è un real-disastro capello a un passo dal licenziamento

MADRID, 4 febbraio 2007 - La prima senza Ronaldo è un incubo per Fabio Capello. Dopo il Villarreal, il Real Madrid si fa battere anche dalla terz'ultima squadra della Liga, il piccolo Levante di Damiano Tommasi ed Olivier Kapo, due ex allievi (più o meno amati) del tecnico di Pieris.
Mancano Cannavaro e Gago, Robinho parte dalla panchina: Capello si aggrappa al G-3 Raul-Guti-Salgado, i senatori del club blanco. Il risultato però è sconfortante. Il primo tempo è inguardabile sul piano del gioco (Reyes non gira, Guti è sempre un secondo in ritardo) e l'unico tiro in porta è quello di Van Nistelrooy dopo un liscio di Camacho. Di buono resta la personalità di Higuain: da lui nascono le trame migliori e sempre da lui, vista la giornata di vacanza presa da Raul e Reyes, arrivano le iniziative più interessanti. Il vantaggio del Levante è un colpo al cuore per Fabio Capello: Damiano Tommasi, il suo allievo più disciplinato nella Roma dello scudetto, si fa stendere in area da Diarra e porta così Salva Ballesta, appena arrivato dal Malaga, sul dischetto.
Messo al sicuro l'1-0, il Levante si rifugia in trincea e tiene botta. Camacho si appiccica a Diarra, Kapo pensa più a coprire la zona di Reyes che ad attaccare e il Madrid s'incarta senza mai riuscire a combinare di prima. Robinho entra nel secondo tempo, e il Real almeno si scuote. Non fosse per gli abbagli dell'arbitro Alvarez Izquierdo (fuorigioco inesistente di Higuain, rigori clamorosi negati a Raul e Van Nistelrooy), i bianchi tornerebbero in partita da subito. Ma non è serata: ci prova tre volte l'olandese, due Raul, una Nieto (traversa, con Van Nistelrooy impreciso sulla ribattuta), ma tutti i tentativi vengono respinti dal muro alzato attorno a Molina. Alla fine, mentre Berson spaventa Casillas in contropiede, il pubblico del Bernabeu manifesta il suo disappunto con la pañolada, il caratteristico sventolio di fazzoletti bianchi, e con striscioni che chiedono le dimissioni del presidente Calderon. Un pessimo segnale per Fabio Capello.
Mancano Cannavaro e Gago, Robinho parte dalla panchina: Capello si aggrappa al G-3 Raul-Guti-Salgado, i senatori del club blanco. Il risultato però è sconfortante. Il primo tempo è inguardabile sul piano del gioco (Reyes non gira, Guti è sempre un secondo in ritardo) e l'unico tiro in porta è quello di Van Nistelrooy dopo un liscio di Camacho. Di buono resta la personalità di Higuain: da lui nascono le trame migliori e sempre da lui, vista la giornata di vacanza presa da Raul e Reyes, arrivano le iniziative più interessanti. Il vantaggio del Levante è un colpo al cuore per Fabio Capello: Damiano Tommasi, il suo allievo più disciplinato nella Roma dello scudetto, si fa stendere in area da Diarra e porta così Salva Ballesta, appena arrivato dal Malaga, sul dischetto.

Messo al sicuro l'1-0, il Levante si rifugia in trincea e tiene botta. Camacho si appiccica a Diarra, Kapo pensa più a coprire la zona di Reyes che ad attaccare e il Madrid s'incarta senza mai riuscire a combinare di prima. Robinho entra nel secondo tempo, e il Real almeno si scuote. Non fosse per gli abbagli dell'arbitro Alvarez Izquierdo (fuorigioco inesistente di Higuain, rigori clamorosi negati a Raul e Van Nistelrooy), i bianchi tornerebbero in partita da subito. Ma non è serata: ci prova tre volte l'olandese, due Raul, una Nieto (traversa, con Van Nistelrooy impreciso sulla ribattuta), ma tutti i tentativi vengono respinti dal muro alzato attorno a Molina. Alla fine, mentre Berson spaventa Casillas in contropiede, il pubblico del Bernabeu manifesta il suo disappunto con la pañolada, il caratteristico sventolio di fazzoletti bianchi, e con striscioni che chiedono le dimissioni del presidente Calderon. Un pessimo segnale per Fabio Capello.