Pessotto: "Fu un blackout"

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Pessotto: "Fu un blackout"

Messaggiodi Aragorn il 04 gen 2007, 12:36

Le ragioni che lo spinsero a cercare il suicidio, il 27 giugno, rimangono un segreto che Gianluca Pessotto custodisce dentro di sé, troppo intime e tormentose per gettarle in pasto alla curiosità della gente e anche di chi, dopo quel gesto, gli ha voluto bene più di prima. «Ho avuto un blackout». Tutto qui. Non c’è troppo da dover spiegare e Pessotto non l’ha fatto neppure nella prima intervista televisiva che ha concesso dopo il recupero dalle fratture multiple che riportò cadendo da un terrazzino della sede di corso Galileo Ferraris. Al programma «Reazione a Catena», andato in onda ieri notte su Rai 2, l’attuale team manager ha raccontato invece il piacere del ritorno alla vita, dopo una crisi tanto drammatica. «Quando mi sono risvegliato, in ospedale, ho capito che forse la vita è la cosa più bella del mondo», ha detto.

Da quel punto è partito per ricostruirsi nel fisico e nell’anima. Quando lo trovarono, quella mattina, riverso nel cortile, vicino a due auto parcheggiate che attutirono il colpo, le possibilità di salvarlo parvero scarse. Cosciente ma in prognosi riservata: nel primo bollettino medico ufficiale si parlava tra l’altro della frattura pluriframmentata del bacino, dell’osso sacro e del coccige. E l’emorragia interna era l’aspetto più preoccupante in quel quadro clinico.

Qualcuno pensò che una botta del genere potesse averlo segnato per sempre, invece il tempo e le cure lo hanno rimesso in sesto prima del previsto. Il 28 ottobre, a quattro mesi dall’incidente, la riabilitazione era conclusa e Pessotto tornava a casa. Ai primi di dicembre riprendeva il ruolo che aveva esercitato per poche settimane, tra l’addio al calcio giocato, dopo il sesto scudetto della carriera, e, appunto, il giorno in cui aveva deciso di farla finita, in balia di una depressione di cui si erano accorti in pochi. «Adesso mi sono messo in testa di ricominciare - ha aggiunto Pessotto in tv -. Ricominciare per apprezzare le piccole gioie quotidiane. In tutti questi mesi in ospedale ho avuto modo di pensare molto e di rivivere le situazioni». Nella trasmissione (il cui tema verteva sull’inquietudine e l’insoddisfazione crescente che in questi anni colpisce moltissimi ragazzi) l’ex terzino della Juve e della Nazionale ha raccontato il gusto di ritrovare piccole cose. «Devo dire che non è poco riapprezzare la prima pizza mangiata in pizzeria oppure una giornata di sole. Ho avuto una grande dimostrazione di affetto da parte della mia famiglia ma anche dalla gente comune che mi ha dedicato un sorriso, un abbraccio, una carezza, una parola dolce e questo è assolutamente bello».

L’emozione fortissima che seguì al suo gesto gli ha dimostrato quanto la sua figura suscitasse simpatia. Del Piero, Zambrotta e Cannavaro lasciarono il ritiro della Nazionale a Duisburg e volarono a Torino. Paolo Montero giunse dall’Uruguay per stargli vicino (e Pessotto è appena tornato da Montevideo dove ha trascorso le feste ospite dell’ex compagno in bianconero). Gli azzurri gli dedicarono il successo ai Mondiali, in molti stadi i tifosi esposero gli striscioni che lo incoraggiavano a non mollare. Con il cappellino da baseball calcato in testa, Pessottino ha ripreso a vedere calcio, a parlarne. Forse non per sempre. «A Lucca con mio fratello Vanni ho aperto un wine bar - racconta lui, che è nato in Friuli e ha vissuto sempre tra Milano e Torino -. È una città bellissima e dove ho molti amici».

La famiglia e le amicizie, la risposta alle ansie che si sono fatte largo in quei giorni di fine giugno. «Prima dell’incidente - ricorda il team manager bianconero - è venuta fuori in modo molto evidente la paura della solitudine». Ora Gianluca ha scoperto di non essere più solo. E forse di non esserlo mai stato.


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

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Messaggiodi nemesys_72 il 04 gen 2007, 13:21

una persona normale al suo posto sarebbe morta purtroppo..
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