ROMA - Potrà essere punito anche con la reclusione (fino a 4 anni) chi nega la Shoah. È quanto prevede il ddl Mastella approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento, preannunciato in vista della giornata della Memoria del 27, si riferisce più in generale ai «delitti di istigazione a commettere crimini contro l'umanità e di apologia dei crimini contro l'umanita», senza far riferimento a un preciso reato di negazionismo della Shoah.
LE NUOVE NORME - In particolare il ddl - sottolinea una nota diffusa dal ministero della Giustizia - amplia e rende più severe le norme per quanti propagandino la superiorità razziale e quanti commettano o incitino a commettere atti discriminatori. Verrà punito con una pena fino a tre anni chiunque diffonda idee sulla superiorità razziale. Prevista una pena da 6 mesi a 4 anni per chiunque commetta o inciti a commettere atti discriminatori per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o compiuti a causa del personale orientamento sessuale o dell'identità di genere.
Il ddl stabilisce inoltre che gli assegni vitalizi per i perseguitati politici e razziali non incidano sui limiti di reddito. È quindi ora possibile il riconoscimento dell'assegno e della pensione sociale indipendentemente dal reddito. Il ddl include il finanziamento di un programma internazionale di educazione dell'Olocausto. Con il provvedimento viene infine istituito un osservatorio sul'antisemitismo in Italia.
SCONTRO A MONTECITORIO - In precedenza alla Camera è scoppiata la polemica su una risoluzione di condanna della Shoah: Forza Italia vota no e il resto della Cdl si astiene. Il documento, all'esame della Commissione Cultura della Camera, nell'intenzione degli esponenti di centrosinistra che alla fine hanno lo hanno approvato quindi senza il contributo della Cdl, puntava a «far vivere i principi della legge per la giornata della Memoria» e a «sollecitare iniziative che rendano approfondito e critico lo studio del '900, in particolare del dramma della Shoah e della deportazione di zingari, omosessuali, oppositori politici dal nostro Paese». Ma un passaggio sulla Resistenza e il nazi-fascismo fa infuriare il centrodestra e accende gli animi. Il «casus belli» è sulla parte del documento in cui si sottolinea «il riconoscimento della Resistenza e la lotta contro il nazifascismo come atto fondante della democrazia repubblicana». La Cdl si oppone, parla di «forzatura ideologica» e chiede una riformulazione o anche un voto del documento per parti separate. L'opposizione propone che venga recepito un emendamento, firmato dal capogruppo di FI in Commissione Fabio Garagnani, in cui si estende la condanna a ogni forma di totalitarismo: dunque anche a quello di matrice comunista. Ma l'Unione tiene il punto e l'esponente di FI decide infine di non votarla. An, Udc e Lega, pur concordando con le critiche, invece si asterranno.