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"Rafa e Carletto? I miei due discepoli"

MessaggioInviato: 19 mag 2007, 14:13
di Aragorn
Dici Arrigo e pensi a Sacchi, pensi a Sacchi e si accendono due lampadine. Primo flash: Carletto Ancelotti, tecnico del Milan e allievo prediletto. Secondo flash: Rafaelito Benitez, comandante spagnolo ben saldo sul vascello Liverpool. Altro allievo innamo- rato dell'uomo di Fusignano.
«Lei li chiama "allievi", io preferisco "amici"» confida l'Arrigo, che chiacchiera e chiacchiera e dice la sua sui condottieri di Milan e Liverpool, prossimi finalisti (per la seconda volta in 24 mesi) di Champions League. Chi meglio di lui.
Mister, niente scherzi, mercoledì si sfidano i suoi due figliocci
«Eh eh, le dirò, ammiro molto tutti e due. Sono uguali e allo stesso tempo tanto diversi. Carlo è un maestro di tecnica applicata all'organizzazione, Rafa non ha rivali in quanto a agonismo applicato all'organizzazione»
Non si può prescindere dall'organizzazione" vero? «Assolutamente no».
Il suo rapporto con Ancelotti è noto; ci racconti l'incontro con Benitez.
«Ho avuto la fortuna di allenare Carlo per quattro anni, poi lui per altri tre è stato mio "secondo" in nazionale. Benitez, invece, ha fatto l'impossibile per conoscermi...».
La famosa storia del viaggio di nozze del Rafa: 20 giorni a osservare gli allenamenti del suo guru a Milancllo. Chissà la moglie...
«Conosco l'aneddoto. Le dirò, me l'ha ricordato di recente lui stesso. Ha detto che ci siamo visti la prima volta addirittura nel 1989 ma -in confidenza - io questo incontro non me lo ricordo. Pensi che veniva ad osservarmi anche a Coverciano quando ero et. Ora siamo buoni amici e ci sentiamo ogni tanto».
Cosa ha preso dal "maestro"?
«E' uno che lavora tantissimo e ha avuto il merito di inserirsi alla perfezione nella mentalità inglese. Non è solo una questione di schemi e idee, ma di capire che ambiente hai intorno. Le dirò...».
Dica dica.
«...se devo fare un applauso in più a uno dei due tecnici finalisti scelgo Benitez. Ha ottenuto lo stesso risultato di Ancelotti, ma con una materia prima di qualità certamente inferiore».
Vero. Però lei fino a due mesi fa non avrebbe scommesso una lira sul Milan.
«Lo ammetto. Quello compiuto dal presidente Berlusconi, dal tecnico e dalla società è stato un vero e proprio miracolo sportivo. Di solito quando le annate iniziano male finiscono peggio...». Merito di tutti, ma il Carletto... «Lo dico ad alta voce: sarei orgoglioso se Ancelotti avesse recepito anche solo "un'idea" di come interpretavo io il calcio. Non so se è così, ma visto che tutti ci accostano credo di poter dire che io e lui siamo come Giotto con Cimabue. Come si dice: l'allievo ha superato il maestro...».
Addirittura.
«Eh, Carlo è davvero bravo ma non è l'unico ex del Milan che sento ancora. Quando ero a Madrid, in particolare, davo molti consigli a Van Basten».
Un ricordo del match di due anni fa.
«Ero a Istanbul e, mi creda, quella partital'ha vinta tutto il Liverpool, tifosi in testa. Sul 3-0 per il Milan ricordo ancora il boato della curva dei Reds. Chiunque altro avrebbe ammainato bandiera bianca. Sa cosa penso? Quella in-
glese è stata la vittoria della civiltà e della sportività». Quella stessa "civiltà" che troppo spesso manca al nostro calcio. «Mi viene in mente una frase di Churchill: "Come sono strani gli italiani, giocano a calcio come se fossero in guerra e fanno la guerra come se giocassero a calcio"».
Buona questa. Come dire: meglioaltri campionati rispetto alla nostra serie A.
«Dipende dal parametro che prendiamo in considerazione. Se parliamo di "fair-play" il nostro torneo è molto indietro in classifica, e la stessa cosa vale se parliamo di "armonia del calcio". Non abbiamo rivali, invece, quanto ad agonismo. Ma siamo al secondo posto per quel che riguarda il livello tecnico». Primo posto per la Liga? «Veda lei».
Torniamo al match di mercoledì. Andrà ad Atene?
«Mi hanno invitato e quindi ci sarò».
Farà il tifo per il Milan e il suo presidente, naturalmente.
«Guardi, su Berlusconi c'è poco da dire: è stato un grande innovatore del calcio, ci ha messo passione e - per primo - ha capito che non si può solo vincere, ma bisogna vincere convincendo. Non è da tutti. Per quanto concerne la squadra...»
Si?
«Vede, tutte le volte che il Milan scende in campo io spero nella vittoria dei rossoneri. Ma non a prescindere: chi scende in campo deve giocare bene. Fare il tifo per il "brutto calcio" nonèlamiamis-sione».