Ci risiamo. A parole condannano i violenti, ma poi nei fatti li difendono.
Sette parlamentari di Rifondazione Comunista e il deputato dei Verdi Paolo Cento hanno sottoscritto un appello per chiedere la scarcerazione dei venticinque autonomi arrestati durante gli scontri di piazza dell’11 marzo scorso a Milano. Nell’appello, firmato dal portavoce del Leonkavallo Daniele Farina, dal leader dei disobbedienti napoletani Francesco Caruso e da Graziella Mascia,Giovanna Capelli, Gigi Malabarba, Franco Turigliatto e Salvatore Cannavò, viene espressa “forte preoccupazione riguardo alla vicenda processuale e umana dei venticinque detenuti” nei confronti dei quali sarebbe stata applicata “una misura restrittiva della libertà personale dal sapore così punitivo”. Congiuntamente al documento, che ha le carte in regola per configurarsi come un’indebita pressione sull’autonomia della magistratura solitamente tanto cara alla sinistra, gli otto parlamentari hanno anche promosso una campagna per la raccolta di fondi da impegnare nella difesa legale dei giovani agli arresti.
Dopo le ambigue condanne della violenza degli scalmanati, quindi, i partiti della sinistra radicale gettano la maschera chiedendo di fatto l’impunità per gli autonomi che sabato undici marzo, nel tentativo di impedire un presidio della Fiamma Tricolore, sfasciarono buona parte di Corso Buenos Aires con sprangate e bombe carta. La giornata, come molti ricorderanno, si risolse in una fitta guerriglia urbana contro le forze dell’ordine e a farne le spese furono carabinieri, poliziotti, negozianti, passanti e alcuni sfortunati automobilisti cui vennero bruciate le auto. Dopo gli incidenti la città mostrò scese in piazza per mostrare tutta la propria indignazione con una fiaccolata notturna alla quale Romano Prodi e gli altri leader nazionali dell’Unione scelsero di non prendere parte. E fecero bene, perchè l’ospitalità concessa agli esponenti più in vista degli antagonisti nelle liste del centrosinistra creò non pochi problemi, quella sera, sia a Filippo Penati che all’ex Prefetto Bruno Ferrante, contestati in modo vibrante da cittadini che ora ha certamente una ragione in più per votare Letizia Moratti alle comunali del prossimo 28 maggio.
Durissima la reazione di Palazzo Marino. «È bastato aspettare poco più di un mese dai gravi fatti di Corso Buenos Aires - spiega il vice sindaco Riccardo De Corato - perchè dalla coalizione di centro sinistra emergessero i sostenitori degli autori delle violenze accadute a Milano. Questi otto autorevoli componenti della maggioranza di Prodi - prosegue De Corato - non hanno manifestato subito il loro senso di solidarietà, nelle ore successive alle aggressioni alle Forze dell’Ordine, alla distruzione delle vetrine, delle auto e dell’An point. Ma hanno aspettato poco più di un mese per sostenere apertamente centri sociali, autonomi e no global, autori di quelle violenze intollerabili e devastanti, confermando così quanto avevamo sostenuto subito dopo i gravi fatti dell’11 marzo. In quei giorni - ricorda infatti il numero due di Palazzo Marino - alcune forze politiche del centro sinistra hanno contribuito a creare polemiche e tensioni, alimentando un clima di violenza e avvelenando un sereno confronto politico. E le dichiarazioni di questi otto parlamentari, autori di una mozione degli affetti nei confronti degli arrestati, sono la chiara dimostrazione di un sostegno politico che non ha tardato ad arrivare e che soddisfa quanti avessero dubbi in merito».
Il vice-sindaco proprio non ci sta e per evitare che l’appello degli otto parlamentari dell’Unione faccia breccia nel pietismo popolare ricorda le motivazioni addotte dai magistrati milanesi ai provvedimenti di custodia. «Qualora la rabbia e la decisa reazione dei cittadini milanesi non fossero sufficienti, vorrei ricordare che i due Gip che hanno convalidato gli arresti delle Forze dell’Ordine, Mariolina Panasiti ed Enrico Manzi, parlano di pericolosità sociale e di azioni realizzate con mezzi particolarmente insidiosi e pericolosi per l’incolumità e la vita dei cittadini e delle Forze dell’Ordine. A dimostrazione della premeditazione di quelle gravi violenze inoltre i gip parlano di armi improprie, esplosivi e materiale incendiario. Tutto preparato e poi utilizzato in pieno coordinamento con i vari gruppi, partiti alla stessa ora da sedi diverse ma diretti verso un unico obiettivo. Accogliendo il parere del pm Piero Basilone e rigettando la richiesta di scarcerazione per 4 dei 25 arrestati - conclude De Corato - la Panasiti ha anche parlato di un’eccezionale tendenza a delinquere e di una particolare forma di opposizione alle prescrizioni dell’Autorità e ai canoni della civile convivenza oltre che dell’assoluto disprezzo per la vita e per l’incolumità altrui».
Che si tratti di Milano, di Napoli o di Genova, perciò, per la sinistra cambia poco o nulla. No global e contestatori non hanno mai colpe e quando il caso vuole che finiscano in carcere subito scatta il soccorso rosso. Come nel caso di Francesco Caruso, che in un’intervista al Corriere del Mezzogioro ammetteva candidamente: «Mi sono candidato per evitare il carcere, per me e per i settemila ragazzi inquisiti in Italia per cinque anni di lotte e mobilitazioni contro il governo Berlusconi. È per loro che mi batterò se arriverò in Parlamento. Ed è per loro che sono pronto a rinunciare all’immunità, perché se il centrosinistra non si vuole ritrovare con un deputato in galera deve procedere all’amnistia, atto legislativo che processi come i nostri dimostrano essere sempre più urgenti». ...Più chiaro di così!