I diktat ambientalisti frenano le liberalizzazioni E il futuro del Paese
E’ colpa del ministro Alfonso Pecoraro Scanio se l’Italia rischia la crisi energetica? Forse non solo sua, ma certo il titolare dell’Ambiente ha delle responsabilità, dirette e indirette. Dirette, perché da quando ha assunto un importante incarico di governo tutti i progetti di nuove infrastrutture hanno subito rallentamenti ulteriori rispetto alle performance già non esaltanti del nostro processo autorizzativo. Indiretti, perché la propaganda e l’azione politica dei Verdi e dei professionisti dell’ecologismo hanno contribuito ad aggiungere bizantinismi alle lungaggini burocratiche, arbitriarietà alle decisioni amministrative, ostilità popolare a chiunque voglia aprire un cantiere. E il problema energetico italiano sta, se non tutto, in gran parte lì: nel fatto che, pur essendo un mercato più che promettente (come dimostrano i tanti progetti presentanti), il nostro è un paese dove nessuno ha la forza e il diritto di prender decisioni, ma tutti hanno la possibilità di affossarle.
I numeri parlano da soli: l’Italia, tra produzione nazionale e importazione di gas naturale, è in grado a malapena di coprire il fabbisogno. Cioè: se i consumi restano moderati, tutto bene; se, per qualunque ragione, i consumi aumentano, male. “Male”, poiché il gas è il combustibile con cui abbiamo scelto di produrre gran parte della nostra elettricità oltre al riscaldamento e agli usi industriali, significa che il rischio, come ha detto Fulvio Conti causando un putiferio pur non avendo svelato nulla che non fosse noto da anni, è di restare al freddo e al buio. Di fronte a dati tanto allarmanti uno si aspetterebbe, da parte di chi sta a Roma, almeno il tentativo di risolvere i problemi: snellendo i percorsi amministrativi (che non significa necessariamente riducendo gli standard ambientali, ma solo garantendo certezza e speditezza delle decisioni), o almeno non mettendo i bastoni tra le ruote a chi ci prova. Invece, non solo è quasi impossibile costruire un rigassificatore (l’unica soluzione di lungo termine al problema), ma perfino rimpolpare gli stoccaggi è impresa epica. Per ragioni tecniche, un sistema efficiente di stoccaggio è fondamentale in situazioni di emergenza, ma anche per il normale funzionamento del sistema.
Al fondo c’è l’incapacità di prendere sul serio le liberalizzazioni. Tra gli obiettivi dell’apertura dei mercati c’è anche quello di aumentare l’offerta stuzzicando le imprese con la leva del profitto; perché ciò accada occorre che sia ad esse consentito di realizzare opere quali terminali di rigassificazione o gasdotti. Quando il governo lo impedisce (bloccando progetti o mandando segnali confusi e quindi disorientando gli attori economici) non si limita a mettere a repentaglio la nostra sicurezza energetica nell’immediato: rallenta anche il processo di liberalizzazione e dice chiaramente ai nuovi entranti di andare a cercare quote di mercato altrove. Quindi, consolida i monopoli e con essi le inefficienze del sistema nel suo complesso. Ironicamente, proprio ieri Pecoraro ha aperto la conferenza nazionale sui cambiamenti climatici: nessuno gli ha fatto notare, però, che nell’inverno scorso ce la siamo cavata bene proprio perché le temperature sono state insolitamente miti. Speriamo che anche quest’anno l’effetto serra ci aiuti.
Articolo di Carlo Stagnaro dell'
Istituto Bruno Leoni