Roma: lezione di inciviltà della Sud... altro che tornelli
Inviato: 12 feb 2007, 03:10
Roma, 11 febbraio 2007 - Il campionato di calcio è ripartito puntuale, alle ore 15, con cinque stadi chiusi, quattro a porte chiuse e uno, San Siro, con i soli abbonati. Nove giorni dopo la tragedia di Catania , dove durante gli scontri ha perso la vita l'ispettore di Polizia Filippo Raciti, la serie A è tornata in campo con l'orario unico.
Ovunque con severi controlli da parte di polizia e carabinieri. Ma si tratta comunque di una ripartenza a metà, soprattutto dopo lo sgradevole episodio dell'Olimpico, dove durante il minuto di silenzio per ricordare Filippo Raciti, dalla curva Sud si sono alzati fischi e cori contro le Forze dell'Ordine, subito coperti dagli applausi degli altri tifosi giallorossi.
La Digos sta ora visionando i filmati ripresi dalla telecamere a circuito chiuso per cercare di identificare i responsabili, ed eventualmente applicare il divieto di accesso alle manifestazioni sportive. Un episodio analogo si è verificato nello stadio di Torino, dove un gruppo di tifosi organizzati autosospesi, non hanno rispettato il minuto di silenzio.
Vicende che sono state subito stigmatizzate dai vertici del calcio: «Abbiamo avuto segnali positivi, la partita tra i tifosi e i teppisti è stata vinta dai tifosi», ha dichiarato il commissario straordinario della Federcalcio, Luca Pancalli. «I fischi dell'Olimpico sono stati sopraffatti dagli applausi di chi era in tribuna, è un segnale - spiega Pancalli -, bisogna avere il coraggio di andare avanti». Per il Prefetto di Roma, Achille Serra, «fischiare di fronte a una morte è da imbecilli. Ma si sa, gli imbecilli sono dappertutto. Il fatto positivo è che i fischi sono stati sommersi da un mare di applausi. È importante che, come auspicavo da tempo, gli imbecilli vengano isolati».
Nel resto d'Italia, sono le radioline a farla da padrone: i tifosi «esclusi» ed «espropriati» dalle loro curve si sono industriati come meglio hanno potuto - non facendo comunque registrare incidenti degni di nota - in una domenica per molti aspetti surreale. A Bergamo - dove l'ingresso è stato negato a tutti, anche a qualche disabile - sono state rispolverate le radioline (ed un fumogeno è riuscito ad entrare in campo), a Verona gli interisti (cinque dei quali sono stati però trovati con petardi) hanno sfilato in corteo, a Firenze si è tifato e gioito lungo il vialone che porta al Franchi, a Palermo - dove le porte erano aperte - la zona riservata agli ospiti è stata riempita dalle famiglie ed infine a Messina - dove c'erano 400 giornalisti - c'è stata più attesa per far iniziare la gara che per il resto (Paparesta l'ha fatta iniziare con un'ora di ritardo per la pioggia).
Ovunque con severi controlli da parte di polizia e carabinieri. Ma si tratta comunque di una ripartenza a metà, soprattutto dopo lo sgradevole episodio dell'Olimpico, dove durante il minuto di silenzio per ricordare Filippo Raciti, dalla curva Sud si sono alzati fischi e cori contro le Forze dell'Ordine, subito coperti dagli applausi degli altri tifosi giallorossi.
La Digos sta ora visionando i filmati ripresi dalla telecamere a circuito chiuso per cercare di identificare i responsabili, ed eventualmente applicare il divieto di accesso alle manifestazioni sportive. Un episodio analogo si è verificato nello stadio di Torino, dove un gruppo di tifosi organizzati autosospesi, non hanno rispettato il minuto di silenzio.
Vicende che sono state subito stigmatizzate dai vertici del calcio: «Abbiamo avuto segnali positivi, la partita tra i tifosi e i teppisti è stata vinta dai tifosi», ha dichiarato il commissario straordinario della Federcalcio, Luca Pancalli. «I fischi dell'Olimpico sono stati sopraffatti dagli applausi di chi era in tribuna, è un segnale - spiega Pancalli -, bisogna avere il coraggio di andare avanti». Per il Prefetto di Roma, Achille Serra, «fischiare di fronte a una morte è da imbecilli. Ma si sa, gli imbecilli sono dappertutto. Il fatto positivo è che i fischi sono stati sommersi da un mare di applausi. È importante che, come auspicavo da tempo, gli imbecilli vengano isolati».
Nel resto d'Italia, sono le radioline a farla da padrone: i tifosi «esclusi» ed «espropriati» dalle loro curve si sono industriati come meglio hanno potuto - non facendo comunque registrare incidenti degni di nota - in una domenica per molti aspetti surreale. A Bergamo - dove l'ingresso è stato negato a tutti, anche a qualche disabile - sono state rispolverate le radioline (ed un fumogeno è riuscito ad entrare in campo), a Verona gli interisti (cinque dei quali sono stati però trovati con petardi) hanno sfilato in corteo, a Firenze si è tifato e gioito lungo il vialone che porta al Franchi, a Palermo - dove le porte erano aperte - la zona riservata agli ospiti è stata riempita dalle famiglie ed infine a Messina - dove c'erano 400 giornalisti - c'è stata più attesa per far iniziare la gara che per il resto (Paparesta l'ha fatta iniziare con un'ora di ritardo per la pioggia).