Romano Prodi all'attacco della sinistra alla fine del suo mandato a Palazzo Chigi. Il premier, sulla Stampa, critica Clemente Mastella, ma politicamente punta il dito soltanto contro Bertinotti e compagni: "La responsabilità politica della crisi è stata di chi ha minato continuamente l'azione del governo, di chi ha fatto certe dichiarazioni istituzionali opinabili..." e poi incalza: "Walter ha fatto la cosa giusta: correre da soli". Prodi dice ancora: "Io ero un'anomalia che non sono riusciti a riassorbire, ho urtato interessi di qua e di là, e alla fine sono stato espulso. Se sono riuscito a governare soltanto per cinque anni scarsi, questo non è un caso".
Quanto a Mastella, il presidente del Consiglio dimissionario dice: "Ha tradito, non c'è dubbio. E il modo in cui l'ha fatto dimostra mancanza di senso dello Stato: l'ho cercato per due giorni, per il cambio di consegne al ministero della Giustizia. Ho chiesto persino a Diego Della Valle di trovarlo. Niente. Lui non aveva fatto male come ministro, ma la vera responsabilità politica non è stata la sua. Subito dopo aver parlato al Senato ho ricevuto molte richieste, a tutti i livelli, per recarmi subito al Quirinale e dimettermi senza un voto. Ma per la mia dignità e la dignità della politica ho tenuto duro sulla procedura più trasparente. Se avessi rinunciato avrei consentito ai Mastella e ai Dini di poter poi dire: Prodi si è dimesso, noi mica avremmo votato contro. La procedura trasparente ha inchiodato i responsabili e non è un caso che Mastella non sia stato candidato da nessuno".
Infine, a proposito dell'atteggiamento negativo nei suoi confronti della Chiesa osserva: "Che paradosso, proprio io che ho sempre avuto un rapporto così intenso e profondo con quel mondo...".