Gardner, l'uomo dalle quattro vite
Inviato: 27 feb 2007, 19:05
MILANO, 27 febbraio 2007 - Indistruttibile. E’ l’unico aggettivo che si addice a Rulon Gardner dopo l’ennesimo miracolo dei giorni scorsi. Il 35enne del Wyoming, oro a Sydney 2000 nella lotta grecoromana, è infatti precipitato con un aereo da turismo mentre sorvolava la Baia di Buona Speranza (sic...), al confine tra Arizona e Utah, riuscendo a sopravvivere all’impatto e a una buona ora a nuoto in acque gelide. Di per sè la notizia sarebbe già da prima pagina, se non fosse che si tratta della quarta volta che Rulon sfugge alla morte.
PRECEDENTI Iniziò da bambino, venendo impalato da una freccia in terza elementare, mentre raccontava la storia degli indiani d’America alla classe, con tanto di oggetti dimostrativi... Dopo il trionfo di Sydney, dove mise fine al dominio del russo Alexander Karelin, imbattuto da 13 anni prima di scontrarsi con la "montagna del Wyoming", perse un alluce per assideramento dopo essersi smarrito durante una gita in motoslitta nel suo Stato natale. Infine, due anni dopo, nel 2004, finì gambe all’aria a bordo della sua Harley Davidson, attutendo la caduta grazie alla sue doti atletiche e cavandosela con pochi graffi. Nello scorso weekend, l’ultimo miracolo: "Il velivolo è passato da 150 miglia all’ora a zero in due secondi — ha raccontato Gardner —. Ci siamo resi conto (a bordo con lui c’erano il pilota Randy Brooks con suo fratello, ndr.) di quanto stava accadendo un attimo prima dell’impatto. Appena ho capito di essere ancora vivo, ho cercato di prendere la mia giacca, ricordandomi del freddo che avevo patito quando mi ero perso tra le nevi del Wyoming. Ma il pilota mi ha detto di mollare tutto e iniziare a nuotare. L’acqua non mi è sembrata così gelida, forse perché ero così contento di non essere morto...".
NOVE VITE Ma Rulon non avrebbe dovuto essere così tranquillo, almeno stando a quanto ha spiegato Steven Luckesen, ranger della zona che li ha poi assistiti: "Solitamente a quella temperatura (l’acqua era attorno ai 4°, ndr) ci vuole meno di mezz’ora per i primi accenni di ipotermia. Il fatto che abbiano nuotato per oltre un’ora, passato la notte all’addiaccio senza neppure un fuoco per asciugarsi o scaldarsi, per non parlare dell’essere sopravvissuto al disastro aereo, è un vero miracolo. Se fossero gatti e avessero sette vite, direi che ne hanno perse almeno tre...".
NOTTE I tre hanno passato la notte abbracciati per scaldarsi. La mattina seguente sono stati poi avvistati e portati in salvo. "Spero che la mia storia possa essere utile e far capire alla gente che la loro vita dipende dalle scelte che fanno" ha poi raccontato Gardner. A dire il vero, le sue vicende sembrano più adatte a un’altra morale: nella vita, avere fortuna, non è per nulla secondario. Per conferme, chiedere al signor Rulon Gardner.
PRECEDENTI Iniziò da bambino, venendo impalato da una freccia in terza elementare, mentre raccontava la storia degli indiani d’America alla classe, con tanto di oggetti dimostrativi... Dopo il trionfo di Sydney, dove mise fine al dominio del russo Alexander Karelin, imbattuto da 13 anni prima di scontrarsi con la "montagna del Wyoming", perse un alluce per assideramento dopo essersi smarrito durante una gita in motoslitta nel suo Stato natale. Infine, due anni dopo, nel 2004, finì gambe all’aria a bordo della sua Harley Davidson, attutendo la caduta grazie alla sue doti atletiche e cavandosela con pochi graffi. Nello scorso weekend, l’ultimo miracolo: "Il velivolo è passato da 150 miglia all’ora a zero in due secondi — ha raccontato Gardner —. Ci siamo resi conto (a bordo con lui c’erano il pilota Randy Brooks con suo fratello, ndr.) di quanto stava accadendo un attimo prima dell’impatto. Appena ho capito di essere ancora vivo, ho cercato di prendere la mia giacca, ricordandomi del freddo che avevo patito quando mi ero perso tra le nevi del Wyoming. Ma il pilota mi ha detto di mollare tutto e iniziare a nuotare. L’acqua non mi è sembrata così gelida, forse perché ero così contento di non essere morto...".
NOVE VITE Ma Rulon non avrebbe dovuto essere così tranquillo, almeno stando a quanto ha spiegato Steven Luckesen, ranger della zona che li ha poi assistiti: "Solitamente a quella temperatura (l’acqua era attorno ai 4°, ndr) ci vuole meno di mezz’ora per i primi accenni di ipotermia. Il fatto che abbiano nuotato per oltre un’ora, passato la notte all’addiaccio senza neppure un fuoco per asciugarsi o scaldarsi, per non parlare dell’essere sopravvissuto al disastro aereo, è un vero miracolo. Se fossero gatti e avessero sette vite, direi che ne hanno perse almeno tre...".
NOTTE I tre hanno passato la notte abbracciati per scaldarsi. La mattina seguente sono stati poi avvistati e portati in salvo. "Spero che la mia storia possa essere utile e far capire alla gente che la loro vita dipende dalle scelte che fanno" ha poi raccontato Gardner. A dire il vero, le sue vicende sembrano più adatte a un’altra morale: nella vita, avere fortuna, non è per nulla secondario. Per conferme, chiedere al signor Rulon Gardner.