Dopo quasi 20 anni è finalmente scudetto vero
Inviato: 22 apr 2007, 22:11
MILANO, 22 aprile 2007 - L'Inter è campione d'Italia. Per la quindicesima volta nella sua storia. Uno scudetto conquistato con cinque giornate di anticipo, con una sola sconfitta. Lo scudetto dei record. Come e più di quello del 1988-89, l'ultimo tricolore conquistato sul campo. Prima di quello dell'anno scorso, arrivato a tavolino. Un dominio assoluto. Il cielo è nerazzurro.
È lo scudetto di Massimo Moratti. Presidente, magnate, papà nerazzurro. Ma soprattutto tifoso. Ha speso tanto, dal 1995. Soldi, emozioni. Tutto per arrivare alle 16.45 di stasera, al triplice fischio finale di Siena-Inter. Per godersi un trionfo strameritato. Perchè chi ha sofferto tanto sa gustare più profondamente la vittoria. Per guardare tutti dall'alto. Per vedere San Siro vestito di nerazzurro. Per continuare la tradizione familiare di successi.
È lo scudetto di Roberto Mancini. Un passato da grande giocatore. Un presente da grande allenatore. Invidiato. Discusso. Ma capace di vincere, anzi di stravincere, e di farlo con il gioco sempre come filo conduttore. Forte nel gestire un gruppo di tanti campioni, ma capace di tendere la mano a chi ha sbagliato (vero Adriano?) senza anteporre l'orgoglio al buon senso. Forte delle proprie idee. Capace di parlare senza dover per forza usare il "politichese".
È lo scudetto dei giocatori. Perchè in campo ci vanno loro. E quindi merito alla vecchia guardia, a Zanetti, a Materazzi, che in campo ci hanno messo l'esempio, e fuori la faccia. E non da oggi. Merito ai nuovi acquisti, decisivi per compiere il salto di qualità. Alle sorprese come Maicon, alle conferme come Vieira, e al campione consacrato in nerazzurro. Indovinato: parliamo di Ibrahimovic. Talento cristallino diventato continuo, genio che ha saputo ridurre la sregolatezza, attaccante illuminato diventato spietato goleador.
È lo scudetto dei tifosi. Innamorati. A prescindere. Nelle gioie e nei (passati) dolori. Si sono cementati nelle delusioni, sfogati in pomeriggi e serate amare. È l'ora del riscatto. Della liberazione. Dell'orgoglio. Della gioia sfrenata. Perchè è scudetto. Perchè per loro nerazzurro è sempre stato sinonimo di bello. Ma da stasera lo è ancora di più. C'è più gusto ad essere interisti.
È lo scudetto di Massimo Moratti. Presidente, magnate, papà nerazzurro. Ma soprattutto tifoso. Ha speso tanto, dal 1995. Soldi, emozioni. Tutto per arrivare alle 16.45 di stasera, al triplice fischio finale di Siena-Inter. Per godersi un trionfo strameritato. Perchè chi ha sofferto tanto sa gustare più profondamente la vittoria. Per guardare tutti dall'alto. Per vedere San Siro vestito di nerazzurro. Per continuare la tradizione familiare di successi.
È lo scudetto di Roberto Mancini. Un passato da grande giocatore. Un presente da grande allenatore. Invidiato. Discusso. Ma capace di vincere, anzi di stravincere, e di farlo con il gioco sempre come filo conduttore. Forte nel gestire un gruppo di tanti campioni, ma capace di tendere la mano a chi ha sbagliato (vero Adriano?) senza anteporre l'orgoglio al buon senso. Forte delle proprie idee. Capace di parlare senza dover per forza usare il "politichese".
È lo scudetto dei giocatori. Perchè in campo ci vanno loro. E quindi merito alla vecchia guardia, a Zanetti, a Materazzi, che in campo ci hanno messo l'esempio, e fuori la faccia. E non da oggi. Merito ai nuovi acquisti, decisivi per compiere il salto di qualità. Alle sorprese come Maicon, alle conferme come Vieira, e al campione consacrato in nerazzurro. Indovinato: parliamo di Ibrahimovic. Talento cristallino diventato continuo, genio che ha saputo ridurre la sregolatezza, attaccante illuminato diventato spietato goleador.
È lo scudetto dei tifosi. Innamorati. A prescindere. Nelle gioie e nei (passati) dolori. Si sono cementati nelle delusioni, sfogati in pomeriggi e serate amare. È l'ora del riscatto. Della liberazione. Dell'orgoglio. Della gioia sfrenata. Perchè è scudetto. Perchè per loro nerazzurro è sempre stato sinonimo di bello. Ma da stasera lo è ancora di più. C'è più gusto ad essere interisti.