Napolitano: "Le foibe ignorate per cecità"

Roma, 10 febbraio 2007 - Il giorno del ricordo delle foibe e dell'esodo del popolo fiumano dalmata nasce con un preciso scopo: "Un solenne impegno di ristabilimento della verità".
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (nella foto), ha parole molto chiare nel ricevere al Quirinale i familiari delle vittime delle foibe e sottolinea che oggi l'Italia non può più dimenticare non solo il dramma che avvenne al confine orientale a partire dalla primavera del 1945, ma neppure la cosiddetta 'congiura del silenzio' che ne seguì.
"Anche di quella non dobbiamo tacere - ha detto Napolitano - assumendoci la responsabilità di aver negato o teso a ignorare la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali".
Va ricordato, ha aggiunto Napolitano, "l'imperdonabile orrore contro l'umanità costituito dalle foibe, ma egualmente l'odissea dell'esodo, del dolore e della fatica che costò a fiumani, istriani e dalmati ricostruirsi una vita nell'Italia tornata libera e indipendente ma umiliata e mutilata nella sua regione orientale".
Napolitano, che ha consegnato ai parenti di 22 infoibati medaglie e diplomi commemorativi, ha sottolineato, nella cerimonia al Colle, davanti al vicepremier Francesco Rutelli e al presidente della Camera Fausto Bertinotti, che "oggi in Italia abbiamo posto fine a un non giustificabile silenzio" ma "dobbiamo tuttavia ripetere con forza che dovunque, in seno al popolo italiano come nei rapporti tra i popoli, parte della riconciliazione, che fermamente vogliamo, è la verità".
In nome di questa verità, Napolitano ha voluto rivolgere ancora una volta ai parenti degli infoibati e "a nome di tutto il Paese parole di affettuosa vicinanza e solidarietà".
"Raccolgo l'esempio del mio predecessore - dice il presidente - a conferma del dovere che le istituzioni della Repubblica sentono come proprio a tutti i livelli di un riconoscimento troppo a lungo mancato".
Quella delle foibe e dell'esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati fu "una tragedia collettiva" e "quello che si può dire di certo è che si consumò, nel modo più evidente con la disumana ferocia delle foibe, una delle barbarie del secolo scorso".
Napolitano guarda anche alla tragedia della Shoah e osserva che "nel '900 si intrecciano in Europa cultura e barbarie e non bisogna mai smarrire consapevolezza di ciò nel valorizzare i tratti più nobili della nostra tradizione storica e nel consolidare i lineamenti di civiltà, di pace, di libertà, di tolleranza, di solidarietà della nuova Europa che stiamo da oltre 50 anni costruendo".
L'Ue, rilancia il presidente, è nata "dal rifiuto dei nazionalismi aggressivi e oppressivi, da quello espressosi nella guerra fascista a quello espressosi nell'ondata di terrore jugoslavo in Venezia Giulia, un'Europa che esclude naturalmente anche ogni revanscismo".
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (nella foto), ha parole molto chiare nel ricevere al Quirinale i familiari delle vittime delle foibe e sottolinea che oggi l'Italia non può più dimenticare non solo il dramma che avvenne al confine orientale a partire dalla primavera del 1945, ma neppure la cosiddetta 'congiura del silenzio' che ne seguì.
"Anche di quella non dobbiamo tacere - ha detto Napolitano - assumendoci la responsabilità di aver negato o teso a ignorare la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali".
Va ricordato, ha aggiunto Napolitano, "l'imperdonabile orrore contro l'umanità costituito dalle foibe, ma egualmente l'odissea dell'esodo, del dolore e della fatica che costò a fiumani, istriani e dalmati ricostruirsi una vita nell'Italia tornata libera e indipendente ma umiliata e mutilata nella sua regione orientale".
Napolitano, che ha consegnato ai parenti di 22 infoibati medaglie e diplomi commemorativi, ha sottolineato, nella cerimonia al Colle, davanti al vicepremier Francesco Rutelli e al presidente della Camera Fausto Bertinotti, che "oggi in Italia abbiamo posto fine a un non giustificabile silenzio" ma "dobbiamo tuttavia ripetere con forza che dovunque, in seno al popolo italiano come nei rapporti tra i popoli, parte della riconciliazione, che fermamente vogliamo, è la verità".
In nome di questa verità, Napolitano ha voluto rivolgere ancora una volta ai parenti degli infoibati e "a nome di tutto il Paese parole di affettuosa vicinanza e solidarietà".
"Raccolgo l'esempio del mio predecessore - dice il presidente - a conferma del dovere che le istituzioni della Repubblica sentono come proprio a tutti i livelli di un riconoscimento troppo a lungo mancato".
Quella delle foibe e dell'esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati fu "una tragedia collettiva" e "quello che si può dire di certo è che si consumò, nel modo più evidente con la disumana ferocia delle foibe, una delle barbarie del secolo scorso".
Napolitano guarda anche alla tragedia della Shoah e osserva che "nel '900 si intrecciano in Europa cultura e barbarie e non bisogna mai smarrire consapevolezza di ciò nel valorizzare i tratti più nobili della nostra tradizione storica e nel consolidare i lineamenti di civiltà, di pace, di libertà, di tolleranza, di solidarietà della nuova Europa che stiamo da oltre 50 anni costruendo".
L'Ue, rilancia il presidente, è nata "dal rifiuto dei nazionalismi aggressivi e oppressivi, da quello espressosi nella guerra fascista a quello espressosi nell'ondata di terrore jugoslavo in Venezia Giulia, un'Europa che esclude naturalmente anche ogni revanscismo".