Gli rubano la moto, che viene ritrovata un paio d'anni dopo con il presunto ladro in sella, ma, anziché restituirla al legittimo proprietario, il giudice la restituisce al balordo. Il togato ha infatti accolto gran parte delle pretese avanzate dalla "mano lesta", che attraverso l'avvocato aveva sostenuto di aver apportato parecchie e costosissime modifiche al veicolo. Investimenti economici del tutto arbitrari, ma che evidentemente, secondo la legge (o una sua personalissima interpretazione), diventa una sorta di "usocapione". L'epilogo della vicenda: al proprietario dellamoto vengono dunque restituiti solo i pezzi su cui sono ancora leggibili i nume -ri della matricola, motore e carter, mentre il resto dell'Harley Davidson viene riaffidata all'altro uomo, che nonostante una condanna in carcere per droga non ha mai smesso dilottare perla due ruote. Dopo un calvario lungo sette anni, è infatti di un mese fa la "sentenza pazza" di cui è rimasto vittima un noto ristoratore romano, Roberto Simmi, proprietario dell'Osteria Romana di via San Paolo alla Regola.
Tutto ha inizio nel 2001, quando la moto viene rubata. Simmi va dai carabinieri di Piazza Farnese, denuncia il furto e aspetta. Un anno e mezzo dopo la sparizione dellamoto, arriva una telefonata dal Piemonte: a Mondovì è stato fermato un uomo che trasportava droga in sella ad un'Harley Davidson. Come previsto dalla legge, il mezzo su cui viaggiava è stato sequestrato. Il centauro viene intanto condannato a 20 mesi di carcere per detenzione di stupefacente. A questo punto, chiunque si sarebbe aspettato di vedersi restituire il maltolto, manon è stato il caso di Simmi. «Il ladro ha detto di aver cambiato lui stesso il sellino e altri pezzi», racconta esterrefatto Roberto, «sostenendo che dunque era roba sua». L'assurdità è che dal giudizio penale si è passati a quello civile, con un onere per la vittima del furto di oltre tremila euro, e alla fine il giudice ha dato (parzialmente) ragione al ladro. Lamotivazione è che solo su due par-
ti dell'Harley, motore e carter, sono leggibili i numeri della matricola che fanno capo a Simmi. Sul resto della moto, invece, qualunque riferimento è stato "casualmente" cancellato. Il ladro prima di essere fermato dalla polizia di Mondovì aveva "venduto" l'Harley alla fidanzata, che un mese dopo l'acquisto aveva denunciato lo smarrimento della targa. Nuovaimma-tricolazione, dunque. Un mese fa, dopo la sentenza, illadro hafatto sapere alristora-tore che era disposto ad offrigli 1.500 euro per quei due pezzi che il giudice gli aveva restituito. Tre milioni per parte di una moto che a Roberto ne era costata 35. Insomma: oltre al danno, anche la beffa. Simmi non ci sta e rinuncia a tutto: a quel migliaio di euro, al motore e al carter.