La storia di Federica e il "mostro" non è ancora chiara

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La storia di Federica e il "mostro" non è ancora chiara

Messaggiodi Aragorn il 12 lug 2008, 17:37

E’ il mostro che non ti aspetti, il bruto con la faccia da ragazzo normale. Sorride, nella foto, alza il pollice, abbraccia e bacia Federica sulla guancia. Lui è Victor Diaz Silva, el Gordo, lei è Federica Squarise. L’assassino e la vittima di Lloret de Mar.

Se c’è un aspetto sconvolgente, nella tragedia, è la banalità del male ritratto in quella fotografia scattata dall’amica di Federica, Stefania, poco prima dell’omicidio. Un male che non si vede, che si comprende solo col senno di poi. No, non si direbbe che un tipo così, quel ragazzone dall’aria un po’ ebete, quel giovanotto senza arte né parte possa fare qualcosa a qualcuno. “Avevo bevuto e preso delle pasticche – ha detto ai poliziotti spagnoli – volevo avere un rapporto con lei, ha rifiutato, ho perso la testa. E l’ho soffocata”. Il resto è noto: nel racconto dell’uruguayano, dopo la morte il cadavere sarebbe stato rinchiuso nel portabagagli dell’auto, poi scaricato una settimana dopo nel piccolo parco che sorge nel centro di Lloret, a due passi dalle strade della movida. Avrebbe fatto tutto da solo, el Gordo, niente complici, niente storie strane da nascondere. Delitto d’impeto, dunque, raptus nato dal mix di alcol e droghe.

Tutto verosimile, d’accordo, ma ci sono diversi aspetti che restano poco chiari, nella ricostruzione della vicenda fornita dagli investigatori. A cominciare proprio dalla figura di Victor.

Il ragazzo viene individuato quasi subito, diversi testimoni infatti dicono di averlo visto in compagnia di Federica la sera prima della scomparsa. E’ il 30 giugno. Tanto è sospetto, Victor, che il 5 luglio viene interrogato in caserma per ore e addirittura il 6 luglio accetta di sottoporsi al test del Dna. Da notare però che ancora non si sa che la vittima ha graffiato l’assassino: il corpo sarà ritrovato solo due giorni dopo. Certo è che el Gordo ha un segno sul polso, un graffio molto evidente, nessuno però gliene chiede conto. Victor anzi viene lasciato andare. Se davvero ha nascosto il corpo in macchina, come dirà poi, nessuno all’epoca controlla la vettura, e certo un cadavere abbandonato nel portabagagli anche al semplice fiuto umano – per non dire di quello dei cani poliziotto che setacciano la zona – un cadavere di sente. I mossos d’esquadra – gli agenti della polizia regionale catalana – intanto concentrano l’attenzione su un misterioso ragazzo tedesco ripartito anzitempo il giorno dopo la scomparsa di Federica. O almeno così dichiarano.

Troppi errori, per i poliziotti, troppi comportamenti strani, come denunciano i legali della famiglia Squarise. A meno di voler ipotizzare che i mossos – meno sciocchi di come li si è voluti dipingere – preferiscano tenere sotto controllo el Gordo per vedere dove va, con chi parla. Perché li porti ai complici insomma.

Ma ci sono altri aspetti che suggeriscono la presenza di terze persone nel contesto del delitto. Già si è detto dell’odore di decomposizione dal bagagliaio che nessuno ha sentito. C’è poi il trasloco del cadavere. E’ vero che Victor è un pezzo d’uomo, ma davvero può essere riuscito a trasferire il corpo senza nessun aiuto? E nessuno lo ha visto mentre armeggiava nel parco, anche se avrebbe dovuto lasciare la macchina distante parecchi metri dal luogo del ritrovamento della salma?

Sono tutti dettagli che per ora restano nell’ombra, insieme ai tre giorni di fuga dell’assassino. Sarebbe andato a cercare aiuto a Madrid, Victor, senza riceverne ma senza neppure venire denunciato. Si sarebbe poi spostato a Tarragona, in attesa di espatriare, città dove avviene l’arresto il 9 luglio. Ma anche qui i dubbi restano. Prima si parla di un barista che lo riconosce, l’uomo addirittura viene intervistato dalla tv spagnola e spiega di essere stato l’unico ad avere il coraggio di chiamare la polizia. Poi però si sovrappongono nell’indagine quattro amici di Victor che fanno scattare una trappola: mentre uno lo ascolta e lo tiene impegnato, gli altri tre vanno al commissariato.

Una ricostruzione che torna fino a un certo punto e che addirittura potrebbe arrivare a suggerire che el Gordo sia stato arrestato prima di quanto la polizia spagnola volesse fare, costretta a interrompere la traccia che avrebbe portato ai presunti complici. Resta in sospeso il discorso sul mandato di comparizione che l’8 luglio i giudici catalani spiccano nei confronti di Victor ma anche del tedesco. E aleggia tuttora nell’aria bollente della Costa Brava quell’ipotesi – chissà quanto fantasiosa – che vedeva nell’uruguayano la rotella minore d’un ingranaggio più complesso. Nulla di trascendentale, per carità, solo l’idea che dietro compenso Victor procurasse ragazzine un po’ bevute ad altri personaggi del posto. Personaggi facoltosi.

Un argomento che la polizia spagnola ha subito bollato col marchio d’infamia delle fantasie morbose dei cronisti, un argomento che del resto farebbe molti danni all’immagine della cittadina catalana. Parliamo di quella stessa Lloret de Mar dove nell’arco di 15 giorni, fra metà giugno e il primo luglio, ben tre adolescenti sono volati giù dalle finestre degli alberghi: un tedesco, un’inglese e una olandese, ufficialmente un suicidio e due incidenti. La stessa Lloret dove il 30 giugno è scomparsa Federica Squarise: per ora hanno ritrovato il cadavere e l’assassino. La verità invece è ancora nascosta da qualche parte.


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

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