«Pirata» di film uno su quattro
Gli italiani e Internet: così si scaricano in modo illegale video e musica
Se continua così, la pirateria tra dieci anni metterà al tappeto le sale cinematografiche. Alcune stanno già chiudendo», dice Carlo Verdone. «La crisi si sente, basta entrare nei negozi di dvd, nei blockbuster. Si lamentano tutti». Racconta d’essere appena tornato da San Pietroburgo, dov’è il set del film «Italians». Una ragazza russa della produzione gli ha detto d’aver imparato l’italiano grazie ai suoi film. «Me li mandi?», ha chiesto. «Ma scusa - s’è avvicinata un’altra della troupe - c’è il sito dove puoi scaricare tutto gratis». «Sono andato a vedere - dice Verdone - e c’era tutta la mia vita professionale. Gratis. E illegalmente. Oltre al diritto d’autore, si colpisce un’industria che rischia di lasciare per strada migliaia di lavoratori. E noi lavoreremo solo per la tv. È terribile, è la solitudine e l’impotenza dello spettatore di fronte a un mezzo bello e potente come strumento di conoscenza, ma distruttivo, come il computer. Che entra dappertutto e, messo nelle mani di chiunque, diventa una bomba atomica».
Quando si parla di pirateria audiovisiva, prevale un senso di impotenza e di sconforto. La legge c’è ma non si applica, i giovani, che secondo le ricerche compiono in larga parte gli illeciti, sono del tutto sordi. C’è una percezione confusa dell’illegalità, come se l’accesso e lo scaricamento fossero del tutto normali. «È vero, c’è un senso di impotenza, ma non dobbiamo mollare», dice Paolo Ferrari presidente dell’Anica, l’associazione che riunisce gli industriali del cinema. La legge prevede il carcere, multe, il sequestro del materiale. Ma, dicono gli operatori del settore, è come se ci fosse una sorta di indulto perenne, un senso di impunità. «Manca la percezione del reato, molti genitori pensano che sia normale aiutare i propri figli a scaricare film dalla rete. La pirateria più subdola e potente è quella di Internet», spiega Ferrari.
Secondo gli ultimi studi effettuati in America, si è stimato che nel 2007 il costo della pirateria mondiale era di 20 miliardi di dollari (di cui 13 miliardi in pirateria di prodotti fisici e 8,2 miliardi in pirateria via Internet). In Italia la pirateria digitale provoca danni per 500 milioni di euro all’industria multimediale, creando un vero e proprio mercato parallelo. Secondo gli ultimi dati Eurispes, il 25 per cento degli italiani che hanno accesso a Internet ha fatto o fa abitualmente download illegali. Il paese da prendere amodello è la Francia, lì si sono fatti per la prima volta passi in avanti in modo concreto. Nel gennaio 2009 a Parigi entrerà in vigore il disegno di legge che mira a contrastare la pirateria con due ammonimenti a chi scarica illegalmente: al terzo avviso gli verrà sospesa la connessione Internet fino a un anno.
Gran Bretagna e Germania hanno manifestato l’intenzione di imitare l’esempio francese, mentre il Parlamento europeo si è pronunciato negativamente sostenendo che l’interruzione dell’accesso a Internet sia «in contraddizione con le libertà civili, i diritti umani e i principi di proporzionalità ed efficacia e dissuasione». C’è la contraffazione e c’è il venditore ambulante. Ma il nuovo fenomeno, che desta maggiore preoccupazione, è quello della pirateria online. Il sottosegretario al governo Gianni Letta e ilministro ai Beni Culturali Sandro Bondi hanno annunciato la costituzione di un tavolo tecnico contro la pirateria digitale e multimediale, sotto l’egida della presidenza del Consiglio, che riunirà forze industriali e Telecom, oltre alle associazioni di categoria e alla Siae (Società italiana degli autori e editori). «Saremo convocati a breve, è un momento di svolta importante», dice Ferrari dell’Anica. In questa iniziativa si adotteranno provvedimenti mirati, interagendo con gli operatori del settore in grado di mettere uno stop ai furti online.
Si tratta di stabilire delle regole valide per tutte le società di telefonia, l’accordo riguarderebbe Telecom, Fastweb e le altre compagnie, e verrebbe introdotto come decreto legge. È allo studio anche un programma di educazione nei licei e nelle università, Ferrari dice che è stato iniziato «un discorso » col ministero della Pubblica Istruzione «perché molti giovani non sono informati di quello che sta avvenendo». Dice il ministro Bondi: «Il mercato illegale ha raggiunto una consistenza tale da eguagliare, se non superare in alcuni casi, il fatturato complessivo dell’industria culturale». La Federazione contro la pirateria audiovisiva (Fapav) denuncia il nuovo fronte: il «furto» di film su Internet da arte di noleggiatori senza scrupoli. «C’è un’assoluta mancanza di regole - dice il presidente Filippo Roviglioni che è anche amministratore delegato della società di distribuzione 01 - a tutela del diritto d’autore che dà luogo a nuove iniziative che collimano con il grave e sempre più diffuso fenomeno del furto dei film online. Il diritto a noleggiare un dvd non equivale al diritto di metterlo a disposizione del pubblico tramite Internet».
Il problema, spiega Roviglioni, è che al momento in Italia è impraticabile la possibilità di rintracciare chi sta facendo lo streaming e cioè chi vede illegalmente film sul computer, o chi scarica i film e li dà a terzi. «C’è una posizione troppo severa dell’Autorità per privacy che non consente l’individuazione dei ladri sul web. Ricordo un caso specifico in cui le industrie col software Alpha Bat sono riuscite a individuare mille persone, con tanto di nome e cognome, ma il giudice disse che gli autori della ricerca potevano essere perseguibili come contravventori della privacy». Una beffa? «Esattamente ». L'attività investigativa sulla pirateria al momento scatta su segnalazione e va soprattutto a colpire chi fa attività a fine imprenditoriale. Come avviene il furto? I pirati, armati di microregistratori, solitamente vanno a caccia del sonoro dei film appena usciti, che viene rimixato con il video fornito dai complici, attivi spesso nei paesi dell’Est, dove i controlli sono meno rigidi. Il 30 ottobre all’Auditorium di Roma, nell’ambito delle giornate sugli Stati Generali del cinema italiano, se ne parlerà al Festival del cinema. Il convegno si intitola «Pirateria e criminalità audiovisiva: quando la copia danneggia il mercato» e vi prenderanno parte la Siae, l’Agis, il movimento dei Centoautori che riunisce i maggiori registi italiani, i produttori e tutte le altre associazioni di categoria coinvolte.
L’obiettivo è quello di dichiarare guerra all’anarchia sul web. La normativa italiana, molto è considerata tra le migliori, ma risulta inefficace a causa degli scarsi controlli e dell’assenza di un’intesa con gli intermediari. Perché, Roviglioni, la legge non si applica? «Perché i politici sottovalutano il problema, pensano che si tratti di quattro vu cumprà per strada. Oppure ritengono che, se i loro figli scaricano film da Internet, è una ragazzata. E invece si commette un furto: delle idee e del pensiero. L’anomalia italiana è che, rispetto a Francia e Inghilterra, finora non siamo riusciti a invitare al tavolo le Telecom, non hanno ritenuto di poterci affiancare in azioni che si concretizzassero in un warning. Se riusciamo a far capire a coloro che commettono reato, con le contraffazioni o scaricando illegalmente un film, che non saranno impuniti ma perseguiti, permetterebbe di abbassare dell’ 80 per cento il fenomeno della pirateria. Questi signori che si divertono a giocare stanno intasando le linee fino al 70 per cento, creando difficoltà all’online, allo sfruttamento della banda larga, alla fibra di vetro». Roviglioni, la pirateria digitale è un mondo non solo senza regole ma scivoloso come una saponetta. «Qualcosa si sta muovendo, Mediaset, stufa di sopportare, ha fatto causa a YouTube per un valore di 500 milioni di euro. Si sta prendendo coscienza delle enormi perdite economiche».
Valerio Cappelli