GENOVA, 23 giugno 2007 - Si voleva vendicare di una prostituta e del suo nuovo compagno albanese il 43enne di Pinerolo (CN), le cui iniziali sono E.C., ex carabiniere, denunciato dalla Digos di Genova per avere spedito lo scorso 9 giugno 3 proiettili ed una lettera minatoria al presidente della Cei e arcivescovo di Genova monsignor Angelo Bagnasco.
L'uomo all'inizio di maggio era finito in carcere in seguito ad un'estorsione che aveva messo in atto ai danni della «lucciola» 35enne di Ceva (CN) contro cui ha poi ordito la vendetta. Dopo avere ottenuto gli arresti domiciliari l'uomo ha architettato la ritorsione.
Su un foglio aveva dattiloscritto la frase: «Mosnignore, lei deve morire. Se non con questi che le mando lo farò di persona». Aveva firmato la lettera imitando la firma della trentacinquenne cosicchè la polizia potesse risalire a lei. Aveva infilato 3 proiettili calibro 30 Winchester e la lettera in una busta commerciale e l'aveva spedita alla curia genovese.
Dopo un'attenta analisi del materiale la digos è risalita ai tre soggetti implicati nella vicenda. Stamani all'alba sono scattate le perquisizioni autorizzate dal pm genovese Anna Canepa. All'interno dell'abitazione del 43enne è stato trovato e sequestrato il computer con cui aveva riprodotto la firma della donna. L'uomo è stato denunciato per calunnia, minacce gravi aggravate e detenzione abusiva di munizionamento.
La truce vicenda non sarebbe dunque legata al mondo dell'eversione. Il questore di Genova Salvatore Presenti ed il capo della polizia politica Giuseppe Gonan lo hanno ripetuto a più riprese, sottolineando che la lettera con i proiettili non è correlata alla prima lettera minatoria contenete un bossolo inviata a monsignor Bagnasco il 27 aprile scorso.
C.E. avrebbe, infatti, agito per ritorsione a una denuncia sporta nei suoi confronti dagli altri due. C.E. è stato