Se l'Inter è (e lo è) la massima espressione del calcio italiano, la notizia è che il calcio italiano fa ridere. O piangere, a seconda dei punti di vista. L'Inter che ha giocato sabato contro la Sampdoria è una squadra di bambini dell'asilo: ma bambini viziati, quelli che fanno i bulli e i prepotenti e poi strillano e strepitano se la maestra glielo fa notare e li mette in castigo. E un bambinone dell'asilo è anche il signore che siede in panchina (o meglio: che dovrebbe sedere in panchina): quello che tra la prima espulsione (Samuel) e la seconda (Cordoba) si agitava a bordo campo facendo il segno delle manette davanti a tutto lo stadio e a tutte le telecamere; come a dire che era in atto la grande rapina del secolo (a danno dell'Inter, naturalmente) e che era uno scandalo e che insomma l'arbitro di Inter-Sampdoria andava arrestato. Messo in galera. Nientemeno.
Volete sapere la verità? La verità è che l'arbitro di Inter-Sampdoria, Tagliavento, stava arbitrando benissimo anche se al pronti-via si era macchiato di una colpa grave: quella di non aver espulso Stankovic, dell'Inter, che al secondo minuto aveva colpito con una tremenda ginocchiata alla schiena Pozzi, in corsa, violentissimamente, un intervento che in Europa sarebbe costato al giocatore serbo il cartellino rosso e 3 giornate di squalifica. Allibito per la gratuità della scorrettezza (per la cronaca: un minuto prima, e cioè al primo minuto, Tagliavento era stato costretto a chiedere a Muntari di calmarsi dopo un duro intervento su Pazzini), l'arbitro decideva di graziare Stankovic completamente, non ritenendolo degno nemmeno del cartellino giallo.
Domanda: Tagliavento a parte, che stava succedendo ai giocatori dell'Inter? Possibile che a partita non ancora decollata, a pallone non ancora toccato, un giocatore (Muntari) si fosse già macchiato di un fallo da ammonizione - non sanzionata - e un altro giocatore (Stankovic) si fosse già macchiato di un fallo da espulsione - non sanzionata -? Come spiegare il parossistico furore con cui la squadra di Mourinho, prima in classifica e con mezzo scudetto già in tasca, stava affrontando la Sampdoria, squadra tranquillissima dalla classifica tranquillissima?
Se l'Inter è (e lo è) la massima espressione del calcio italiano, allora è ufficiale: il calcio italiano fa ridere. Immaginate un vigile che vede una macchina passare col rosso, ferma il veicolo e fa la contravvenzione; e poi immaginate lo stesso vigile che vede una macchina ferma in divieto di sosta, la avvicina e emette la contravvenzione. Voi che fareste: vi straccereste le vesti? Se siete persone perbene, no. Invece, in Inter-Sampdoria la scene di isteria collettiva si sono sprecate quando Tagliavento, l'arbitro, ha dapprima ammonito Samuel per un durissimo fallo da dietro su Pozzi (ancora lui!) e poi lo ha espulso per aver inferto a Pozzi (sempre lui!) una manata in pieno viso mentre l'attaccante della Samp se ne stava andando verso la porta di Julio Cesar. Due decisioni scontate e sacrosante. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta Samuel avrebbe meritato un cartellino giallo già al minuto 14 per aver investito da dietro indovinate chi? Ma certo, Pozzi, proprio lui. Scene isteriche, dicevamo. Che si sono ripetute quando Tagliavento ha dapprima ammonito Cordoba per essere uscito con eccessivo anticipo dalla barriera su un calcio di punizione dal limite (per capirci, diciamo che il colombiano ha rischiato di arrivare sulla palla prima di Palombo) e poi lo ha espulso per uno sgambetto in corsa, incontrollato ma plateale, sempre su di lui, il sempre più derelitto Pozzi. Due decisioni sacrosante né più né meno di quelle prese sul conto di Samuel: anzi, se proprio vogliamo dirla tutta Tagliavento aveva fatto finta di non vedere quando Cordoba – al momento dell'ammonizione a Pazzini – lo aveva polemicamente applaudito, a lungo e a mezzo metro di distanza, in perfetto stile-Snejider (do you remember?), con un comportamento che in Europa gli sarebbe costato la seconda ammonizione e l'uscita dal campo anticipata.
Lo spettacolo che l'Inter ha offerto sabato, contro la Sampdoria, è stato vergognoso. Undici giocatori e un allenatore assatanati, fuori di senno fin dal pronti-via manco fossero tanti cani idrofobi; undici giocatori e un allenatore isterici, incapaci di tenere a freno un'aggressività inspiegabile ai limiti del sospetto, incapaci di accettare le normali decisioni del malcapitato arbitro. Diciamolo: Tagliavento ha espulso Samuel e Cordoba, ma se a San Siro non si fosse creato quel clima intimidatorio che tutti hanno respirato, i giocatori dell'Inter che avrebbero dovuto abbandonare il campo avrebbero dovuto essere quattro, i due suddetti più Stankovic (attentato all'incolumità di Pozzi al 2') e Milito (entrata spaccagambe su Palombo al 58').
Mercoledì si gioca Inter-Chelsea. Magari l'Inter vincerà 3-0 e, come si dice in questi casi, va tutto ben madama la marchesa. Ma non è di vittorie o sconfitte che ci interessa parlare qui. Dopo aver assistito all'indegna gazzarra inscenata dai nerazzurri, l'augurio – per tutti coloro che amano il calcio e lo sport – è quello di non doversi vergognare come ladri davanti all'Europa. Se l'Inter perdesse con classe sarebbe già un ottimo risultato.
Paolo Ziliani