Il Times "South Park è scolasticamente corretto"

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Il Times "South Park è scolasticamente corretto"

Messaggiodi Aragorn il 04 apr 2007, 14:00

In Inghilterra il corrispondente del nostro ministero della Pubblica Istruzione ha commissionato uno studio sull'insegnamento degli argomenti di storia "sensibili". Il testo, elaborato dagli esperti della "Historical Asso-ciation", è un agile malloppetto di neanche 50 pagine, consultabile al sito http://www.histo-ry.org.uk/ (il link è quello relativo a "Teach", acronimo per "TeachingEmotiveAnd Controversial History", ossia "insegnare temi di storia emotivi e controversi").

Il documento - di cui ieri Repubblica dava conto in poche righe nelle pagine degli esteri - è una lettura istruttiva, sospesa tra la fotografia della situazione e una serie di linee guida. Il "report" studia casi concreti e "good practices", cioè esempi da portare come indicazione per chi ha a che fare con l'impresa educativa atuttiilivelli. Èlaprima categoria a riservare le sorprese più inquietanti. Il rapporto cita il caso di una scuola della Gran Bretagna del Nord che ha cancellato l'Olo -causto dai programmi di insegnamento per «timore di suscitare sentimenti anti-semiti tra gli alunni musulmani» (così il Times di Londra). Resta tutto da chiarire il nesso tra le due cose, eppure il significato di una decisione simile è lampante. La storia "scomoda", che rischia di dividere o di accentuare tensioni religiose o anche solo civili, va rimossa.

Censure storiche
Il caso della scuola inglese sarà di certo isolato, eppure la logica che lo sottende non è lontanissima da alcuni tic i cui riflessi sono già stati osservati anche in Italia, nelle scuole e fuori. È evidente che l'elenco dei temi "sensibili" -e potenzialmente censurabili, secondo questo precedente -può diventare infinito. Lo stesso documento già citato prende in considerazione altri casi delicati, cui non è difficile affiancare episodi della nostra storia. Anzitutto l'islam: come affrontare gli snodi politico culturali dei Paesi musulmani? Come parlare del terrorismo e dei suoi legami con il fondamentalismo religioso di fronte a ragazzi di famiglie islamiche?
E ancora: come raccontare nei programmi scolastici la storia della tratta degli schiavi di fronte a classi con allievi di origine afroamericana? Come gestire i pregiudizi delle comunità, a che punto e quando intervenire in modo chiaro e netto? Sono problemi drammatici: il documento inglese accenna qualche consiglio. Ci sono alcuni passaggi che suscitano perplessità. A proposito della storia dell'islam, si legge: «Insegnarla nell'Inghilterra moderna pone alcune delle sfide più ardue. Alcuni studenti trovano complicato fare connessioni tra la storia che studiano e l'attualità politica. Spesso hanno idee preconcette e abitudini sclerotizza-te. In particolare, l'idea diffusa tra alcuni studenti musulmani che ci sia una verità non si conforma con le prospettive critiche e pluraliste che soggiaciono a molti dei temi storici». Se l'«idea» che esista una verità è tanto conflig-gente con i programmi, in fondo non appare così fuori luogo censurare alcuni aspetti. In nome di cosa, in questo caso, difendere l'Olocausto? Eppure, poco sotto, lo stesso rapporto spiega piuttosto chiaramente come sia molto difficile mantenere un atteggiamento «neutrale» nel confronto dello sterminio degli ebrei. In piccolo, è una contraddizione che illumina il cuore del problema. È forse la perplessità di fondo sull'esistenza di un fatto reale da propone e comunicare, pur con tutte le interpretazioni, a lasciare spazio alla follia "negazionista" del caso-limite della Shoah espunta dai programmi.

L'articolo del Times
La prima pagina on-line del Times di ieri pomeriggio ospitava con bella evidenza un editoriale dedicato proprio al tema sollevato dal rapporto della Hi-storical Association. Non fosse per la sede, tra le più prestigiose del giornalismo europeo, la tesi sembrerebbe irriverente e improponibile: «Se volete una vera lezione di storia, guardate South Park». Ripercorrendo le pagine del rapporto commissionato dal ministero inglese, Martin Samuel va giù pesante: «Siamo al punto di giustificare la nostra stessa capitolazione suggerendo che la maggioranza dei giovani islamici credono che l'Olocausto sia un'esagerazione? Sicuramente no. Ma se è così, non dovremmo confrontarci con questa realtà, piuttosto che indulgere ad essa?».
L'editorialista del Times fa un passo in più e dice: davanti a questa «codardia morale» la vera lezione viene da un cartone animato: South Park. La butta in vacca? Fino a un certo punto. Il dissacrante cartoon americano è tornato alla ribalta perché nella nuova serie (l'undicesima) si vede la Regina d'Inghilterra che si spara in bocca dopo che è fallito il suo progetto di invadere gli Usa. È l'ultima provocazione. Gli autori, Parker e Stone, da anni hanno un solo chiodo fisso: non risparmiare nessuno. Samuel li descrive efficacemente così: «equal-opportunity offendere». Una specie di Barbara Pollastrini in negativo, che si prefigge l'obiettivo di trattare malissimo chiunque: ebrei, mormoni, cattolici, handicappati, liberal, repubblicani, adepti di Scientology, embrioni, malati di Aids. Anche quelli con i capelli rossi. I due creatori hanno dedicato due puntate alle celebri vignette su Maometto del giornale danese. Nel cartone, una puntata dei "Griffin" viene censurata perché in essa viene raffigurato il profeta Maometto. Che c'entra con la storia menomata? Il piccolo Kyle - coscienza critica di South Park -commenta: «Sospendere un episodio perché offende qualcuno fa iniziare una reazione a catena. Finirà che dovremo cancellarli tutti». Continua il Times: «Nelle nostre scuole non c'è il rischio di bloccare uno show alla tv ma la verità storica. Una volta tolto un capitolo, cosa può succedere?». L'editoriale si conclude con un concetto serio, serissimo («Abbiamo bisogno di educazione. Abbiamo bisogno di intelligenza. Abbiamo bisogno di tolleranza»), rafforzato con la citazione delle parole del delizioso piccolo mormone alla cui famiglia è dedicata una delle puntate più belle di "South park". Sembrano suggerire, con l'ironia massacrante del cartone, che l'educazione non è un problema di direttive o di neutralità, quanto un comunicarsi di esperienze e identità che con la questione della verità è chiamato a confrontarsi: «Io seguo quello che insegna la mia chiesa», dice il bimbo all'amico, «amare la famiglia e aiutare la gente.E anche se questa città può pensare che sia stupido, io scelgo di crederci. Volevo solo esserti amico, Stan, ma tu sei così perfetto da non poter semplicemente ricambiare. Devi ancora crescere, mio caro. Ciucciami le palle».


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

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