di Beleg il 21 mag 2010, 17:21
Ripeto, se le fanno vuol dire che servono: si è dovuto tirare in mezzo anche il sottosegretario americano Brauer per ricordarne l'importanza. Non è certo colpa dei magistrati se in Italia c'è una corruzione dilagante a tutti i livelli, tra politica ed economia, e se quello delle intercettazioni è il metodo più efficace per smascherare farabutti di questo tipo. Da parte mia, che non ho nulla da nascondere, ripeto, meglio intercettato che in mano a farabutti politici, faccendieri, imprenditori delinquenti, corruttori e corrotti. Senza dimenticare che con il nuovo ddl le intercettazioni non si potrebbero applicare a reati di altri tipo, quelli di delinquenza comune (e invece è proprio lì che servono, ad esempio per rapine, furti e bande locali che non siano riconducibili alla mafia, o per appalti dati da politici compiacenti a imprenditori poco puliti: anche questi devono poter essere incastrati e fermati).
Altro punto da ricordare, e lo ripeto. Le persone, le utenze, sottoposte ad intercettazione in Italia sono circa 20.000 l'anno su 60.000.000 di persone: non duecentomila. Cifre più alte, date per sostenere la tesi dell'invasione delle intercettazioni, non fanno altre che aggregare nel conto il totale delle persone che contattano le utenze sottoposte ad intercettazione. Una cosa ridicola, perchè mi pare logico che un numero venga chiamato da diverse persone... sta alla magistratura evidenziare quelle conversazioni che hanno un rilievo con l'indagine in corso e lavorarci su.
C'è poi chi nel conto finale aggiunge al numero degli intercettati, oltre a tutti quelli che chiamano le utenze sotto controllo, anche il numero delle volte che una persona è stata intercettata e le chiamate totali. E anche questo è un assurdo. Per essere efficace e produrre qualcosa ai fini di una indagine, un'intercettazione su una determinata utenza può, e in certi casi deve, durare anche diversi mesi, altrimenti si rischia di vanificare il lavoro degli inquirenti.
Negli Usa la politica di controllo sulla possibilità di fare intercettazioni, dopo i fatti dell'11 settembre, è diventata molto meno stringente. In nome della sicurezza nazionale, le autorità possono effettuare intercettazioni anche senza l'autorizzazione della Corte speciale, derogando di fatto alla privacy. Quindi i cittadini Usa, se vogliamo metterla su questo piano, sono meno tutelati di noi. Non solo. C'è da considerare che il conto totale delle intercettazioni Usa che noi conosciamo è solo quello delle utenze dei canali investigativi tradizionali (e, per questioni particolarmente delicate, probabilmente non viene riportato neanche tutto). Non si tiene invece conto di quelle intercettazioni fatte in nome della sicurezza nazionale, da organismi diversi dalle autorità tradizionali, delle quali non sia sa e non sia saprà mai il numero totale e i destinatari.
In Italia, per come la vedo io, al di là dei soldi spesi per farle, c'è un solo problema reale sulle intercettazioni: la loro pubblicazione integrale sui giornali, o per riassunto, quando non sono attinenti a reati, per fatti di vita privata o per particolari insignificanti ai fini dell'indagine. Per me basta risolvere questo problema. Ma per il resto, i mezzi di informazione devono essere liberi di informare le persone sui fatti che emergono dalle indagini. La gente deve sapere se è governata da delinquenti, o se quell'imprenditore che rideva dopo il terremoto de L'Aquila ha messo le mani, direttamente o indirettamente, su appalti pubblici, peraltro pagati con i nostri soldi, o se è un corruttore che ha trovato qualcuno di "importante" a fargli da spalla.
Ah... nel frattempo il Brasile ha approvato un ddl che impedisce ai condannati (ma ho letto che potrebbe estendersi anche a chi è semplicemente rinviato a giudizio) di candidarsi alle elezioni. Anche in Sud America lo hanno fatto, e noi siamo ancora qui ad aspettare...

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