Dio, come sono buoni. E noi come siamo cattivi. Attori cantanti e politici lottano per realizzare il Paradiso terrestre: stop all'inquinamento, più amore e meno guerre. Oggi il concerto Live Earth, a cui partecipa il gotha dell'industria rock, farà capire ai cittadini di tutto il mondo quanto sia miope lo sviluppo economico: l'apocalisse è dietro l'angolo, i nostri figli vivranno in un deserto a causa delle emissioni di gas serra. È questo il messaggio lanciato dall'animatore della manifestazione, l'americano Al Gore. (Il quale ha una doppia personalità come il Dottor Jeckyll e Mister Hyde. In pubblico è un paladino dell'ambiente, in privato è proprietario di tenute che consumano energia come una regione italiana).
Star come Madonna, Metallica, Green Day e Red Hot Chili Peppers si esibiranno su nove palchi, almeno uno in ogni continente. Giorgio Gaber ha descritto questo genere di artisti impegnati in una sua geniale canzone, "Il potere dei più buoni". Tutta gente che ha una passione incontenibile per gli animali e l'ambiente. Tutta gente che pensa «alle vipere sempre più rare e anche al rispetto per le zanzare». Tutta gente che «in questi tempi così immorali» si dedica «ad abbracciare le piante».
Le stelle arriveranno al Live Earth con i loro jet personali (quello dei Peppers in una tournée inquina come un cittadino della Basilicata in quarant'anni), certi di essere accolti in camerini all'altezza delle loro regali richieste. Madonna, per esempio, ha richiesto agli organizzatori del super evento ecologista 8 specchi, una corda per saltare, 150 scatole di fragole, the dello Yorkshire e deodorante alla vaniglia. Altre pretese astruse sono arrivate dai Red Hot Chili Peppers (ancora), dagli Snow Patrol e dai Keane. Ma chi se ne importa: gli aerei da trasporto sono stati inventati per questo, mica per altro. Se poi la bontà si può associare alla pubblicità, tanto meglio. Ci sono primati da consolidare, carriere da raddrizzare, tonfi da dimenticare. Un po' di stampa amica è sempre utile. Sparare su Live Earth è come rubare le caramelle a un bambino. Al Gore e compagnia bella sono troppo facilmente ascrivibili alla categoria degli eco-furbetti, quelli che predicano bene e razzolano male.
Spendersi per cause scontate (c'è qualcuno a favore dell'inquinamento?), anche se con argomenti inconsistenti, regala visibilità. E tanto basta per togliere la chitarra dalla custodia. Nel frattempo su iTunes, il più grande magazzino on line di file musicali, è da tempo disponibile la compilation con brani dei musicisti partecipanti all'evento. Il costo è 67 euro, e non è chiaro a chi andranno e per cosa saranno utilizzati.
Le omissioni politically correct
Il modo in cui i divi sfruttano la cattiva coscienza dei consumatori rasenta talvolta il puro cinismo. Un esempio. In questi giorni è stata lanciata una campagna che lascia di stucco per le omissioni politicamente corrette che la contraddistinguono. Nei negozi e in edicola fa la sua figura un doppio ed i cui proventi sono destinati a sostenere i profughi del Darfur. Titolo: "Make Some Noise. The Amnesty International Campaign to Save Darfur" (Facciamo rumore: La campagna di Amnesty International per salvare il Darfur).
Contenuto: 28 successi di John Lennon interpretati da artisti vari, cioè i soliti campioni di bontà. Vecchie glorie ormai imbolsite come U2 e REM (agghiaccianti le loro performance, forse è tempo di andare in pensione). Sex symbol prestati alla canzone come Lenny Kravitz e Christina Aguilera. Eroi dell'impegno come i punk miliardari Green Day che intonano "Working Class Hero", cioè "Eroe della classe operaia".
Tuttavia la causa, almeno per una volta, sembrava quella giusta e chi scrive non ha esitato a sborsare 18 euro a scatola chiusa.
In Sudan, nella regione del Darfur, agiscono le milizie islamiche della tribù Janja-wid col supporto del regime già amico dell'emiro Osama
Bin Laden. Gli esiti sono tragici: milioni di persone fuggono per evitare la morte, i caduti sono centinaia di migliaia. Lo scontro è anche e soprattutto religioso. In Darfur ci sono moltissimi cristiani e animisti. Per questo siamo di fronte a un genocidio a tutti gli effetti, come è stato definito dagli Stati Uniti (l'inutile Onu invece respinge questa definizione).
I proclami vuoti di YokoOno
Tuttavia di tutto ciò nel doppio ed non c'è traccia. Incredibile: chi spende 18 euro per fermare il massacro non ha nemmeno il diritto di sapere chi sono i colpevoli... Anzi, gli si confondono le idee. Il libretto all'interno della confezione è un capolavoro di reticenza ed evita con cura ogni riferimento all'islam. Come al solito, questa parola non si deve pronunciare per non essere "razzisti". Chi non conosce già la vicenda, potrebbe pensare che gli attacchi dei guerriglieri siano dettati dalla pura pazzia o dalla semplice criminalità. Inizia Yoko Ono nella prima pagina: John sarebbe orgoglioso dell'iniziativa; John ha scritto le sue canzoni spinto dal grande amore per l'umanità; con questo disco vogliamo salvare la vita ai cittadini del Darfur. E già uno si domanda: ma chi li minaccia? Non rimane che sfogliare le pagine seguenti a cura di Amnesty. La crisi in Darfur è dovuta a una tribù di malvagi uomini a cavallo chiamati Janjawid. Questi assaltano i villaggi con armi automatiche e intenzioni assassine. La gente scappa, soprattutto le donne, spesso sottoposte a stupri di massa. Milioni di uomini hanno perso la casa. Centinaia di migliaia sono stati trucidati. Il lettore a questo punto si chiede il motivo di tanto orrore. Risposta di Amnesty: i Janjawid sono al soldo del governo, e fin qui tutto bene. Ma udite udite: la religione non c'entra nulla. I Janjawid sono stati "assunti" per pone fine alle attività terroristiche nel Darfur (quali? Boh...). Il conflitto è legato alla distribuzione delle risorse naturali che proprietari terrieri e nomadi sono costretti a condividere. Come minimo, la spiegazione è parziale.
I professionisti della beneficenza (come gli U2 sempre in prima fila per ogni causa salvo poi spostare i propri denari in Olanda per eludere più comodamente le tasse) abusano della buona fede di chi spende convinto di supportare i diritti umani e non una banda di ipocriti.
Gli attivisti per ogni stagione
I quali in questo modo costruiscono carriere e guadagnano credibilità. Anche per questo genere di attivisti, Gaber ha una buona definizione: «Sono sensibile ed umano / probabilmente sono il più buono / ho dentro il cuore un affetto vero / per i bambini del mondo intero / ogni tragedia nazionale / è il mio terreno naturale / perché dovunque c'è sofferenza / sento la voce della mia coscienza. / È il potere dei più buoni / è il potere dei più buoni / son già iscritto a più di mille associazioni / e organizzo dovunque manifestazioni». Appunto.