Immigrazione e petrolio: le minacce della Libia

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Immigrazione e petrolio: le minacce della Libia

Messaggiodi takion il 09 mag 2008, 09:53

Finalmente si arriva a qualcosa di reale e concreto: come si farà? Dopo il lungo sonno sugli allori vediamo cosa tirano fuori le parti scientifiche in riguardo a qualche alternativa (sono escluse le vetture ad elastico... :) ) che possa sostituire il petrolio. Non ce ne sono perché sono "impreparati"? Amaro risveglio, vero? Ancora è nulla!

ROMA - Sono molto difficili i primi passi del governo Berlusconi in politica estera. La Libia ha risposto con durezza alla nomina di Roberto Calderoli a ministro nel nuovo governo Berlusconi: il ministero degli Interni di Tripoli ha fatto sapere ieri notte di non voler più collaborare nella protezione delle coste italiane dall'ondata di immigrati illegali dall'Africa, "questo perché Roma e altri paesi dell'Unione europea non hanno messo in atto l'appoggio promesso". E secondo le informazioni di un quotidiano on-line specializzato in petrolio, Gheddafi sarebbe pronto anche a ritorsioni nel campo petrolifero, bloccando i contratti con l'Eni siglati lo scorso 16 ottobre, con la possibilità di arrivare addirittura a una possibile nazionalizzazione di tutte le attività dell'azienda petrolifera italiana.

La mossa decisa dal leader libico Muhammar Gheddafi arriva dopo l'avvertimento che il 2 maggio era stato lanciato da suo figlio, Saif el Islam. La settimana scorsa l'erede apparente del colonnello Gheddafi aveva dichiarato che le relazioni fra Tripoli e Roma sarebbero peggiorate decisamente nel caso Calderoli avesse fatto parte del nuovo governo. La nomina a ministro di Calderoli avrebbe riportato a galla la profonda tensione che divise l'Italia dalla Libia due anni fa: mentre il mondo musulmano era in fiamme per le vignette "blasfeme" pubblicate da un giornale danese, il ministro Calderoli si presentò al Tg1 mostrando una t-shirt con una delle vignette con la caricatura del Profeta Maometto.

Nei giorni successivi una folla di cittadini libici assaltò il consolato italiano a Bengasi, mettendolo a fuoco; per proteggere il personale italiano, la polizia libica sparò sui dimostranti, arrivando ad uccidere ufficialmente 11 persone, che secondo valutazioni fatte successivamente sarebbero invece almeno una trentina. Per questo nel suo comunicato Saif Gheddafi arrivava a definire Calderoli "assassino", per aver provocato indirettamente gli scontri di Bengasi, minacciando appunto conseguenze catastrofiche.

Il comunicato libico di ieri sera sarebbe dunque la ritorsione immediata decisa da Gheddafi: "La Libia è impegnata negli sforzi per respingere l'afflusso di immigrati illegali verso l'Italia, esaurendo le sue risorse materiali e spendendo una grande quantità di denaro per proteggere le coste italiane dall'ondata di immigrati clandestini. Adesso la Libia non sarà più responsabile della protezione delle coste italiane dagli immigrati illegali, poiché la parte italiana non ha rispettato l'impegno nel dare appoggio alla Libia".

I libici aggiungono minacciosamente che "ci attendiamo un incremento quest'estate nel numero degli arrivi in Italia, via Libia, di immigrati clandestini provenienti dai paesi sub-sahariani, un fenomeno consueto in questo periodo dell'anno a causa delle migliori condizioni atmosferiche e del mare in genere più calmo".

Ma ieri sera un altro tipo di minaccia si è affacciato all'orizzonte del governo Berlusconi: la "Staffetta quotidiana", una pubblicazione on-line specializzata nel settore petrolifero, rivela che secondo fonti diplomatiche libiche potrebbero essere annunciati da Tripoli anche il blocco dei visti per l'ingresso degli italiani in Libia e la cancellazione dell'accordo strategico tra Eni e la compagnia di stato Noc, siglato il 16 ottobre scorso a Tripoli. L'intesa prevede il prolungamento per 25 anni dei contratti petroliferi attuali e investimenti congiunti per 28 miliardi di euro in 10 anni. Sempre secondo la "Staffetta" non sarebbe esclusa come gesto estremo la nazionalizzazione delle attività dell'Eni in Libia.

(9 maggio 2008)


fonte http://www.repubblica.it/2008/05/sezion ... sioni.html
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Re: Immigrazione e petrolio: le minacce della Libia

Messaggiodi Ibanez89 il 09 mag 2008, 12:19

mha non me ne intendo di politica ne tanto meno di politica estera ma mi sembra esagerato, sicuramente ce altro sotto
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insomma poco alla volta mi si sta bruciando tutto :asd:

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Re: Immigrazione e petrolio: le minacce della Libia

Messaggiodi takion il 09 mag 2008, 23:29

Anche se non te ne intendi puoi sempre capire a cosa si vada incontro, inoltre con dichiarazioni di parte e di tipo razzista... perché solo di razzismo si può parlare, visto che ci sono anche molti italiani in vari Paesi esteri...
Se hanno veramente le prove di ciò che dicono ( e ne dubito) perché non le pubblicano a dimostrazione che ciò che hanno detto non è menzogna a titolo gratuito? Ah, già: tanto per loro la benzina ci sarà sempre, sino a che rimarranno a governo...

Mi voglio sbagliare, ma stanno mettendo in pericolo il nuovo governo e ancora di più quello che dovrà fare il loro leader, infondendo inoltre malumore inutile.

La Libia ha accolto ''con soddisfazione'' ''le dichiarazioni pubbliche di pentimento'' del ministro Roberto Calderoli e i tanti contatti avutio con le autorita' italiane e considera ''il caso chiuso''. E' quanto si legge in una nota dell'ambasciata libica in Italia.

''Sono sinceramente rammaricato per le vittime degli scontri di Bengasi di qualche anno fa' provocati da un'interpretazione non corretta -di cui rinnovo le scuse- di alcune mie dichiarazioni''. Cosi' il ministro per la Semplificazione amministrativa Roberto Calderoli era tornato sulla vicenda che ha provocato tensioni con la Libia: ''Come uomo politico e Ministro della Repubblica nutro il piu' profondo rispetto per tutte le civilta' e sono convinto che il dialogo con quella islamica sia un tema imprescindibile dei nostri tempi''. ''Le relazioni tra Libia e Italia sono improntate al reciproco rispetto. Sono certo che saranno sempre piu' costruttive e mi adoperero' personalmente perche' cio' avvenga'', ha continuato l'esponente della Lega sottolineando che ''il governo italiano, e in particolare il Ministro degli Esteri e il Ministro degli interni, intendono intensificare -anche attraverso l' Europa- la collaborazione con la Libia''.

FRATTINI: LIBIA PAESE AMICO - "La Libia è un paese amico e e l'Italia si impegna affinché anche con l'Europa si possano sviluppare quelle iniziative di collaborazione forte con la Libia che la Libia desidera". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Franco Frattini ai microfoni del Tg1.


BOSSI ATTACCA GHEDDAFI, MANDA IMMIGRATI
(di Marcello Campo)

"Gli immigrati? Sono loro che ce li mandano". Umberto Bossi, nel suo primo giorno da ministro, provoca l'ennesimo scontro politico rinfocolando la polemica mai spenta del tutto tra la Lega Nord e la Libia. Polemica che stavolta non riguarda semplicemente una forza politica e il suo leader abituato a usare frasi a effetto, "iperboli" come le chiama il Cavaliere, ma coinvolge il nuovo esecutivo appena insediato. Una mossa, quella di Bossi, che mette in contropiede diversi ministri, Premier in testa, impegnati anche oggi a smorzare i toni, svelenire il clima pur di riallacciare il dialogo con Tripoli. Un dialogo reso ancora più difficile dalle dichiarazioni del ministro dell'Interno libico diffuse ieri a tarda serata in cui si annunciava il disimpegno del paese nord africano dalla difficile opera di contrasto agli imbarchi dei clandestini destinati al nostro Paese. Una minaccia che sembra legata alla nomina di Roberto Calderoli alla carica di ministro, alla quale proprio il diretto interessato replica con pacatezza: "Mi sono pentito per aver indossato quelle magliette. Il mio - spiega di buon mattino al Tg5 - era un messaggio di pace e di avvicinamento tra le religioni monoteiste ma è stato interpretato in maniera diversa. Spero che oggi non ci siano dei problemi legati a una cosa del passato che dovrebbe essere considerata come un incidente chiuso".
Anche il premier, Silvio Berlusconi, prima di festeggiare il sessantesimo anniversario della nascita dello Stato di Israele lancia messaggi di pacificazione: "Avremo modo di chiarire e tranquillizzare la situazione con le autorità libiche. Sono fiducioso". Passa un'ora e arriva la doccia fredda.
Il 'Senatur', dopo aver pranzato con la moglie e i figli nel ristorante di Montecitorio, e mentre mostra loro il Palazzo, s'intrattiene con i cronisti che gli chiedono delle posizioni assunte da Tripoli. "Gli immigrati? Sono loro che ce li mandano. Bisognerebbe mandarli indietro quando li vedi con il satellite". Poi, aggiunge: "tutti gli africani hanno diritto di essere cittadini libici, ma non se li possono tenere tutti e quindi li caricano sui barconi e ce li mandano". E ai cronisti che gli chiedevano se nelle parole del ministro libico ci fosse a suo avviso una 'ritorsione' per la nomina di Calderoli replica aspro: "la lingua di Gheddafi è sempre stata lunga...". Un intervento in politica estera che però ambienti della maggioranza interpretano come un modo per alzare il prezzo nella partita tutta italiana sulla nomina dei vice ministri e sottosegretari. Del resto è lo stesso Bossi che dopo aver attaccato Gheddafi rilancia la candidatura di Roberto Castelli come vice ministro alle infrastrutture, altrimenti, si chiede ironico "le strade chi le fa?". L'opposizione però reagisce con forza.

"Vorrei esprimere sconcerto - attacca Walter Veltroni - per le parole di Umberto Bossi nei confronti della Libia su un tema che non è oltretutto di sua competenza; non capisco l'interesse ad aprire nuove tensioni con quel Paese". Il leader Pd ricorda quindi "l'intenso lavoro" di ricucitura condotto "dal precedente governo e, prima ancora, dal ministro Pisanu". "Questo tessuto costruito in tanti anni - conclude - non può essere strappato". Acido anche il commento dell'Udc: "Le incaute dichiarazioni di oggi del ministro Bossi - osserva il portavoce Francesco Pionati - ci preoccupano per la loro leggerezza che rischia di incrinare delicati rapporti con un Paese non lontano da noi sotto molti ed evidenti punti di vista. Le sue parole non sono infatti espresse come semplice leader politico ma, da ieri, come Ministro che ha giurato fedeltà alla Repubblica e le cui conseguenze impegnano l'Italia e il suo governo. Invitiamo quindi il Presidente del Consiglio a farsi interprete delle parole di Bossi o a smentirle".


fonte http://www.ansa.it/opencms/export/site/ ... 80656.html
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