Roma: Così l'Inter comprò la vittoria in Uefa
Inviato: 08 mag 2007, 16:04
L RETROSCENA DELLA FINALE D’ANDATA DELL’8 MAGGIO 1991
«Il direttore di gara voleva 150mila dollari per essere buono con noi. Dissi di no e lui si offrì ai nerazzurri»
Ettore Viola: «L’arbitro Spirin era corrotto»
Nel maggio 1991, trent’anni dopo la vittoria della Coppa delle Fiere, la Roma accarezza il sogno di riconquistare un trofeo europeo. Il presidente Dino Viola è scomparso da quattro mesi. A guidare la società, almeno formalmente, è la moglie, Donna Flora.
Ma il passaggio del testimone a Giuseppe Ciarrapico è ormai cosa fatta. E la finale di Coppa Uefa con l’Inter rappresenta, insieme alla vittoria della Coppa Italia a Genova, l’ultimo sussulto di un’epoca: quella dell’Ingegnere, delle lotte al Palazzo e del secondo scudetto targato Liedholm. La Roma, guidatada OttavioBianchi, arriva all’appuntamento con la storia dopo aver eliminato, in semifinale, i danesi del Broendby: 0-0 in trasferta e 2-1 in casa, con gol in extremis (88’) del “tedesco che vola”. L’8 maggio 1991 migliaia di tifosi giallorossi seguono la squadra a Milano: sotto le luci di San Siro, si gioca la finale d’andata. Finisce 2-0 per i nerazzurri, con un contestatissimo rigore concesso dal sovietico Spirin agli uomini di Trapattoni per presunto fallo su Berti. Dal dischetto, Matthaeus non sbaglia. E, pochi minuti più tardi, ecco il raddoppio. Negli spogliatoi, a fine gara, Ottavio Bianchi e alcuni giocatori, Giannini in testa, sono furiosi. Il 22 maggio, all’Olimpico, la rimonta giallorossa resta incompiuta: segna Rizzitelli, all’80’, e finisce 1-0 per la Roma. La ribalta è dell’Inter, il retroscena tutto dell’arbitro Spirin, protagonista della gara d’andata e della storia che racconta Ettore Viola. «Mio padre era morto pochi mesi prima, a gennaio – ricorda il figlio del presidente Dino – Formalmente la guida del club era nelle mani di mia madre Flora, con l’avvocato Giovanni Guidi, scomparso recentemente, nelle vesti di amministratore delegato. Ma ero io, in realtà, a portare avanti le cose: ero una sorta di “presidente ombra”. E poi c’era Ciarrapico, arrembante, pronto a subentrare. Una decina di giorni prima della finale di Coppa Uefa, fui contattato da una signora russa che avevo conosciuto tempo addietro. E arrivò la proposta».
Chi era questa “signora russa”?
«Era un’imprenditrice ben inserita nel mercato sovietico, che si occupava di molte cose e anche di calcio. L’avevo conosciuta in occasione dell’arrivo di Mikhailichenko alla Roma. All’epoca il centrocampista venne operato dal professor Perugia, ma poi decidemmo di non tesserarlo e lui finì alla Sampdoria. Si rifece viva alla vigilia della partita con l’Inter».
Per dirle cosa?
«Che l’arbitro Spirin, in cambio di 150mila dollari, sarebbe stato benevolo nei nostri confronti nella partita d’andata».
E quale fu la sua reazione?
«Beh, feci alcune considerazioni. In primo luogo, pensai che nel dna della famiglia Viola non c’è mai stata la consuetudine di manipolare i risultati del campo. Poi, ero convinto che la Roma fosse abbastanza forte per affrontare alla pari l’Inter di Trapattoni. Infine, e comunque secondariamente rispetto al resto, non volevo fare regali a Ciarrapico. Il passaggio di proprietà era cosa fatta e non mi andava di rischiare per lui: non volevo che si vantasse di un successo per ottenere il quale non aveva fatto nulla».
Quindi,rifiutò l’offerta...
«Sì. E pensai anche che la cosa sarebbe finita lì, visto il rapporto di amicizia che avevo con la signora russa che mi aveva offerto i favori di Spirin».
Invece,cosa successe?
«Il giorno della partita, prima dell’inizio, entrai negli spogliatoi del Meazza e mi ritrovai lì questa signora. Pensai immediatamente che la cosa era strana, perché solo le persone autorizzate possono stare in quella zona dello stadio. E capii quello che poi lei stessa mi confermò. Dopo il mio rifiuto, l’aiuto era stato offerto all’Inter. Ricordo che mi guardò, allargò le braccia e disse:
"Mi dispiace, ma visto che tu non hai accettato mi sono sentita in dovere di proporre la cosa alla controparte"».
Poi arrivò il rigore contestato...
«Quel rigore non c’era proprio! Io guardai la partita dalla tribuna e in campo successe quello che temevo. Ci fu quel fallo inesistente, ma non solo: le nostre azioni venivano continuamente fermate a centrocampo e, si sa, quando il gioco viene spezzettato è per evitare che la squadra diventi troppo pericolosa. Alla fine della partita, ci rimasi male e pensai alla delusione dei tanti tifosi che erano sugli spalti e che non riuscivano a capire. Io mi ero dato una spiegazione dell’accaduto e questo, forse, mi faceva stare ancora peggio. Ma ero comunque convinto di aver fatto la cosa giusta».
Ha avuto qualche contatto con Spirin?
«No, assolutamente. Quella fu una delle sue ultime gare internazionali. Ma solo per motivi di “anzianità”».
E non ha mai parlato con nessuno della proposta che le era stata fatta?
«No, con nessuno. Non dissi nulla neanche alla dirigenza dell’Inter».
A distanza di anni, però, ha deciso di denunciare la cosa...
«Sì. In realtà, questo episodio fa parte di un libro che noi, famiglia Viola, abbiamo scritto nel 1992 sulla storia calcistica e imprenditoriale di mio padre e sull’ultimo periodo in cui abbiamo gestito la Roma, dal gennaio 1991 sino a fine stagione. Era un testo pieno di sentimento, ma un po’ polemico. La storia era vera, ma velenosa. Così non tutti i componenti della famiglia furono d’accordo nel pubblicarlo. Di fatto, il libro non è mai uscito. Ogni tanto, però, tiro fuori un episodio, per far capire ai tifosi come sono andate le cose. Tipo, perché Boniek non è arrivato subito a Roma o come mai Bagni è finito al Napoli.
E anche i motivi di tante partite perse. Sembra storia vecchia; invece è attualissima».
Quella signora russa, poi, l’ha più incontrata?
«Sì, certo. E anche spesso. Per certi versi, abbiamo anche scherzato sull’accaduto. Non potevo certo ammazzarla...».
Ma le era già capitato che qualche arbitro chiedesse dei soldi per essere benevolo nei confronti della Roma?
«No, non era mai successo, né direttamente né indirettamente. Però, per capire che cose come queste erano in uso nel calcio, basta vedere quelloche ha passato mio padre o gli scandali recenti».
È raro,però,che episodi del genere vengano portati alla luce...
«Beh, posso soltanto dire che sabato scorso hanno nominato i Cavalieri della Roma. Se io non sono ancora stato insignito di questo titolo qualche motivo c’è. E, probabilmente, la storia che ho appena raccontato è uno di questi».
8 maggio 1991 – Stadio Meazza
INTER-ROMA 2-0
INTER: Zenga, Bergomi, Brehme, Battistini,
Ferri, Paganin (65’ Baresi), Bianchi, Berti,
Matthaeus, Klinsmann, Serena (90’ Pizzi). All:
Trapattoni.
ROMA: Cervone, Tempestilli, Nela, Berthold, Aldair
(72’ Carboni), Comi (75’ Muzzi), Gerolin,
Di Mauro, Giannini, Voeller, Rizzitelli. All: Bianchi.
Arbitro: Spirin (URSS)
Marcatori: 58’ Matthaeus (rig.), 67’ Berti
22 maggio 1991 – Stadio Olimpico
ROMA-INTER 1-0
ROMA: Cervone, Tempestilli (57’ Salsano), Gerolin,
Berthold, Aldair, Nela, Desideri (69’ Muzzi),
Di Mauro, Giannini, Voeller, Rizzitelli. All:
Bianchi.
INTER: Zenga, Bergomi, Brehme, Battistini,
Ferri, Paganin, Bianchi, Berti, Klinsmann,
Matthaeus, Pizzi (67’ Mandorlini). All: Trapattoni.
Arbitro: Quiniou (Francia)
Marcatore: 80’ Rizzitelli
«Il direttore di gara voleva 150mila dollari per essere buono con noi. Dissi di no e lui si offrì ai nerazzurri»
Ettore Viola: «L’arbitro Spirin era corrotto»
Nel maggio 1991, trent’anni dopo la vittoria della Coppa delle Fiere, la Roma accarezza il sogno di riconquistare un trofeo europeo. Il presidente Dino Viola è scomparso da quattro mesi. A guidare la società, almeno formalmente, è la moglie, Donna Flora.
Ma il passaggio del testimone a Giuseppe Ciarrapico è ormai cosa fatta. E la finale di Coppa Uefa con l’Inter rappresenta, insieme alla vittoria della Coppa Italia a Genova, l’ultimo sussulto di un’epoca: quella dell’Ingegnere, delle lotte al Palazzo e del secondo scudetto targato Liedholm. La Roma, guidatada OttavioBianchi, arriva all’appuntamento con la storia dopo aver eliminato, in semifinale, i danesi del Broendby: 0-0 in trasferta e 2-1 in casa, con gol in extremis (88’) del “tedesco che vola”. L’8 maggio 1991 migliaia di tifosi giallorossi seguono la squadra a Milano: sotto le luci di San Siro, si gioca la finale d’andata. Finisce 2-0 per i nerazzurri, con un contestatissimo rigore concesso dal sovietico Spirin agli uomini di Trapattoni per presunto fallo su Berti. Dal dischetto, Matthaeus non sbaglia. E, pochi minuti più tardi, ecco il raddoppio. Negli spogliatoi, a fine gara, Ottavio Bianchi e alcuni giocatori, Giannini in testa, sono furiosi. Il 22 maggio, all’Olimpico, la rimonta giallorossa resta incompiuta: segna Rizzitelli, all’80’, e finisce 1-0 per la Roma. La ribalta è dell’Inter, il retroscena tutto dell’arbitro Spirin, protagonista della gara d’andata e della storia che racconta Ettore Viola. «Mio padre era morto pochi mesi prima, a gennaio – ricorda il figlio del presidente Dino – Formalmente la guida del club era nelle mani di mia madre Flora, con l’avvocato Giovanni Guidi, scomparso recentemente, nelle vesti di amministratore delegato. Ma ero io, in realtà, a portare avanti le cose: ero una sorta di “presidente ombra”. E poi c’era Ciarrapico, arrembante, pronto a subentrare. Una decina di giorni prima della finale di Coppa Uefa, fui contattato da una signora russa che avevo conosciuto tempo addietro. E arrivò la proposta».
Chi era questa “signora russa”?
«Era un’imprenditrice ben inserita nel mercato sovietico, che si occupava di molte cose e anche di calcio. L’avevo conosciuta in occasione dell’arrivo di Mikhailichenko alla Roma. All’epoca il centrocampista venne operato dal professor Perugia, ma poi decidemmo di non tesserarlo e lui finì alla Sampdoria. Si rifece viva alla vigilia della partita con l’Inter».
Per dirle cosa?
«Che l’arbitro Spirin, in cambio di 150mila dollari, sarebbe stato benevolo nei nostri confronti nella partita d’andata».
E quale fu la sua reazione?
«Beh, feci alcune considerazioni. In primo luogo, pensai che nel dna della famiglia Viola non c’è mai stata la consuetudine di manipolare i risultati del campo. Poi, ero convinto che la Roma fosse abbastanza forte per affrontare alla pari l’Inter di Trapattoni. Infine, e comunque secondariamente rispetto al resto, non volevo fare regali a Ciarrapico. Il passaggio di proprietà era cosa fatta e non mi andava di rischiare per lui: non volevo che si vantasse di un successo per ottenere il quale non aveva fatto nulla».
Quindi,rifiutò l’offerta...
«Sì. E pensai anche che la cosa sarebbe finita lì, visto il rapporto di amicizia che avevo con la signora russa che mi aveva offerto i favori di Spirin».
Invece,cosa successe?
«Il giorno della partita, prima dell’inizio, entrai negli spogliatoi del Meazza e mi ritrovai lì questa signora. Pensai immediatamente che la cosa era strana, perché solo le persone autorizzate possono stare in quella zona dello stadio. E capii quello che poi lei stessa mi confermò. Dopo il mio rifiuto, l’aiuto era stato offerto all’Inter. Ricordo che mi guardò, allargò le braccia e disse:
"Mi dispiace, ma visto che tu non hai accettato mi sono sentita in dovere di proporre la cosa alla controparte"».
Poi arrivò il rigore contestato...
«Quel rigore non c’era proprio! Io guardai la partita dalla tribuna e in campo successe quello che temevo. Ci fu quel fallo inesistente, ma non solo: le nostre azioni venivano continuamente fermate a centrocampo e, si sa, quando il gioco viene spezzettato è per evitare che la squadra diventi troppo pericolosa. Alla fine della partita, ci rimasi male e pensai alla delusione dei tanti tifosi che erano sugli spalti e che non riuscivano a capire. Io mi ero dato una spiegazione dell’accaduto e questo, forse, mi faceva stare ancora peggio. Ma ero comunque convinto di aver fatto la cosa giusta».
Ha avuto qualche contatto con Spirin?
«No, assolutamente. Quella fu una delle sue ultime gare internazionali. Ma solo per motivi di “anzianità”».
E non ha mai parlato con nessuno della proposta che le era stata fatta?
«No, con nessuno. Non dissi nulla neanche alla dirigenza dell’Inter».
A distanza di anni, però, ha deciso di denunciare la cosa...
«Sì. In realtà, questo episodio fa parte di un libro che noi, famiglia Viola, abbiamo scritto nel 1992 sulla storia calcistica e imprenditoriale di mio padre e sull’ultimo periodo in cui abbiamo gestito la Roma, dal gennaio 1991 sino a fine stagione. Era un testo pieno di sentimento, ma un po’ polemico. La storia era vera, ma velenosa. Così non tutti i componenti della famiglia furono d’accordo nel pubblicarlo. Di fatto, il libro non è mai uscito. Ogni tanto, però, tiro fuori un episodio, per far capire ai tifosi come sono andate le cose. Tipo, perché Boniek non è arrivato subito a Roma o come mai Bagni è finito al Napoli.
E anche i motivi di tante partite perse. Sembra storia vecchia; invece è attualissima».
Quella signora russa, poi, l’ha più incontrata?
«Sì, certo. E anche spesso. Per certi versi, abbiamo anche scherzato sull’accaduto. Non potevo certo ammazzarla...».
Ma le era già capitato che qualche arbitro chiedesse dei soldi per essere benevolo nei confronti della Roma?
«No, non era mai successo, né direttamente né indirettamente. Però, per capire che cose come queste erano in uso nel calcio, basta vedere quelloche ha passato mio padre o gli scandali recenti».
È raro,però,che episodi del genere vengano portati alla luce...
«Beh, posso soltanto dire che sabato scorso hanno nominato i Cavalieri della Roma. Se io non sono ancora stato insignito di questo titolo qualche motivo c’è. E, probabilmente, la storia che ho appena raccontato è uno di questi».
8 maggio 1991 – Stadio Meazza
INTER-ROMA 2-0
INTER: Zenga, Bergomi, Brehme, Battistini,
Ferri, Paganin (65’ Baresi), Bianchi, Berti,
Matthaeus, Klinsmann, Serena (90’ Pizzi). All:
Trapattoni.
ROMA: Cervone, Tempestilli, Nela, Berthold, Aldair
(72’ Carboni), Comi (75’ Muzzi), Gerolin,
Di Mauro, Giannini, Voeller, Rizzitelli. All: Bianchi.
Arbitro: Spirin (URSS)
Marcatori: 58’ Matthaeus (rig.), 67’ Berti
22 maggio 1991 – Stadio Olimpico
ROMA-INTER 1-0
ROMA: Cervone, Tempestilli (57’ Salsano), Gerolin,
Berthold, Aldair, Nela, Desideri (69’ Muzzi),
Di Mauro, Giannini, Voeller, Rizzitelli. All:
Bianchi.
INTER: Zenga, Bergomi, Brehme, Battistini,
Ferri, Paganin, Bianchi, Berti, Klinsmann,
Matthaeus, Pizzi (67’ Mandorlini). All: Trapattoni.
Arbitro: Quiniou (Francia)
Marcatore: 80’ Rizzitelli