"Moretti fa il Caimano, in sala il film su Berlusconi che agita le coalizioni
Giovedì, 23 marzo 2006
Cinema
C’erano giornalisti italiani e stranieri alla presentazione dell’atteso e fino ad oggi segretissimo film di Nanni Moretti. Lui non c’era. Al cinema Barberini per vedere Il caimano si erano mobilitate le penne più note, non solo della critica cinematografica. Aldo Cazzullo de Il corriere chiaccherava con il “rosso” (aveva ragione Silvio) senatore di Forza Italia Paolo Guzzanti.
Ritanna Armeni faceva strada a Giuliano Ferrara con Anselma dall’Olio e il consigliere di amministrazione della Rai Sandro Curzi verso poltroncine laterali («ma mi si nota di più se vengo e stò in disparte o...». E poi il commentatore de la Repubblica Curzio Maltese e folta rappresentanza della stampa estera.
Finita la proiezione, applauso convinto ma non scrosciante (e poi perchè doveva esserlo?), si è assistito alla scena surreale di cannibalismo giornalistico. Assenti regista e attori, televisioni e radio sono andati all’assalto dei colleghi.
Il caimano «un film su un film nel film», come Moretti definì Sogni d’oro nell’81, doveva essere l’opera spauracchio contro Berlusconi, che avrebbe forse messo in imbarazzo la sinistra a due settimane dalle elezioni politiche. L’affondo sul premier c’è stato, non poteva essere altrimenti, dal momento che racconta la difficile gestazione di una pellicola che doveva ripercorrere le tappe dei suoi successi da imprenditore, la sua ascesa politica, la caduta in disgrazia e il processo finale (Moretti decide: 7 anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici).
E una domanda che riecheggia insistente: da dove ha preso tutti quei soldi? Con un’immagine molto efficace Moretti li fa cadere dal cielo. L’imprenditore si alza dalla sua scrivania, pochi secondi dopo dal soffitto si schianta una enorme valigia stracolma di banconote. Questa potrebbe essere una spiegazione efficace. Forse.
Quelle sono le scene più serie, a tratti drammatiche, talvolta surreali. L'imprenditore che costruisce Milano 2, che pensa ad una televisione per le casalinghe. Che circuisce un uomo della Guardia di finanza per farlo desistere dalle indagini che lo incastrerebbero. E lo fa diventare suo stretto collaboratore, quello che si occupa di mandare i soldi all'esteri.
Con inserti di filmati veri del premier che battibecca all’Europarlamento e di lui, imputato a Milano, che si difende definendosi «uno eletto dal popolo che solo dai suoi pari, i cittadini, può essere giudicato. La giustizia è uguale per tutti ma per alcuni è più uguale».
Ma la storia è spesso divertente. Silvio Orlando è un produttore allo sfascio, con la moglie che lo ha lasciato (Margherita Buy), i collaboratori che lo abbandonano. Con una di quelle frasi "morettiane", Orlando si lamenta con al segretaria: «Non mi chiama più nessuno. Amici, nemici , nemmeno una telefonata. Chiunque chiama passamelo, voglio essere disturbato»si getta in questa faccenda difficile: produrre un film su Berlusconi.
La giovane regista, Jasmine Trinca, al primo lungometraggio arriva quasi a temere di non essere in grado di girarlo. E tuttavia le defezioni di un produttore dopo l'altro mette a repentaglio le riprese. Anche l’attore protagonista, Michele Placido, si ritira dall’operazione quando si sta per partire con la lavorazione. Finisce che il premier lo impersona lo stesso Moretti, contattato in precedenza.
Il film si chiude con l’unica scena che Orlando e Trinca riescono a giare, quella del processo. L’imputato è condannato, se ne va in auto sotto un cielo scuro e sulle scalinate del palazzo di giustizia qualcuno ha lanciato una molotov. La claque del premier contesta il giudice che ha letto la sentenza di colpevolezza. Ma le fiamme si moltiplicano, simboliche più che reali, e noi le vediamo in trasparenza mentre la telecamera in soggettiva nell’auto fissa Moretti-Berlusconi, impassibile.
«No, assolutamente no» ha risposto Berlusconi a chi gli chiedeva se andrà a vedere il film. Nessuna curiosità?. «I film di Moretti si vanno a vedere, e poi vedremo se sarà utile o dannoso per la campagna elettorale» ha detto invece Romano Prodi.
Dai politici di centrodestra si alzano, prevedibili, proteste veementi. Nessuno ha visto il film ma non in porta: da An a Forza Italia, tutti sono convinti che l'attacco al premier gli porterà un sacco di voti in più. Tuttavia, per vedere come finisce la favola, bisogna aspettare il 10 aprile.
Pasquale Colizzi
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Da http://www.megachip.info , linkato da Google news