Sportività Chievo: "In B

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Sportività Chievo: "In B

Messaggiodi Joistick il 28 mag 2007, 15:17

BOLOGNA, 27 maggio 2007 - Ora diranno che gli Asini non volano più. Non credetegli, mica è vero. Perché il Chievo scende in serie B dopo sei campionati, ma un suo certo modo di essere calcio non vuole estinguersi. Va avanti, negli applausi dei suo tremila tifosi, così gialli che sembrano venuti giù dal Grande Nord, magari dalla Svezia. Così ordinati, quasi composti, alla faccia della pance gonfie di birra annacquata, quella che fuori dallo stadio Dall’Ara vendono anche dieci minuti prima della partita. Eccoli quelli arrivati da Chievo, venuti solo per applaudire. Applaudire: prima, durante e dopo. La loro squadra e pure quella avversaria. Già, questo è il bello ed è anche qualcosa di più. Succede tutto quando la partita è già finita, quando il giorno del giudizio ha detto che il Chievo è finito in serie B. Loro applaudono, a prescindere: i loro giocatori, con le maglie gialle e quelli del Catania, in mutande, torso nudo e bandiere in mano. Quelli del "Ceo" battono le mani e magari piangono, ma quel che rompono è solo lo schema di un calcio (italiano) che non sa perdere.
RABBIA SEMIOLI - Così l’unico che sbotta è uno che stava in campo ed è uscito quanto il Chievo era ancora in serie A. Si chiama Franco Semioli, nei piedi ha classe da vendere. Invece dicono che lo venderà il Chievo e che presto indosserà la maglia della Fiorentina. Intanto attacca: "I risultati degli altri li sapevamo già, era tutto già scritto". Poi prende a calci l’aria e vola via.
LE LACRIME DI LANNA - Ma quelli del "Ceo" continuano ad applaudire e così finisce che Salvatore Lanna, il capitano, non ce la fa più. Piange e racconta: "Questo è davvero straordinario ed è per la nostra gente che questa retrocessione mi fa così male. Evidentemente qualcosa abbiamo sbagliato, se siamo retrocessi qualcosa abbiamo sbagliato".
DEL NERI RESTA - Ed è quel che dice anche Gigi Del Neri, l’allenatore che sei anni fa portò la prima volta il Chievo in serie A. E che dopo sei anni lo riporta in seria B. Ripete "qualcosa abbiamo sbagliato, soprattutto in questa partita che era come una finale" e "abbiamo pagato anche qualche infortunio e un campionato molto stressante". Poi pensa agli applausi della gente e pensa al suo futuro: "La nostra gente è straordinaria, ha già il coraggio di guardare avanti. Il mio futuro? Spero di far ancora parte di questo progetto, è quello che voglio, comunque ne parlerò presto con il presidente Campedelli". Il presidente Luca Campedelli è già andato via, ha lasciato lo stadio Dall’Ara dopo il 2-0 di Minelli. Aveva il volto teso, perfetto per un film minimalista di Lars Von Trier. Via, senza dire una parola, fedele nei secoli al motto di famiglia: "Meglio tacere e fare la figura del fesso, che aprire bocca e togliere ogni dubbio a proposito". Amen. C’è solo l’ultimo sussulto, è di Del Neri. Spiega perché sullo 0-0 ha fatto uscire Semioli e ha messo dentro Rickler, un giovanotto buono (soprattutto) per far le barricare: "Ho tolto Semioli perché aveva male a un tallone. E ho messo Rickler perché mi serviva qualcuno che potesse contrastare il gioco aereo di Rossini". Rossini ha fatto gol di testa, il Chievo ha perso la partita e la serie A. Ora quelli del "Ceo" non lo perdoneranno mai. Non c’è bisogno, non lo hanno mai condannato.
    Genova non ha scordato perché è difficile dimenticare,
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