L’Italia è un paese razzista? Dopo l’approvazione della legge sull’immigrazione non c’era trasmissione di approfondimento televisivo, talk show, redazione di giornale, consesso pubblico o salotto privato di un certo tipo in cui questa domanda non venisse ripetuta, con ossessione quasi maniacale. Noi quella domanda ce l’eravamo posta solo di sfuggita, catalogando il vespaio sollevato da una certa opinione pubblica come “normale” dinamica politica. Ma stamattina quando, sfogliando il Corriere della Sera, ci siamo imbattuti nell’ultimo attacco, in ordine di tempo, di Piergiorgio Odifreddi a Giorgio Israel, quella domanda è riecheggiata nelle nostre orecchie come un monito di cui aver paura.
Piergiorgio Odifreddi, matematico di sinistra, ieri ha inviato all’Associazione Subalpina Mathesis di Torino “una lettera formale nei toni, ma molto dura nella sostanza” – scrive Antonio Carioti sul Corriere – per restituire il premio Peano, assegnatogli da quella istituzione nel 2002. Odifreddi – si legge ancora sul corriere “non intende figurare nell’albo d’oro del premio (riservato a «libri di argomento matematico accessibili ad un pubblico non specializzato » e intitolato al grande scienziato Giuseppe Peano) insieme a un collega che considera portatore di «un pensiero fondamentalista». Il collega è " Giorgio Israel, al quale il riconoscimento è stato appena conferito per il saggio Il mondo come gioco matematico, scritto con la moglie Ana Maria Millan Gasca e dedicato alla figura del grande studioso ebreo ungherese (poi rifugiato negli Usa e naturalizzato americano) John von Neumann”.
Le gravi colpe di cui si sarebbe reso responsabile Israel, secondo Odifreddi, sarebbero due: la collaborazione con il governo in carica e soprattutto le posizioni politico-culturali del collega romano. Israel «è il tipico ex comunista ora collocato all’estremo opposto: si pensi al sionismo oltranzista dei suoi interventi sul sito Informazionecorretta.com. Considero deleteria l’attuale linea ministeriale, alla quale ha direttamente contribuito. E anche gli attacchi che ha sferrato alla divulgazione scientifica e al Festival della matematica erano inaccettabili».
Se non si fosse trattato di uno come Odifreddi c’è da scommettere che a poche ore dalla pubblicazione dell’articolo del Corriere tutto il mondo della politica e della cultura italiani si sarebbero già sollevati, gridando al razzismo, alla cultura di regime, alla violazione della libertà di ricerca e del pensiero. E invece niente. Non un segno di solidarietà, non una presa di distanza, solo una striminzita errata corrige ("Non ho detto la frase attribuitami - che la vicinanza di Israel al governo abbia suscitato perplessità nella giuria") del presidente del premio di Subalpina Mathesis, Franco Pastorne, ai danni del giornalista del Corriere che ha scritto l’articolo.
Ora, si potrebbe parlare a lungo di quella frase poi smentita da Pastorne, secondo cui il nobile riconoscimento sarebbe stato riconosciuto a Giorgio Israel e Ana Milan Gasca nonostante la vicinanza del matematico romano al governo, sappiamo orami da tempo quali motivazioni agitano le assegnazioni dei premi, e non hanno certo a che fare col merito degli studi o il valore delle ricerche. Così come sarebbe fin troppo facile sollevare la consueta polemica sull’egemonia culturale della sinistra, che legge come un attacco alla libertà della ricerca e degli studi tutto ciò che si discosta anche minimamente dal pensiero unico e militante.
Ciò che ci stupisce di più, però, dell’intervento a gamba tesa di Odifreddi è quell’aggettivo associato al nome di Israel: fondamentalista. Andando a leggere su un qualsiasi dizionario il significato di quel termine, se ne trova una sola interpretazione. Il fondamentalista è il “seguace di un fondamentalismo religioso”, “chi sostiene in modo rigido e intransigente i propri principi religiosi o politici”. Ora, conosciamo abbastanza Giorgio Israel per sapere di che religione è, qual è il suo pensiero e come lo manifesta. E mai ci verrebbe da dire o da pensare che faccia parte di quella categoria in cui di solito si collocano, con qualche ragione e responsabilità storica, personaggi come Bin Laden, Mahmud Ahmadinejad o il Mullah Omar. Il punto è che il livello dello scontro ideologico, che Odifreddi non è in grado di sostenere sul fronte delle idee, si gioca tutto sul fronte dell’attacco personale. E considerando che Giorgio Israel oltre ad essere vicino al centrodestra è pure ebreo tra l’attacco personale e il razzismo corre un filo troppo sottile per non sentire un pericoloso campanello d’allarme.