Lo dico e lo sostengo: chi ha messo l'amianto non l'ha fatto apposta, ha solo creduto di fare qualcosa di positivo. Però da quando si è scoperto che è cancerogeno (quanto il materiale fissile) e sono state emanate leggi in proposito, stranamente sono stati colpiti in primo piano i privati, addirittura con ordinanze da delinquenza! Nelle ditte/fabbriche invece la cosa prosegue e fa nulla se la gente muore per quella fibra. Io stesso sto portando avanti una guerra contro una ditta a circa 15 mt da dove abito e sino ad oggi le risposte avute sono state delinquenziali dato che non si rifanno alla legge da loro stessi emanata nel 1992
http://www.ministerosalute.it/dettaglio/pdPrimoPiano.jsp?id=111&sub=3&lang=it.
Addirittura si parla solo di chi ci lavora a stretto contatto, ma chi ci abita vicino non lo respira non lo mangia? La nota ARPA, della zona ove abito mi ha risposto che anche se mangiato non può provocare alcuna malattia. Sto aspettando il caldo, la lieve polvere sul balcone e poi andrò con un sacchetto di quella a farla mangiare (volente o nolente dovrà farlo) a quella che così mi ha risposto. Prendono le mazzette per non vedere? Vedranno a cosa serviranno!
CREMONA - La paura amianto torna a Cremona. Cinquanta lavoratori di Offanengo e Romanengo, in provincia di Cremona, sono venuti a contatto con l'amianto: il 70% ha registrato alterazioni polmonari. "Abbiamo fatto segnalazione di malattia professionale", ha detto il direttore di Pneumologia dell'ospedale Maggiore di Crema. "Dei 50, 27 presentano malattie compatibili con l'esposizione all'amianto".
"Quattro morti da gennaio". Esplicita la denuncia del sindaco di Romanengo, Marco Cavalli: "Da inizio anno in paese, quattro donne sono morte per motivi riconducibili all'asbestosi (il tumore da amianto). Erano tutte operaie che avevano lavorato all'ex Inar, fabbrica chiusa nel 2004, specializzata nella produzione di tessuti in fibra di amianto. Ma sappiamo che questa patologia si presenta anche dopo anni. Non c'è nessuno in paese che può dire di non essere stato colpito da queste morti", spiega il sindaco. Anche la sua famiglia ha sofferto direttamente della tragedia amianto: una zia, dipendente della fabbrica incriminata per 24 anni, è morta nel marzo scorso stroncata da un tumore ai polmoni.
"A rischio anche le mogli degli operai". "Tutti gli ex lavoratori vengono monitorati costantemente", spiega il direttore del dipartimento di Pneumologia Luciano Gandola. "Li controlliamo almeno una volta all'anno. Sono pazienti di età compresa tra i 45 e i 65 anni. Non mancano le donne, o lavoratrici, o le mogli di chi, tornando dalla fabbrica, portava sui vestiti le fibre di amianto".
Chiusa la fabbrica. Il sindaco di Romanengo ricorda bene la storia dell'Inar: "Fino al '91 lavoravano l'amianto. Poi, quando è scoppiato lo scandalo, l'azienda si è riconvertita in lavorazioni non pericolose. La fabbrica è rimasta aperta fino a cinque anni fa quando l'ultimo titolare, erede di una famiglia tedesca, ha deciso di fermare la produzione. I 25 dipendenti sono stati ricollocati in altre aziende e l'area industriale bonificata: i proprietari vorrebbero trasformarla in un quartiere residenziale".
http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/incidenti-lavoro-3/cremona-amianto/cremona-amianto.html