"Il mio commento sulla legge delega riguardante i diritti tv non è francamente positivo. Credo che non si debbano assumere iniziative in momenti di turbolenza, questa è una regola di carattere generale. E non c'è dubbio che il mondo del calcio sia stato attraversato e tutt'ora in buona parte versa, in una condizione di questo tipo. Bisogna avere calma in questi momenti e non prendere decisioni di carattere definitivo", spiega ad Affaritaliani.it, l'avvocato del Milan, Leandro Cantamessa. E sottolinea: "Intanto diciamo che stiamo parlando di una legge delega. A mio parere, questo tipo di norme non hanno una portata immediatamente percettiva. Dovranno essere successivamente emessi dei dpr o strumenti legislativi per dare esecuzione a queste cose".
Nel frattempo all'estero società concorrenti come Real Madrid e Barcellona hanno stipulato contratti ricchissimi. Non crede che questa circostanza potrebbe rappresentare un problema per i grandi club italiani?
"Nel merito questa legge ha un difetto di fondo: è - absit iniuria verbis, senza offesa - di carattere provinciale. Considera cioè soltano l'ambito italiano. Del resto sarebbe difficile che avesse potuto far diversamente. Purtoppo però la realtà calcistica non è più soltanto italiana, ma europea. E' noto che l'interesse alla partecipazione alla Champions League sia notevole e, in questo modo, l'Italia corre un rischio di elevatissima portata..."
A cosa si riferisce?
"Potrebbe venire schiacciata da quei Paesi - come la Spagna e la stessa Inghilterra - che hanno vincoli meno severi. Come dire... meno orientati a una collettivizzazione di stampo marxista rispetto al nostro Paese. E' vero che il Real Madrid stipula liberamente contratti...."
E in Inghilterra?
"E' un Paese continuamente paragonato al nostro dicendo che loro sono bravi e noi no... Da loro i diritti televisivi sono sì venduti in modo centralizzato da una società per azioni, ma è altresì da sottolineare che le differenze tra grandi e piccole squadre sono identiche a quanto si vede da noi. Le dico di più...".
Prego...
"Anche in Francia e Germania, le squadre che vincono i campionati sono sempre le stesse tre-quattro. Non è che in Italia la situazione generata dalla vendita dei propri diritti televisivi sia perversa. E' vero che questa è una situazione generalizzata in Europa. Se l'obiettivo di questa legge delega fosse di appattire le squadre, prescindendo dai valori in campo - dai bilanci dei bacini d'utenza e di appeal televisivo - allora staremmo andando in una direzione sbagliata. Se c'è una cosa che è certa è che le regole di concorrenza non valgono in ambito sportivo. Se non tenuto conto che si tratta di una competizione agonistica. E se la legge ha questo obiettivo, come tutto fa pensare...".
Ritiene che corre il rischio di essere molto provinciale...
"Eh sì. Va in una direzione sbagliata. Crea un grave pregiudizio per le squadre italiane".
Quindi alla fine chi rischia di rimetterci a livello di competitività europea sono squadre le grandi storiche come Milan, Inter e Juve...
"Quello è sicuro. I grandi nemici sono i ricchi che devono essere puniti, questa è la ratio di fondo. La partecipazione delle squadre italiane alla Champions League è determinata da un ranking, che deriva dai risultati. E il rischio è che l'Italia finisca magari con tre squadre in Champions anziché quattro. Ma questo è inevitabile. Se si priva i club più importanti come Milan, Inter, Juve o Roma di denaro per darlo agli altri - e questo è un fatto di vasi comunicanti -, i grandi giocatori non potranno più essere comprati. Bisognerà fare un altro tipo di politica...".
Quale?
"Prendere, a rischio, giocatori o già anziani, oppure non ancora esplosi. Nella speranza che emergano. Ma questo mette le italiane in una condizione di sicura inferiorità rispetto a inglesi o spagnole. E per l'effetto il nostro campionato all'estero, dal punto di vista del valore economico, peserà sempre di meno".
Non a caso le partite di Liga e Premier League sono meglio fuori dai propri confini, rispetto a quelle del torneo italiano...
"Per forza. Cina e Giappone hanno una vera passione per il calcio, ma non squadre all'altezza. Quindi fanno il tifo e guardano in tv squadre che partecipano ad altri campionati. Quali? Quelli dove si gioca meglio e hanno i campioni più bravi. Se tu non li hai il finale quale sarà? Spero di sbagliarmi...".
Comunque lei ritiene che fino al 2010 i contratti stipulati dai club non si potranno toccare?
"Ci mancherebbe. Sarebbe un intervento ilegittimo, manu militari, su accordi legittimamente stipulati in un momento in cui la legge consentiva di farlo. Anzi, meglio, imponeva di farlo. Non c'è nessuna ragione di intervenire su contratti che sono validi sotto tutti i profili fino all'effettiva scadenza".