Tav, destinazione del "tesoretto" che cresce giorno dopo giorno, riforma delle pensioni. Questi i dossier sul tavolo del Professore. Potevano essere il colpo di coda dopo la batosta delle Amministrative, il «rilancio» chiesto da più parte, ma rischiano di trasformarsi in una nuova - e permanente -rissa nella maggioranza. Rifondazione comunista, infatti, minaccialVappoggio esterno» al governo, mette chiari i suoi paletti, qualche deputato e senatore di fatto se n'è già andato. Domani sarà convocato un vertice di maggioranza per trovare la quadra. Il "blocco rosso", centocinquanta parlamentari della sinistra, spalleggiati dal sindacato, hanno intenzione di dare battaglia. Romano Prodi fa sponda sul Partito democratico, ieri pomeriggio ha avuto un lungo colloquio con Piero Fassino e Francesco Rutelli, ma le trattative si annunciano complesse. I comunisti, questa volta, non sembrano disposti a fare marcia indietro. E il Pd, debole per l'insuccesso alle Amministrative, è sotto tiro.
TAV, RIFONDANONE VOTA NO
Sulla Tav, per esempio. Era nel programma di governo dell'Unione, il governo è costretto a trovare una soluzione entro luglio. Ieri nel pre-consiglio i ministri Antonio Di Pietro e Alessandro Bianchi si sono studiati lanuovaproposta, un tracciato diversoepiù costoso, lo presenteranno ufficialmente oggi, ma i comunisti non ne vogliono sapere. «Noi voteremo no», ha annunciato l'altra sera il capogruppo al Senato Giovanni Russo Spena. «Troveremo insieme una ipotesi di soluzione», si dice certo il ministro delle Infrastrutture. Per la cronaca, la linea ad alta velocità passerebbe da Orbassano piuttosto che da Venaus. E, stando cosile cose, potrà essere approvata solo con i voti dell'opposizione. In compenso saranno destinati alle grandi opere 35 milioni di euro.
LE PENSIONI CHE SCOTTANO
Entro il 28 di giugno, con possibilità di sforare al massimo alla prima settimana di luglio, il governo dovrà scrivere il Dpef. Il do -cumento di programmazione economica anticipa i contenuti della Finanziaria e servirà, oltre a delineare i prossimi interventi di politica economica del governo, a decidere come sarà speso il cosiddetto "tesoretto". L'accordo di massima è già stato raggiunto nellamaggioranza: «Dobbiamo portare sollievo alle condizioni di reddito più basse, ai più acuti bisogni sociali», ha detto ieri il ministro allo Sviluppo economico Pierluigi Bersani. «La priorità sono le pensioni minime», gli ha fatto eco Tiziano Treu della Margherita. Quindi pensioni minime. Ma, con questo spunto, il governo si accinge a intervenire sulla riforma delle pensioni. «È il momento del risarcimento sociale», tuonail segretario di Rifondazione. Non sarà quella richiesta dall'Europa, per riequilibrare i conti, bensì una riforma di "spesa". L'obiettivo è abolire lo "scalone", consentire ai lavoratori di andare in pensione prima. Tanto è vero che ieri Franco Giordano ha pure indicato pure da dove prendere i soldi: «È il momento di abolire lo scalone, di pensare alla previdenza dei giovani precari e di aumentare le pensioni rninirne e quelle più basse. Le risorse ci sono ed è giunto il momento di riequilibrare le risorse a vantaggio dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani». Altrimenti? «Qui si vede se la nostra presenza nell'esecutivo ha un senso», glihafatto eco Marco Rizzo del Pdci. O si fa così, dunque, o salta il tavolo. Intanto Tommaso Padoa Schioppa, insieme a un pool di suoi colleghi, sta lavorando a un "piano casa", con incentivi per gli affitti e l'investimento nell'edilizia pubblica.
RINVIATA L'ICI, TAGLI NEL2008
Risarcimento sì, ma niente taglio dell'Iti. Francesco Rutelli e la Margherita, tutto sommato, avevano chiesto soltanto quello. Cioè di abolire l'imposta comunale sugli immobili. Ma Tommaso Padoa Schioppa, il ministro sempre più nel mirino, non ha ceduto. Il taglio ci sarà, ha annunciato ieri il sottosegretario Altiero Grandi, ma nel 2008. L'accordo raggiunto ieri nella maggioranza è questo: niente lei sulla prima casa per abitazioni fino a 100 metri quadrati nell'attesa che ci sia una riforma degli estimi catastali. Dopo saranno esentate le abitazioni fino a 150. Ma non è detto che ci siano fondi a disposizione per tutti questi interventi. Di certo non ci sarà spazio per una riduzione della pressione fiscale, la rimodulazione - al ribasso - delle aliquote. Al governo, dunque, resta il problema-Nord. «Brontola», ammette Bersani, «ora c'è bisogno di una spinta».