Mancano Cannavaro e Gago, Robinho parte dalla panchina: Capello si aggrappa al G-3 Raul-Guti-Salgado, i senatori del club blanco. Il risultato però è sconfortante. Il primo tempo è inguardabile sul piano del gioco (Reyes non gira, Guti è sempre un secondo in ritardo) e l'unico tiro in porta è quello di Van Nistelrooy dopo un liscio di Camacho. Di buono resta la personalità di Higuain: da lui nascono le trame migliori e sempre da lui, vista la giornata di vacanza presa da Raul e Reyes, arrivano le iniziative più interessanti. Il vantaggio del Levante è un colpo al cuore per Fabio Capello: Damiano Tommasi, il suo allievo più disciplinato nella Roma dello scudetto, si fa stendere in area da Diarra e porta così Salva Ballesta, appena arrivato dal Malaga, sul dischetto.

Messo al sicuro l'1-0, il Levante si rifugia in trincea e tiene botta. Camacho si appiccica a Diarra, Kapo pensa più a coprire la zona di Reyes che ad attaccare e il Madrid s'incarta senza mai riuscire a combinare di prima. Robinho entra nel secondo tempo, e il Real almeno si scuote. Non fosse per gli abbagli dell'arbitro Alvarez Izquierdo (fuorigioco inesistente di Higuain, rigori clamorosi negati a Raul e Van Nistelrooy), i bianchi tornerebbero in partita da subito. Ma non è serata: ci prova tre volte l'olandese, due Raul, una Nieto (traversa, con Van Nistelrooy impreciso sulla ribattuta), ma tutti i tentativi vengono respinti dal muro alzato attorno a Molina. Alla fine, mentre Berson spaventa Casillas in contropiede, il pubblico del Bernabeu manifesta il suo disappunto con la pañolada, il caratteristico sventolio di fazzoletti bianchi, e con striscioni che chiedono le dimissioni del presidente Calderon. Un pessimo segnale per Fabio Capello.