Dopo essersi inventata negli ultimi anni:
- aggiungendo e levando frasi alle intercettazioni telefoniche del milan durante calciopoli per modificarne il senso e fomentare un clima d'odio a voi scegliere se contro il milan o contro il suo presidente (la cosa è facilmente verificabile reperendo le vecchie copie dei giornali e paragonandole al fascisolo preparato dal procutatore federale palazzi)
- distorcendo la notizia che un ragazzo viene levato all'affido della madre perchè iscritta a rifondazione
ora fa lo stesso con un ragazzo licenziato secondo il quotidiano di Scalfari perchè nero...
II quotidiano "la Repubblica" ieri ha pubblicato una notizia che ha suscitato fra i lettori le reazioni più disparate: ha commosso, innervosito, dato modo di querelare o semplicemente incuriosito. Il titolo in prima pagina recitava: «Sono riero, ho perso il lavoro». Si racconta la storia di Daniel, un ragazzo di 24 anni, nigeriano e regolarmente in Italia dal 2003, operaio nella Vismara S.p.A. di Casatenovo (Lecco), a cui l'azienda alimentare avrebbe dato, come si legge, il "benservito" dicendogli semplicemente: «A fine mese non presentarti più in azienda». Questo perché, a quanto si deduce dall'artìcolo, Daniel ha denunciato un collega che l'avrebbe apostrofato con ripetuti "sporco negro" o altri insulti di matrice razzista. Ma è tutto, o quasi, falso.
LA SERIE DI SMENTITE
L'unica cosa vera è che Daniel ha sporto denuncia perché avrebbe ricevuto degli insulti pesanti e su questo è in corso un'indagine della procura della Repubblica di Lecco. Il licenziamento non esiste, così come sarebbe destituito di fondamento qualsiasi clima di odio razziale riscontrato, secondo quanto si legge nell'articolo, all'interno dell'azienda I primi a smentire riga per riga quanto pubblicato, oltre, ovviamente, alla Vismara, sono i sindacati. Con un comunicato Cisl e Cgil prendono «le distanze dal sensazionalismo spinto che non rispecchia il clima interno alla realtà aziendale» e si dicono «preoccupati che un risalto così importante ad una notìzia da verificare possa nuocere alle lavoratrici e ai lavoratori».
Ad uscire dalle righe sindacali è un delegato Rsu interno alla Vismara che, ironia della sorte, si chiama Ibrahima, è senegalese e lavora lì da diciotto anni: «Porco cane! Ma come si fa a inventare una cosa così?», sbotta al telefono, «io non sono mai stato offeso da nessuno, non ho mai
sentito insulti del genere in nessun reparto e qui mi considerano un padre. Questa è una cosa infame e sono pronto a testimoniare in ogni sede che qui dentro nessuno è razzista».
LICENZIAMENTO FANTASMA
Quanto al contratto di Daniel, assunto non direttamente dalla Vismara S.pA. ma da un'agenzia interinale di cui l'azienda di Casatenovo si serve, sembra che sia ancora in vigore e scadrà il 30 settembre. Pino Cova, presidente della "E-work", l'agenzia che ha procurato a Daniel due contratti di un anno (il primo nel 2006 e il secondo nel 2007, in scadenza) racconta: «Ho letto la notìzia del licenziamento stamattina (ieri, ndr) su Repubblica. A me risulta che ora sia in malattia, ha mal di schiena. Da qui non abbiamo comunicato niente a Daniel anche perché dalla Vismara non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione».
L'azienda lecchese fa sapere che il 3 settembre scorso è stato comunicato ai nove delegati Rsu che a trenta dipèndenti, assunti tramite l'agenzia "E-work", non sarà possibile rinnovare il contratto. Fra questi trenta, c'è anche Daniel. Ma nessun elemento di questa vicenda può collegare il mancato rinnovo del contratto (e non licenziamento) al clima di odio razziale che l'operaio nigeriano ha denunciato.
L'AVVOCATO PRECISA
Questa non è una deduzione dei vertici dell'azienda, ma dell'avvocato Francesco Mongiu, legale di Daniel, ovvero colui che ha presentato la querela in procura: «Sarei un temerario a non tenere distinte le due cose», spiega. «Daniel ha sporto denuncia e si vedrà come andrà a finire, ma di lettere di licenziamento per il momento non ne ha ricevute». La denuncia è dura, il ragazzo nigeriano fa mettere nero su bianco insulti che, se veri, sono raccapriccianti: vanno dal "negro di m..." al "non puoi dare ordini a un bianco".