea locale, era entrato in contatto con la cellula di Al Qaeda, a suo dire, inconsapevolmente. Da quando si era trasferito a Reggio Emilia, non aveva abbandonato l'attività di predicatore nella moschea di via Adua. I giudici tedeschi e, ultimamente, anche quelli italiani gli hanno creduto, assolvendolo da ogni accusa di terrorismo internazionale, pur condannandolo per ricettazione. Anzi, il gup del Tribunale di Milano Clementina Forleo si era spinta fino alla ormai celeberrima distinzione tra guerriglia e terrorismo. Senza peraltro intenerire né l'Onu, che lo considera ancora un terrorista, né il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, che il 10 dicembre scorso aveva espulso Daki dal territorio italiano come persona pericolosa.
Lì per lì strepiti e lamenti non sono serviti, sebbene il suo avvocato Vainer Burani evocasse cupi scenari di tortura nelle carceri marocchine. Tutte fantasie, perché il suo assistito è tornato in libertà dopo qualche giorno di fermo. E ora vive tranquillo a casa del fratello. Ma sembra che gli siano arrivate ampie rassicurazioni per il ritorno nel Bel Paese da parte di importanti esponenti del centrosinistra. «Se questo fosse vero sarebbe estremamente grave e pericoloso per tutti i cittadini di destra e di sinistra», commenta preoccupato il consigliere regionale di Forza Italia in Emilia Romagna, Fabio Filippi, sperando «che Prodi e sodali non pensino che i terroristi siano utili per la vittoria politica del centrosinistra».
Non hanno perso l'occasione, i compagni. Constatando l'isolamento di Daki all'interno della comunità islamica e temendo che cadesse preda della Garitas che gli aveva offerto asilo, hanno rispolverato i classici della propaganda marxista, finiti in soffitta dopo la chiusura del centro di indottrinamento delle Frattoc-chie. «I comunisti mi hanno aiutato molto. Sto leggendo molti libri su di loro. Spero proprio che Romano Prodi e il centrosinistra vincano le elezioni in aprile così mi faranno tornare in Italia. Ne sono sicuro», spiega il marocchino al quotidiano reggiano. Probabilmente, nessuno gli avrà ancora proposto saggi sulla repressione sovietica della dissidenza o letteratura sui gulag. Gli avranno mostrato il "comunismo dal volto umano", quello delle coop rosse.
Ma se tornasse, entro breve lo utilizzerebbero come un martire, simbolo dell'oppressione capitalista. Per il momento si allena attaccando il giudice Stefano Dambruoso, riferendo di minacce come «Se non parli ti mandiamo vent'anni a Guantanamo». Se fosse davvero in pericolo, per paura starebbe zitto. Invece non sa che con le sue nuove amicizie, per lui il rischio reale, semmai, è sì di finire a Guantanamo ma dalla parte cubana, dove proliferano i campi di concentramento del comunista Fidel Castro.


Andrea Morigi