Scampati al massacro
Inviato: 17 apr 2007, 19:12
Lo spagnolo Nicolas Delgado, insieme al connazionale Albert Larregola, gioca a Virginia Tech e racconta come solo la fortuna abbia evitato loro di finire tra le 32 vittime della strage del campus americano
MILANO, 17 aprile 2007 - Due giovani tennisti spagnoli sono scampati per miracolo al massacro di Virginia Tech. Nicolas Delgado e Albert Larregola, questi i loro nomi, devono ringraziare il destino che ha cambiato i loro programmi all’ultimo minuto, salvandoli da morte probabile. Entrambi studenti-atleti nella prestigiosa università, i due ragazzi sono stati gli allucinati testimoni del folle gesto di un pazzo che è costato la vita a 33 persone (omicida compreso) nel più terribile massacro nella storia delle università americane. Albert ha evitato la sparatoria perché ha spostato l’orario di una lezione: "Avevo contabilità sia alle 9 che alle 10 – ha spiegato -, ma volevo starmene a letto ancora un po’, così ho scelto la seconda lezione. Alle 9.30, però, mi è arrivata una mail dall’università nella quale mi avvisavano di quanto stava succedendo. Ero sotto choc. Mi sono chiuso in casa, senza sapere bene cosa fare, poi mi ha chiamato Nicolas, che invece era là dentro, e mi ha raccontato il massacro".
PARLA DELGADO - Il Nicolas di cui parla il ventenne Larregola è, appunto, Delgado, ventunenne discreto tennista, a Blacksburg grazie a una borsa di studio, che deve la sua vita a 30 metri: questa è, infatti, la distanza che separa la Norris Hall, l’edificio dove è iniziato l’incubo di lunedì, dalla Williams Hall, dove il ragazzo aveva la sua prima lezione alle 9. "Non avrei mai pensato di vivere un’esperienza del genere – ha raccontato Nicolas al quotidiano spagnolo El Mundo -. Erano le 9 di mattina e sono arrivato all’Università in auto con la mia fidanzata; ho lasciato lei in un edificio e io ho proseguito verso un’altra struttura, vicinissima a quella dove sarebbe scoppiata la sparatoria. Non appena entrato in classe, ho ricevuto la telefonata di un amico che mi ha avvertito che stavano sparando nel campus. Quasi contemporaneamente mi ha chiamato la mia fidanzata, spaventatissima, e mi ha detto che lei e i suoi compagni erano chiusi dentro in classe".
L'ORA PIU' LUNGA - L’incertezza ha lasciato ben presto il posto alla paura, quando gli spari hanno cominciato a echeggiare ovunque: "Sono arrivati gli agenti dell'Fbi e hanno bloccato le entrate del nostro edificio per sicurezza, poi ci hanno vietato di avvicinarci alle finestre perché era troppo pericoloso. Nessuno di noi riusciva a credere a quello che stavamo vedendo, eravamo terrorizzati. Questo inferno è durato circa un’ora, poi ci hanno evacuato e, dopo aver controllato le nostre automobili, ci hanno ordinato di andarcene e di chiuderci in casa". Durante quei terribili 60 minuti barricati in classe, i ragazzi sono riusciti a mettersi in contatto con le famiglie grazie a Internet.
MESSAGGI A CASA - Nicolas ha usato una messaggeria istantanea via pc per parlare con suo cugino Guillermo: "All’inizio, non capiva quello che gli stavo scrivendo – ha spiegato il tennista spagnolo – perché gli sembrava incredibile, poi sono riuscito a parlare con mio padre e l’ho rassicurato sulle mie condizioni". Alla fine, un amico di Delgado è rimasto leggermente ferito a una mano da uno sparo, mentre un’amica di nazionalità tedesca ha assistito alla sparatoria da pochi metri ed è ancora in stato di choc. "Tutto sommato, siamo stati fortunati. Le lezioni sono sospese fino a giovedì, nel tentativo di non pensare al massacro che è stato compiuto, ma nessuno degli studenti della Virgina Tech. potrà mai dimenticare quello che è successo lunedì. Ognuno di noi avrebbe potuto essere uno di quei ragazzi che sono morti là fuori".
MILANO, 17 aprile 2007 - Due giovani tennisti spagnoli sono scampati per miracolo al massacro di Virginia Tech. Nicolas Delgado e Albert Larregola, questi i loro nomi, devono ringraziare il destino che ha cambiato i loro programmi all’ultimo minuto, salvandoli da morte probabile. Entrambi studenti-atleti nella prestigiosa università, i due ragazzi sono stati gli allucinati testimoni del folle gesto di un pazzo che è costato la vita a 33 persone (omicida compreso) nel più terribile massacro nella storia delle università americane. Albert ha evitato la sparatoria perché ha spostato l’orario di una lezione: "Avevo contabilità sia alle 9 che alle 10 – ha spiegato -, ma volevo starmene a letto ancora un po’, così ho scelto la seconda lezione. Alle 9.30, però, mi è arrivata una mail dall’università nella quale mi avvisavano di quanto stava succedendo. Ero sotto choc. Mi sono chiuso in casa, senza sapere bene cosa fare, poi mi ha chiamato Nicolas, che invece era là dentro, e mi ha raccontato il massacro".
PARLA DELGADO - Il Nicolas di cui parla il ventenne Larregola è, appunto, Delgado, ventunenne discreto tennista, a Blacksburg grazie a una borsa di studio, che deve la sua vita a 30 metri: questa è, infatti, la distanza che separa la Norris Hall, l’edificio dove è iniziato l’incubo di lunedì, dalla Williams Hall, dove il ragazzo aveva la sua prima lezione alle 9. "Non avrei mai pensato di vivere un’esperienza del genere – ha raccontato Nicolas al quotidiano spagnolo El Mundo -. Erano le 9 di mattina e sono arrivato all’Università in auto con la mia fidanzata; ho lasciato lei in un edificio e io ho proseguito verso un’altra struttura, vicinissima a quella dove sarebbe scoppiata la sparatoria. Non appena entrato in classe, ho ricevuto la telefonata di un amico che mi ha avvertito che stavano sparando nel campus. Quasi contemporaneamente mi ha chiamato la mia fidanzata, spaventatissima, e mi ha detto che lei e i suoi compagni erano chiusi dentro in classe".
L'ORA PIU' LUNGA - L’incertezza ha lasciato ben presto il posto alla paura, quando gli spari hanno cominciato a echeggiare ovunque: "Sono arrivati gli agenti dell'Fbi e hanno bloccato le entrate del nostro edificio per sicurezza, poi ci hanno vietato di avvicinarci alle finestre perché era troppo pericoloso. Nessuno di noi riusciva a credere a quello che stavamo vedendo, eravamo terrorizzati. Questo inferno è durato circa un’ora, poi ci hanno evacuato e, dopo aver controllato le nostre automobili, ci hanno ordinato di andarcene e di chiuderci in casa". Durante quei terribili 60 minuti barricati in classe, i ragazzi sono riusciti a mettersi in contatto con le famiglie grazie a Internet.
MESSAGGI A CASA - Nicolas ha usato una messaggeria istantanea via pc per parlare con suo cugino Guillermo: "All’inizio, non capiva quello che gli stavo scrivendo – ha spiegato il tennista spagnolo – perché gli sembrava incredibile, poi sono riuscito a parlare con mio padre e l’ho rassicurato sulle mie condizioni". Alla fine, un amico di Delgado è rimasto leggermente ferito a una mano da uno sparo, mentre un’amica di nazionalità tedesca ha assistito alla sparatoria da pochi metri ed è ancora in stato di choc. "Tutto sommato, siamo stati fortunati. Le lezioni sono sospese fino a giovedì, nel tentativo di non pensare al massacro che è stato compiuto, ma nessuno degli studenti della Virgina Tech. potrà mai dimenticare quello che è successo lunedì. Ognuno di noi avrebbe potuto essere uno di quei ragazzi che sono morti là fuori".