ROMA - Duecento pendolari hanno bloccato per quasi otto ore la stazione Tiburtina a Roma; vogliono il rinnovo dell'accordo tra Trenitalia e Regione Campania che gli permetteva di acquistare i biglietti con il 50% di sconto. Il traffico ferroviario nel centro Italia è andato in tilt: almeno cinquanta treni sono rimasti bloccati o hanno accumulato fino a sei ore di ritardo. Deviati su altre linee nove treni. Coinvolti nel caos anche i convogli diretti alla stazione ferroviaria dell'aeroporto di Fiumicino. Cinquanta agenti di polizia, in tenuta antisommossa, sono stati schierati nella stazione Tiburtina pronti ad intervenire. Dipendenti della Protezione civile hanno distribuito bottigliette d'acqua sui treni bloccati sotto il sole; una ragazza ha accusato un malore per il troppo caldo. Dopo quasi otto ore, i manifestanti hanno lasciato la stazione imbarcandosi su un altro treno proveniente da Palermo ma diretto anch'eso a Milano. Il traffico ferroviario ha ripreso lento a muoversi ma i disagi sono proseguiti per ore. Nel tentativo di trovare un accordo tra Trenitalia e le rappresentanza dei pendolari, l'assessore al lavoro della Regione Campania ha offerto la propria mediazione, invitando le due parti ad un tavolo delle trattative.
"Tariffe troppo care". La protesta è iniziata stamane all'alba. I due binari sono stati invasi dai pendolari che dalla Campania si muovono verso il nord per raggiungere il luogo di lavoro con il treno notturno 830 Salerno-Milano. Grazie ad una convenzione con la Regione Campania, fino a poco tempo fa i pendolari pagavano un biglietto ridotto, ma ormai l'accordo è scaduto "e adesso - spiegano i manifestanti - siamo costretti a versare anche 60 euro per abbracciare i nostri figli: è troppo per i nostri miseri stipendi". "Sei mesi fa - racconta un operaio napoletano - il biglietto costava 15 euro. Inoltre il treno delle 23 da Napoli è stato eliminato. Io guadagno 500 euro al mese, ho bisogno del biglietto a prezzo ridotto".
Ferrovie: "Questo era l'accordo". Renato Granato, responsabile in Campania dell'ufficio stampa delle Ferrovie, ricorda bene i termini di quell'accordo: "Nel 2005, Trenitalia e la Regione Campania siglarono un patto a favore dei pendolari residenti in Campania ma impiegati nelle regioni del Nord. Presentando un attestato del datore di lavoro e la certificazione che dimostrava un reddito contenuto, i pendolari pagavano l'abbonamento mensile ridotto del 50%. Molti pendolari si lamentavano però di non poter accedere alla convenzione perchè il loro datore di lavoro non voleva certificare l'assunzione. Forse erano dipendenti irregolari. Trenitalia allora è venuta incontro ai pendolari, accettando di emettere biglietti scontati con la sola autocertificazione e così è stato per un anno e mezzo, ma dal primo gennaio scorso, l'azienda ha ritenuto di non poter più sopportare questoonere finanziairo e ha cancellato l'accordo".
Duecento sui binari. La protesta è scoppiata quando i controllori hanno contestato ai pendolari che avevano fatto il biglietto solo fino a Roma e non fino alla stazione milanese di arrivo: duecento, dei circa mille passeggeri del treno, sono scesi dalle carrozze e hanno invaso i binari della stazione bloccando il traffico ferroviario.
Passeggeri infuriati. Infuriati anche i viaggiatori degli altri treni soppressi che vengono invitati, di volta in volta, a trasbordare di treno per poter arrivare a Roma, ma poi si ritrovano a restare fermi sulle carrozze bloccate dalla rivolta dei pendolari: "Le Ferrovie avrebbero dovuto organizzare dei servizi sostitutivi di pullman", si lamenta un passeggero. "Invece non hanno fatto nulla e noi siamo qui bloccati senza sapere quando potremo ripartire". Solo alle undici, con l'arrivo in massa degli agenti di polizia, il personale di Trenitalia ha fatto scendere dal treno occupato i passeggeri che hanno pagato l'intero biglietto: saranno accompagnati alla stazione Termini con alcune navette per proseguire il viaggio su altri convogli.
Le Ferrovie: "Tutti devono pagare il biglietto". Marco Mancini dell'ufficio stampa di Trenitalia, è convinto che ogni trattativa con i manifestanti deve partire dal principio che "chiunque usa le Ferrovie, prima di tutto, deve pagare il biglietto. E' un atto di rispetto verso il nostro azionista che è il ministero delle Finanze, cioè il popolo italiano".