Incubo spazzatura elettronica...

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Incubo spazzatura elettronica...

Messaggiodi takion il 08 dic 2008, 16:41

Come dicevo tempo fa, l'Africa rischia di diventare una discarica gratuita mondiale, ed è anche per quello che è tenuta in povertà nella maggior parte del suo territorio.

SAREMO presto sommersi da vecchi cavi, monitor in disuso, cellulari inutilizzati, ma anche da frigoriferi rotti, lavastoviglie arrugginite o televisori abbandonati. E come se non bastasse, lo tsunami di elettrodomestici obsoleti che si sta per abbattere su di noi porta con sé materiali tossici e sostanze chimiche come la plastica in Pvc, piombo, cadmio, e mercurio. Non lo dice Frate Indovino o il solito ecologista estremista. E' ciò che ci attende dietro l'angolo. Fra qualche anno. Ed è quanto sta già succedendo in alcuni paesi in via di sviluppo, ridotti a privata discarica del vecchio continente. Parola di Onu. Che per affrontare il problema dei rifiuti tecnologici (eWaste) ha lanciato e finanziato il corposo programma Step. In Italia, però, si sta facendo largo una nuova normativa per il riciclo e lo smaltimento. A cui si aggiungono iniziative di Legambiente e Compagnia delle Opere, fra gli altri, per favorire trasparenza e combattere lo spreco.

Il lato oscuro della tecnologia. Il volume dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (ufficialmente detti "Raee") ha raggiunto livelli allarmanti in tutto il mondo e in Italia. Il Bel Paese nel 2006 ne ha prodotto ben 800 mila tonnellate, di cui sono state raccolte 108 mila. Nello stesso periodo in Europa si sono prodotti 8-12 milioni di tonnellate di Raee. Mentre l'Onu stima tra i 20 e i 50 milioni le tonnellate di rifiuti hi-tech prodotti nel mondo: più del 5% di tutti i rifiuti solidi urbani generati nell'intero pianeta. E a farla da padrone, in futuro, saranno sempre più computer, tastiere, cellulari: insomma l'armamentario completo dell'uomo 2.0.

Un fenomeno inarrestabile. L'ong ambientalista Greenpeace calcola che nel 2010 saranno oltre 710 milioni i nuovi computer immessi sul mercato globale (erano 183 milioni nel 2004). Proprio mentre nei paesi industrializzati la vita media di un computer è calata dai 6 anni del 1997, ai 2 del 2005. Per non parlare dei cellulari: se nel 2004 ne sono stati venduti 674 milioni esemplari nel mondo, in Italia i telefonini che hanno trovato un padrone negli ultimi 12 mesi sono oltre 20 milioni, per una vita media di 4 mesi. Tanto che in ogni famiglia rimangono abbandonati nei cassetti dai 2 ai 4 cellulari. Ma non basta. A questi prodotti vanno infatti aggiunti grandi e piccoli elettrodomestici, apparecchiature di illuminazione, giocattoli ed apparecchiature per lo sport e per il tempo libero, dispositivi medici e molto altro.

Le principali rotte dei rifiuti tecnologici. Oggi si raccolgono in modo separato meno di 2 kg. di Raee pro-capite all'anno in Italia, contro una media europea di 5 kg ed una produzione di rifiuti elettronici di circa 14 kg per abitante. E il resto: dove va a finire?
Greenpeace stima che il 75% dei rifiuti europei seguano "flussi nascosti". La percentuale sale all'80-90% nel caso di Raee prodotti negli Stati Uniti. Scarti che fuggono al controllo delle autorità competenti per ricomparire come d'incanto in discariche incontrollate in Africa, Ghana in primis, oppure in riciclatori clandestini in Asia. Dove i lavoratori, spesso bambini, sono esposti ai rischi legati al cocktail di composti chimici che questi rifiuti contengono e sprigionano quando trattati in modo rudimentale e senza protezioni. Nessuna novità, quindi, se come sostiene l'Onu i paesi in via di sviluppo triplicheranno la produzione di Raee nei prossimi 5 anni.

La guida dei produttori più virtuosi. Sempre Greenpeace ha pensato bene di prendere di mira le più importanti software house a stelle e strisce. Dall'agosto 2006, quasi ogni mese, l'associazione ambientalista redige la sua classifica delle aziende più o meno virtuose, di cui è appena uscita l'edizione di dicembre 2008. Fra i criteri adottati per stilare l'elenco compaiono: la presa in carico dello smaltimento del prodotto, l'uso di materie riciclabili, l'assenza di composti chimici tossici. E sorpresa: la società più attenta agli aspetti ecologici del proprio prodotto risulta essere la Nokia, col punteggio, però, di appena 6.9 punti su 10, seguita da Sony Ericsson, Toshiba e Samsung (5.9). Mentre agli ultimi posti si trovano Nintendo (0,8), Microsoft (2,9), Lenovo (3,7) e Philips (4,1). E in mezzo altri colossi del calibro di Motorola (5,3), Panasonic (5,1), Acer e Dell (4,7), Hp (4,5), e Apple (4,3).

Eppure qualcosa si muove anche in Italia. Il recente accordo siglato il 18 luglio fra l'Associazione dei Comuni Italiani (Anci) e il Centro di Coordinamento Raee (istituito grazie al Decreto legislativo 151 del 25 luglio 2005), ha sancito infatti il definitivo passaggio della competenza sulla gestione dei rifiuti tecnologici dai Comuni ai produttori. Dalle istituzioni, quindi, alle aziende, riunite in consorzi per lo smaltimento o riciclo dei prodotti. "I primi risultati sono incoraggianti - ha spiegato Giorgio Arienti, Presidente del Centro, in occasione della recente fiera Ecomondo di Rimini organizzata da Legambiente - ma resta ancora da fare". Prima fra tutti mettere mano alla normativa: lo stesso decreto legislativo attende i decreti attuativi dal 2005, sistematicamente rinviati di anno in anno, in calendario per il 31 dicembre di quest'anno. Ma anche a guardare i risultati fin qui raggiunti, la strada è ancora molto lunga. Per quanto riguarda, infatti, l'attività di raccolta effettuata dai sistemi collettivi presso i soli centri di raccolta iscritti al Centro di Coordinamento, nel periodo compreso tra il primo gennaio e il 30 settembre 2008 sono stati ritirati 33mila tonnellate di Raee. Troppo poco se paragonate alle 800mila del 2006, ultimo dato complessivo di rifiuti prodotti a disposizione.

L'esempio del Banco Informatico. Al pare dei suoi più conosciuti e seguiti omologi, il Banco Alimentare (che in questi giorni ha celebrato al sua giornata nazionale di raccolta) e il Banco Farmaceutico, il Banco Informatico Tecnologico e Biomedico (BITeB) mira a raccogliere attrezzature d'ufficio come pc, monitor, e stampanti, usati ma funzionanti, per poi donarli a scuole, università, opere sociali, istituti di formazione in paesi in via di sviluppo e in Italia. "Unici requisiti sono che il destinatario sia una onlus, e che dimostri di non essere in grado di acquistare esemplari nuovi" dice il presidente del Banco Informatico, Stefano Sala, e aggiunge "in Italia ogni anno viene smaltito un milione di pc di cui il 10% sono ancora funzionanti, forse lenti, non aggiornatissimi, ma basta rinnovarli, reinstallare il sistema operativo e il gioco è fatto. Mandarli al macero sarebbe un vero spreco".
A chi gli fa notare che forse installando sistemi operativi GNU/Linux sui vecchi computer recuperati (come fanno ad esempio i gruppi di Trashware sparsi in tutti Italia), ridurrebbe la spesa e allungherebbe la vita dei pc, Sala risponde che la maggior parte delle volte è lo stesso destinatario a richiedere il sistema operativo di Microsoft: "Ormai il 60% dei computer che doniamo sono muniti di Windows - precisa - mentre il restante 40% ha Linux oppure è lo stesso destinatario che installa quello che preferisce".

Da agosto, infine, Banco Informatico si occupa anche di cellulari. In questo caso non importa che funzionino o no. Quelli che non funzionano, infatti, non vengono donati, ma spediti a un'azienda belga leader in Europa nel recupero di telefoni cellulari dismessi, la Ecosol, che ne estrarrà e separerà i metalli riutizzabili. In cambio il Banco riceverà un contributo economico non superiore ai 5 euro per ogni pezzo raccolto.
Un esempio non isolato in Europa, se proprio da un'altra azienda belga, la Brainscape Nv, è stato lanciato il sito Brainscape. eu, a cui hanno aderito l'ong italiana Coopi e quella internazionale Medici senza Frontiere. Anche in questo caso le due associazioni invitano i propri sostenitori a inviare loro i cellulari dismessi. Brainscape devolverà un contributo economico alle due non profit per ogni esemplare che riceverà.


http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/scienza_e_tecnologia/computer-riciclo/computer-riciclo/computer-riciclo.html
Altro link all'interno dell'articolo in origine.
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Re: Incubo spazzatura elettronica...

Messaggiodi takion il 24 feb 2009, 10:03

Visto di quanti mesi è vecchio il thread? Ora qui una conferma molto evidente

Una Gomorra in versione anglosassone porta alla luce quello che molti sospettavano, pur senza conoscerne l'esatto meccanismo: lo smaltimento illegale dei rifiuti è un problema globale e riguarda molti Paesi ricchi che usano il sud del mondo come una discarica abusiva, in sfregio alle leggi europee. Un'indagine di Greenpeace, portata avanti in collaborazione con il quotidiano The Independent e l'emittente Sky News, ha tracciato il percorso di un televisore rotto attraverso un sistema satellitare. L'apparecchio, che per legge non avrebbe potuto uscire dalla Ue, ha invece percorso un viaggio di 4500 miglia, dal porto Tilbury nell'Essex, fino a Lagos, capitale della Nigeria, dove l'équipe lo ha recuperato prima che finisse in un sito a cielo aperto, che accoglie ogni giorno montagne di scarti del mondo occidentale.

L'inchiesta dell'organizzazione ambientalista è durata tre anni. Nell'elettrodomestico, danneggiato e impossibile da aggiustare, è stato piazzato un trasmettitore satellitare. In questo modo, il suo percorso è stato ricostruito grazie a un sistema Gps.

L'itinerario inizia nella cittadina inglese di Hampshire, dove il televisore viene consegnato alla locale compagnia di riciclaggio. E' rotto. Secondo una direttiva europea, non potrebbe essere esportato, perché considerato rifiuto pericoloso. Invece la Bj Eletronics, l'impresa che gestisce l'appalto, tratta il dispositivo come se fosse di seconda mano e lo rivende a un'altra compagnia. Questa a sua volta lo caricherà su container, insieme ad altre tonnellate di materiale elettronico, destinazione il continente africano. E' qui il passaggio fondamentale, perché fotografa la zona grigia in cui matura il traffico illecito.

Il carico attraversa l'equatore e giunge a Lagos, dove finisce nell'immenso mercato di seconda mano di Alaba. Un suk che raccoglie ogni giorno fino a 15 container pieni di materiale elettronico di seconda mano, di provenienza asiatica ed europea. Il televisore viene ricomprato qui per pochi soldi. Ma la maggior parte del materiale fuori uso finisce direttamente in discariche a cielo aperto. In questo inferno decine di ragazzi tra i 15 e i 20 anni recuperano i componenti, bruciano la plastica e trafugano il rame che poi rivenderanno. Una pratica che li espone ad agenti tossici e cancerogeni.

L'indagine porta alla luce un meccanismo che ha una dimensione quasi inimmaginabile se si considera l'impatto dei Paesi sviluppati. Solo nel Regno Unito si perdono ogni anno le tracce di circa 500mila tonnellate di prodotti elettronici. Un affare da decine di milioni di euro. Ma qual è la situazione in Italia? Secondo Vittoria Polidori, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia, non c'è da stare molto allegri: "Non sappiamo la fine dell'80-85% dei nostri scarti tecnologici. Per 800mila di questi rifiuti prodotti ogni anno, solo 100mila sono sotto controllo. Del resto sappiamo poco o nulla. In questo numero possiamo ipotizzare che alcuni rimangano nelle case, altri finiscano impropriamente in discariche o inceneritori, ma non possiamo escludere che il resto venga esportato nei Paesi in via di sviluppo".


http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/ambiente/greenpeace/televisore-rotto/televisore-rotto.html
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Re: Incubo spazzatura elettronica...

Messaggiodi mlüff© il 24 feb 2009, 10:08

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