Grazie Platini
Inviato: 19 apr 2007, 22:18
Siamo degli inguaribili bastian contrari. A noi, la decisione a sorpresa della Uefa sugli gli Europei 2012 di calcio non ha evocato affatto oltraggio alla bandiera nazionale e offesa ai Mondiali di calcio vinti a sorpresa dagli Azzurri la scorsa estate. Perdonateci. Ma a noi, la faccia basita dei vertici del calcio italiano, che tronfi si pavoneggiavano ancora pochi secondi prima dell'apertura delle buste, stracerti di aver l'assegnazione in tasca, ha fatto partire una ristata omerica, liberatoria e irrefrenabile. Ci è tornata alla mente "La Secchia Rapita" di Alessandro Tassoni, che ci faceva crepare di cachinni ai tempi del liceo. Per una secchia di legno, fu gran guerra tra bolognesi e modenesi, ed eroicomico è il poema che ne celebra in ottave l'epica grottesca. Ebbene, non dateci degli antisportivi e degli anti nazionali, ché sapete bene che qui a Libero il buon calcio si ama e più ancora la bandiera. Ma alle lacrime sinceramente sgorgate dagli occhi del ministro Giovanna Melandri al rapimento della secchia, da parte di polacchi e ungheresi ma soprattutto di quel gran volpone che risponde al nome di Michel Platini che della Uefa è da poco, e per fortuna innovatore presidente, a noi viene spontaneo un grido liberatorio: e dunque ci titoliamo. Grazie Platini, hai vinto per noi. Lo schiaffo sarà stato anche maldato, ma soprattutto pare a noi meritatamente ricevuto.
La secchia rapita degli Europei sottratti alla prosopopea del calcio italiano appare infatti come una sana misura di igiene e profilassi. Lo diciamo parlando al cuore dei tifosi, che naturalmente avrebbero gioito all'idea di avere il torneo in Italia. Ma nessuno toglierà loro il gusto di guardarsi le partite in televisione. Ma proprio per chi ha a cuore il calcio italiano, vi sono tutta una serie di punti sui quali riflettere spassionatamente, prima di mettersi a intonare meste canzoni di lesa maestà calcistica nazionale.
Primo: il governo Prodi, visto che viviamo in un Paese di calcio di Stato ed è lui ad aver dunque gestito il presunto "rinnovamento" del pallone italiano dopo la farsa di Calciopoli, non ha rinnovato né risanato un bel nulla, ed è di questo che fa stato la decisione della Uefa, nel segreto dell'urna. Secondo: chi sperava - il governo in prima fila, ancora una volta, ma stavolta non da solo, molte società di calcio al suo seguito - che gli Europei 2012 fossero l'ennesima occasione per rifare stadi monumentali ed economicamente ingestibili poi, resta per fortuna con un palmo di naso, e questo è un bene per tutti. Terzo: peggio del mancato rinnovamento c'è solo l'eterno ritorno del sempre eguale, che domina in questi mesi al vertice della Federcalcio, Lega e nella delegazione italiana alla Uefa. Abete, Carraro, Matarrese: non c'è bisogno di aggiungere altro. E lo diciamo da garantisti, non perché li consideriamo pendagli da forca o avanzi di galera. Solo che il tempo ha la sua parte, nella capacità di conquistarsi consensi quando si è reduci da piogge di fango come quelle abbattutesi sul calcio italiano con scandali e processi, retrocessioni e giudizi-farsa, assassinii di poliziotti negli stadi e gran botte nelle partite internazionali. Come si vede ce n'è per tutti, a nostro giudizio, nello schiaffo per il quale ringraziamo Platini.
Equilibri politici
Pensateci bene, cari lettori tifosi. Direte voi che anche il calcio polacco è stato gravato da scandali e corruzione, ed è vero. Che il Paese dei nazionalisti ed iperconservatori fratelli Kaczinski non è poi forse quel gran modello, visto che vi ripartono campagne scioviniste ed antiebraiche. Che l'Ucraina avrà pure prodotto campioni come Shevchenko, ma è stretta da anni nell'instabilità tra chi con Yuschenko tifa Occidente e chi con Yanukovich tifa per la Russia di Putin, e quella virago di Julia Tymoshenko che oscilla tra i due. Che va bene dar soddisfazione ai nuovi Paesi entrati nell'Ue da Est, ma che c'entra il calcio con la politica visto che l'intero processo di integrazione europea è bloccato dopo i referendum andati storti in Olanda e Francia?
Tutto vero, tutto giusto. Eppure ci saranno ragioni serie, se alla fine anche il nuovo presidente Uefa, il grande Platini che ha rappresentato dopo i Mondiali la svolta rispetto alle compromissioni del predecessore Johannson con la gestione di potere del presidente Fifa Blatter, quello che rifiutò di premiare l'Italia ai mondiali, ci devono essere buone ragioni se alla fine anche il grande Michel pensa che l'Italia abbia bisogno di una sana lezione. Riflettiamo, invece di piangere. Vogliamo un gran bene bene alla ministra dello Sport, ma qui si rischia che le sue lacrime siano malandrine, non melandrine. Allora. È vero o non è vero che il gran commissario risanatore della Federcalcio, il professor Guido Rossi, beatosi in sciarpone bianco della vittoria dei Mondiali, alla fine se n'è andato alla chetichella senza cambiare di una virgola né lo statuto giuridico delle società di calcio, né i principi per la gestione degli impianti sportivi, né i requisiti per la quotazione in Borsa delle società di calcio?
Eppure in molti pensavano che nessuno meglio di lui, il mago a corrente alterna che condanna i patti di sindacato solo quando cambiano idea rispetto agli incarichi che gli hanno attribuito, il grande vate del diritto societario e nemico spergiurato dei conflitti d'interesse, potesse mettere ordine nel caos dei falsi bilanci e degli adulterati stati patrimoniali delle società sportive, figlie di quella disgraziata legge che fu la riforma Veltroni del governo Prodi uno. E invece niente. L'unico fiore all'occhiello del commissario Rossi è stata l'indagine del Supremo Inquisitore della Palla, alias sua manettitudine Francesco Saverio Borrelli.
Tutti i nodi essenziali, quelli alla radice dell'insana pulsione pluriennale a gonfiare valori dei giocatori e a gestire finte compravendite di brocchi a prezzi di comodo, sono rimasti irrisolti.
Nodi irrisolti
Il governo ha solo cambiato per decreto il meccanismo di spartizione dei proventi televisivi. E questo solo perché c'è un solo ramo di business che agli occhi della politica sia ancor più politico del calcio: la televisione, appunto. Ma, per il resto, il rinnovamento sbandierato dal governo è stato un buco nell'acqua. Tant'è che alla fine, al vertice del calcio italiano c'è l'eterno ritorno dei democristianoni di un tempo. Degli arbitri, meglio non parlarne. Calciopoli 2, che è appena partita, rischia di investirne ancora altri. Quanto agli stadi, meglio, mille volte meglio, un milione di volte meglio evitare nuove bolle immobiliari come quelle realizzate colpevolmente in Italia ai tempi dei Mondiali del 1990, col consenso, allora, della politica, dei club e degli Enti Locali. Tutti pronti a battere le mani, all'idea che fosse denaro pubblico, quello sprecato per costruire cattedrali nel deserto, aliene da ogni possibilità di esser piegate a un efficace rendimento economico da parte delle società, come capita in Gran Bretagna dove sono esse ad esserne proprietarie, esse a decidere quali spazi collaterali al campo debbano essere volti a franchising, merchandising, ristorazione e ai centri commerciali. Enti locali e club si trovano a dover risolvere situazioni pesanti di conflitto, ma è meglio lo facciano guardando al conto economico e senza la nuova droga di moneta nostra spesa con la scusa degli Europei.
Buona visione a tutti, dunque, ma attraverso gli schermi. Dopo esser stato un grande a tirare calci alla palla, Platini non è da meno a menar schiaffi al pallone gonfiato italiano.
La secchia rapita degli Europei sottratti alla prosopopea del calcio italiano appare infatti come una sana misura di igiene e profilassi. Lo diciamo parlando al cuore dei tifosi, che naturalmente avrebbero gioito all'idea di avere il torneo in Italia. Ma nessuno toglierà loro il gusto di guardarsi le partite in televisione. Ma proprio per chi ha a cuore il calcio italiano, vi sono tutta una serie di punti sui quali riflettere spassionatamente, prima di mettersi a intonare meste canzoni di lesa maestà calcistica nazionale.
Primo: il governo Prodi, visto che viviamo in un Paese di calcio di Stato ed è lui ad aver dunque gestito il presunto "rinnovamento" del pallone italiano dopo la farsa di Calciopoli, non ha rinnovato né risanato un bel nulla, ed è di questo che fa stato la decisione della Uefa, nel segreto dell'urna. Secondo: chi sperava - il governo in prima fila, ancora una volta, ma stavolta non da solo, molte società di calcio al suo seguito - che gli Europei 2012 fossero l'ennesima occasione per rifare stadi monumentali ed economicamente ingestibili poi, resta per fortuna con un palmo di naso, e questo è un bene per tutti. Terzo: peggio del mancato rinnovamento c'è solo l'eterno ritorno del sempre eguale, che domina in questi mesi al vertice della Federcalcio, Lega e nella delegazione italiana alla Uefa. Abete, Carraro, Matarrese: non c'è bisogno di aggiungere altro. E lo diciamo da garantisti, non perché li consideriamo pendagli da forca o avanzi di galera. Solo che il tempo ha la sua parte, nella capacità di conquistarsi consensi quando si è reduci da piogge di fango come quelle abbattutesi sul calcio italiano con scandali e processi, retrocessioni e giudizi-farsa, assassinii di poliziotti negli stadi e gran botte nelle partite internazionali. Come si vede ce n'è per tutti, a nostro giudizio, nello schiaffo per il quale ringraziamo Platini.
Equilibri politici
Pensateci bene, cari lettori tifosi. Direte voi che anche il calcio polacco è stato gravato da scandali e corruzione, ed è vero. Che il Paese dei nazionalisti ed iperconservatori fratelli Kaczinski non è poi forse quel gran modello, visto che vi ripartono campagne scioviniste ed antiebraiche. Che l'Ucraina avrà pure prodotto campioni come Shevchenko, ma è stretta da anni nell'instabilità tra chi con Yuschenko tifa Occidente e chi con Yanukovich tifa per la Russia di Putin, e quella virago di Julia Tymoshenko che oscilla tra i due. Che va bene dar soddisfazione ai nuovi Paesi entrati nell'Ue da Est, ma che c'entra il calcio con la politica visto che l'intero processo di integrazione europea è bloccato dopo i referendum andati storti in Olanda e Francia?
Tutto vero, tutto giusto. Eppure ci saranno ragioni serie, se alla fine anche il nuovo presidente Uefa, il grande Platini che ha rappresentato dopo i Mondiali la svolta rispetto alle compromissioni del predecessore Johannson con la gestione di potere del presidente Fifa Blatter, quello che rifiutò di premiare l'Italia ai mondiali, ci devono essere buone ragioni se alla fine anche il grande Michel pensa che l'Italia abbia bisogno di una sana lezione. Riflettiamo, invece di piangere. Vogliamo un gran bene bene alla ministra dello Sport, ma qui si rischia che le sue lacrime siano malandrine, non melandrine. Allora. È vero o non è vero che il gran commissario risanatore della Federcalcio, il professor Guido Rossi, beatosi in sciarpone bianco della vittoria dei Mondiali, alla fine se n'è andato alla chetichella senza cambiare di una virgola né lo statuto giuridico delle società di calcio, né i principi per la gestione degli impianti sportivi, né i requisiti per la quotazione in Borsa delle società di calcio?
Eppure in molti pensavano che nessuno meglio di lui, il mago a corrente alterna che condanna i patti di sindacato solo quando cambiano idea rispetto agli incarichi che gli hanno attribuito, il grande vate del diritto societario e nemico spergiurato dei conflitti d'interesse, potesse mettere ordine nel caos dei falsi bilanci e degli adulterati stati patrimoniali delle società sportive, figlie di quella disgraziata legge che fu la riforma Veltroni del governo Prodi uno. E invece niente. L'unico fiore all'occhiello del commissario Rossi è stata l'indagine del Supremo Inquisitore della Palla, alias sua manettitudine Francesco Saverio Borrelli.
Tutti i nodi essenziali, quelli alla radice dell'insana pulsione pluriennale a gonfiare valori dei giocatori e a gestire finte compravendite di brocchi a prezzi di comodo, sono rimasti irrisolti.
Nodi irrisolti
Il governo ha solo cambiato per decreto il meccanismo di spartizione dei proventi televisivi. E questo solo perché c'è un solo ramo di business che agli occhi della politica sia ancor più politico del calcio: la televisione, appunto. Ma, per il resto, il rinnovamento sbandierato dal governo è stato un buco nell'acqua. Tant'è che alla fine, al vertice del calcio italiano c'è l'eterno ritorno dei democristianoni di un tempo. Degli arbitri, meglio non parlarne. Calciopoli 2, che è appena partita, rischia di investirne ancora altri. Quanto agli stadi, meglio, mille volte meglio, un milione di volte meglio evitare nuove bolle immobiliari come quelle realizzate colpevolmente in Italia ai tempi dei Mondiali del 1990, col consenso, allora, della politica, dei club e degli Enti Locali. Tutti pronti a battere le mani, all'idea che fosse denaro pubblico, quello sprecato per costruire cattedrali nel deserto, aliene da ogni possibilità di esser piegate a un efficace rendimento economico da parte delle società, come capita in Gran Bretagna dove sono esse ad esserne proprietarie, esse a decidere quali spazi collaterali al campo debbano essere volti a franchising, merchandising, ristorazione e ai centri commerciali. Enti locali e club si trovano a dover risolvere situazioni pesanti di conflitto, ma è meglio lo facciano guardando al conto economico e senza la nuova droga di moneta nostra spesa con la scusa degli Europei.
Buona visione a tutti, dunque, ma attraverso gli schermi. Dopo esser stato un grande a tirare calci alla palla, Platini non è da meno a menar schiaffi al pallone gonfiato italiano.