IL CASO scoppiato attorno all’aereo di Stato che ha trasportato a Linate - e riportato dallo scalo lombardo a Fiumicino - ministri e parlamentari (accompagnati da parenti), nonchè consulenti politici, miete la prima vittima. Riccardo Capecchi, collaboratore di Palazzo Chigi, scrive al sito web Dagospia - che ieri ha pubblicato una foto in cui è ritratto mentre a Linate s’imbarca sul volo di Stato - per annunciare le proprie dimissioni. «Un gesto che le fa onore», replica il sito web gestito da Roberto D’Agostino. Che aggiunge: «È Mastella che deve dimettersi da ministro, non lei». Insomma, Dagospia rilancia. E sposta l’attenzione sull’uomo politico che più è stato investito dalla bufera sui voli di Stato. Il caso allora non sembra essere chiuso. Ma Clemente Mastella ha già fatto capire di non essere disposto a subire in silenzio gli attacchi dell’Espresso - il settimanale che ha lanciato il caso - e dei media accodatisi alla denuncia del settimanale. Il Guardasigilli e leader dell’Udeur ha subito intravisto nell’operazione giornalistica la volontà - da parte di ambienti vicini al centrosinistra - di colpire il governo Prodi. Non solo: il leader dell’Udeur ha chiamato in causa le altre persone volate assieme a lui a Linate - e di lì in elicottero a Monza - per assistere al gran premio di Formula 1. «È noto - ha sottolineato il Guardasigilli sul proprio blog - che sull’Air Force italiano oltre a Clemente Mastella ci fosse anche il vicepremier Francesco Rutelli. È arcinoto che Mastella si è portato il figlio. Non è noto invece che Rutelli s’è portato la moglie. La signora Barbara Palombelli. Il giornale di De Benedetti questo non lo racconta». Neppure su Capecchi l’Espresso accendeva i riflettori. A farlo ha provveduto ieri Dagospia. Con conseguenze dirompenti. Nella lettera in cui annuncia le dimissioni, l’ex collaboratore di Palazzo Chigi scrive: «Oggi (ieri, ndr) il sito di Dagospia ha pubblicato una mia foto mentre mi imbarco sul volo di ritorno da Milano che riportava a Roma il vicepresidente Francesco Rutelli dopo il gran premio di Monza. Ero su quel volo di ritorno da Milano per atto di cortesia del ministro Rutelli dopo aver partecipato a titolo strettamente privato al gran premio e tengo a precisare che ero in possesso di un biglietto regolarmente acquistato per il volo AZ 2119 delle ore 20 da Linate a Fiumicino. Sono certo - continua Capecchi - di non aver commesso alcun illecito o violazione di legge ma consapevole tuttavia di aver compiuto una leggerezza: mi è ben chiaro che non tutti hanno l’opportunità di salire su un volo di Stato in alternativa a un volo di linea solo per risparmiare alcune ore di attesa. Ciò a prescindere che in quella circostanza vi siano o meno fotografia appostati per fare degli scoop giornalistici contro questa o quella autorità dello Stato. E credo anche che nella vita si debba essere conseguenti e che i comportamenti individuali anche del più piccolo collaboratore, quale io sono, non debbano in alcun modo inficiare ruoli e istituzioni, esse sì importanti e prestigiose. È per questo motivo - conclude l'ex collaboratore del governo - che ho già ritenuto opportuno rimettere in modo irrevocabile il mio incarico presso la presidenza del Consiglio. Ringrazio con l’occasione il presidente Romano Prodi e il sottosegretario Enrico Letta per l'opportunità che mi hanno dato in questi mesi di collaborare al loro fianco». Il vicepremier Francesco Rutelli però ha voluto precisare in merito che Capecchi è salito su quel volo non per volontà sua, ma per iniziativa dello stesso Capecchi. Palazzo Chigi, invece, commenta così la decisione di Capecchi: «Un gesto personale che è stato apprezzato». Mastella ora si troverà ancora di più in difficoltà. La polemica non sembra essere finita.
fonte iltempo